Intervistato dai colleghi della Gazzetta dello Sport, Marco Materazzi ha parlato della nuova sfida di Mario Balotelli al Brescia. Queste le parole dell’ex difensore dell’Inter:

Marco Materazzi, ha già sentito il suo «fratellino»?

«Mi ha solo fatto gli auguri per il compleanno. No, non ancora».

Cosa ha pensato quando ha letto, o sentito: «Balotelli al Brescia»?

«Che si vuole rimettere in gioco. E che il campionato brasiliano gli dava meno garanzie di competitività rispetto al nostro».

E’ la scelta giusta?

«Di sicuro non è una scelta comoda. La definirei una missione: per se stesso e per la sua città. Una missione difficile, e non (solo) perché le squadre che l’anno scorso erano state vicine alla zona retrocessione si stanno rinforzando tutte. O perché ricominceranno a insultarlo: i fischi gli piacciono e lo caricano, gli faranno un favore».

E allora difficile perché?

«Perché se nessuno si offende il Brescia è una provinciale, e lui si è abituato a giocare quasi sempre in grandi squadre. Perché sono finiti i tempi in cui era un giovane: nel Brescia sarà uno dei più vecchi. Dunque perché essere un leader, un trascinatore, sarà un dovere, non solo un diritto. Fare gol non basterà, gli toccherà essere il primo a correre su tutti i palloni, a sentirsi lui a disposizione della squadra, non viceversa. Finora le sue partite spesso partivano da 1-0, magari con gol suo: adesso, se andrà bene, partirà da 1-1».

In tanti hanno detto, e anche lui ha detto ieri: «Al Brescia posso dare più che a qualunque altra squadra».

«Bene, adesso dimostri di amarla come dice: dovrà portare lui lo scudo e anche la bandiera. E’ la sua città, ma ha firmato per tre anni, tre anni di fila in Serie A per una neo promossa non sono una passeggiata e io Mario in B non ce lo vedo…».

L’aria di casa gli farà bene. Sarà più tranquillo: favole?

«Casa o lontano da casa per questo cambia poco. Può cambiare, sapendo quanto è attaccato a lei, il fatto di avere sua madre più vicina. E pure suo padre, anche se non c’è più. Ma dire “Papà sarebbe stato felice di vedermi giocare nel Brescia” non basta: gli affetti non vanno in campo».

Lei che gli diede uno schiaffo quando gettò a terra la maglia dell’Inter…

«Solo uno?».

Ecco, appunto: ma lei quel giorno avrebbe mai pensato che nove anni dopo Mario sarebbe stato ancora così indietro nel suo processo di crescita?

«Mario non è indietro, anzi per certe cose è maturato tanto. Mario è così e il vero dubbio che ho sempre avuto è che sia arrivato troppo presto a livelli così alti. Io uno così forte già a 16-17 anni, uno che sfidava non dico me, ma gente come Mihajlovic, Samuel, Cordoba, Lucio, Chivu, non l’ho mai visto: è nato per il calcio, mi dicevo».

E dunque dove sta l’errore, uno su tutti?

«Sapere di essere così bravo lo ha portato a fare meno di quello che avrebbe dovuto. Ha pensato che bastasse il talento».

Materazzi a 29 anni aveva già giocato un Mondiale, come Balotelli, ma non aveva ancora vinto nulla: vuol dire che Mario è ancora in tempo per recuperare?

«Assolutamente in tempo, ma l’esempio non devo essere per forza io. Anzi: si faccia raccontare come Baggio visse il Brescia. Ed era Baggio».

Balotelli e la Nazionale: un amore più dichiarato che vissuto?

«Le chiacchiere non servono più. Mancini lo stimola, gli tiene aperte le porte, ma cosa altro potrebbe fare, o dire? La realtà è che il gruppo per l’Europeo è già nato e sta crescendo: è questo. E Balotelli per andare all’Europeo deve segnare venti gol: punto, il resto è noia».

E’ in tempo anche per rivincere, da protagonista, in un club?

«Vincere qualcosa di importante con il Brescia sarà dura, ma il Brescia può essere il suo trampolino: non un punto di arrivo, ma un punto di passaggio nella città che ama».

Ieri gli hanno chiesto se questa è la sua ultima occasione, ma Mario ha fatto un dribbling dei suoi: risponde lei per lui?

«L’aggettivo ultimo, per un ragazzo di 29 anni, è sempre brutto. Io dico che è la sua grande occasione: per scegliere se come trofeo gli basta giocare in Serie A con il Brescia, o se ha voglia di vincere qualcosa di meglio. So di non dire una cosa nuova, ma la dico: sta solo a lui decidere».

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