La notizia sta girando da un po’ di giorni, per chi non l’avesse sentita ve la racconto brevemente. Qualche sera fa durante la trasmissione radiofonica “I lunatici” su RAIRADIO2 una ragazza, Marta, ha raccontato che si sarebbe laureata in Biologia, ma che il padre Patroclo (mi piace pensare che questo sia il suo nome) non avrebbe potuto partecipare perché durante lo stesso giorno della discussione della tesi lui sarebbe andato a Budapest a vedere la finale di Europa League tra la Roma e il Siviglia. Marta ha, ovviamente, dichiarato, durante la trasmissione, di essere dispiaciuta per questo. È subito partita la shitstorm nei confronti del papà.
Consentitemi, in questa sede, di fare l’avvocato del Diavolo e di prendere le difese del signor Patroclo, papà di Marta. Perché tutti, e dico tutti, hanno preso le difese di Marta, ma non del papà. E siccome anche un assassino reo confesso ha diritto ad un avvocato è giusto che, come dicono nei film americani, se non può permetterselo (un avvocato) gliene venga assegnato uno d’ufficio. Permettetemi, quindi, almeno in questa sede un’arringa difensiva nei confronti del papà.

L’arringa in difesa del papà

“Se uomo ama donna più di birra gelata davanti a tv con finale Champions forse vero amore, ma non vero uomo.” Questa frase non l’ha detta un qualsiasi tifoso, ma l’ha detta Vujadin Boškov allenatore e soprattutto uomo che ha saputo mettere in riga personaggi come Vialli, Mancini e Mihajlović, non uno qualsiasi.  Partendo da questa frase vorrei far riflettere, voi membri della Giuria, perché io da tifoso (e maschio alfa) a mio padre l’avrei capito. A mio padre, colui che mi ha pagato gli studi e che magari ha rinunciato a chissà quante partite allo stadio per pagarmi la retta universitaria, sarei stato il primo a dirgli “vai, tifa anche per me e scusami se non posso venire, ma questi non vogliono cambiarmi la data della seduta, non capiscono!”
Mia madre (come tutte le donne non tifose) non avrebbe capito e avrebbe litigato con mio padre. Marta forse non sei tifosa per capire che dramma sta vivendo tuo padre? O sei tifoso e capisci o non sei tifoso e non capisci. O sei Guelfo o sei Ghibellino. O, come direbbe il Professor Luciano De Crescenzo, sei un uomo d’amore (vuoi vivere abbracciato con gli altri, magari seguendo una passione comune) o sei uomo di libertà (vuoi vivere da solo e non vuoi essere scocciato). C’è la possibilità di vedere dal vivo trionfare la Roma, squadra che ha amato prima di Marta e anche prima della mamma di Marta, contro la certezza di vedere una noiosissima seduta di laurea della quale molto probabilmente non ne capirebbe nulla. No, signori della corte, qui il signor deve andare a Budapest, perché forse non vincerà il titolo di papà dell’anno, ma ha già vinto quel titolo negli anni precedenti riuscendo ad educare sua figlia allo studio e al sacrificio. E a proposito di sacrificio oggi a Marta chiedo un ultimo sacrificio contro tutti quelli che lui ha già fatto per lei: lasciarlo andare. Perché se ami qualcuno non lo puoi trattenere, lo devi lasciare andare, perché tornerà e forse tornerà ancora più felice.

Un episodio simile che mi riguarda

Tutto ciò, signori della Corte, mi ha riportato alla mente un episodio, di qualche anno fa, che mi riguardava in prima persona.  La mia fidanzata, donna che diceva di amarmi e di conoscermi bene, organizzò una cena a casa dei suoi genitori invitando i suoi parenti e i suoi amici il giorno in cui l’Inter avrebbe giocato la finale di Europa League. La Beneamata non giocava una finale europea da 10 anni, dico 10 anni signori della Corte, e le che fa? Organizza una cena proprio quel giorno? Questo vuol dire non conoscere la persona che ami. Con tutta la diplomazia e sangue freddo le feci notare che c’era una partita molto importante e che sarei stato disposto a venire a quella cena a patto che ci fosse stata una TV accesa sintonizzata sulla partita in modo da poter buttare occhio ti tanto in tanto. Se fosse stato vero amore avrebbe dovuto accettare il compromesso, invece, signori della Corte, lei mi rispose dicendomi “no, perché ti isoleresti a vedere la partita e non daresti importanza alla cena e a me”. E allora, signori della corte, perché darle questo dolore? Perché farla soffrire mentre mi sarei alzato per vedere il replay del gol? Perché farla soffrire mentre cerco di capire chi è entrato al posto di chi? Meglio, a questo punto, vedersi comodamente la partita sul proprio divano con una bella birra ghiacciata, che passare la serata a litigare. Meglio litigarci il giorno dopo e vedersi la partita in serenità. Molti di voi si staranno chiedendo che fine ha fatto questa ragazza, chiaramente non stiamo più insieme e forse avrà trovato qualcuno disposto a passare serate romantiche rinunciando al suo essere tifoso di calcio. Ma, del resto, se non accetti gli amori che già noi maschi alfa abbiamo di default, non meriti di essere la nostra fidanzata.

Arringa conclusiva

In conclusione, tornando al signor Patroclo, papà di Marta, mi rivolgo a voi membri della giuria e vi chiedo di assolvere in formula piena questo signore colpevole di amare. Perché se amare (che possa essere una squadra di calcio, uno sport da praticare, un hobby o qualsiasi altra cosa) è una colpa, allora signori miei o siamo innocenti perché freddi e anaffettivi o siamo tutti, e dico tutti, colpevoli.