Coloro che hanno una inevitabile propensione per una certa “ironia” ed il gossip di secondo livello potrebbero dedurre dal titolo che si intenda approfondire il triangolo amoroso tra Mauro, Wanda e Maxi Lopez: “ritenta, sarai più fortunato”.
Le considerazioni che seguono partono invece dalla semplice constatazione che Mauro Icardi è il giocatore che forse più di altri riesce a non mettere d’accordo proprio nessuno e ad essere l’oggetto di giudizi profondamente contrastanti – e talvolta diametralmente opposti – tra loro; e questo sia che se ne analizzino le qualità/caratteristiche tecniche, sia che si discuta del suo effettivo valore, sia laddove si controverta sull’“uomo” e la sua meritevolezza di indossare la fascia da capitano di un club tanto prestigioso come l’Inter.
Laddove Mosè, stendendo il suo bastone, separava le acque del Mar Rosso, Icardi, tra caterve di goal, discutibili pubblicazioni editoriali, litigi con la curva e post su Instagram, divide tifosi, appassionati, commentatori e tecnici. (“Si, forse il paragone con Mosè è un filo azzardato”).
Per questo motivo, nell’esprimere qualsivoglia valutazione su Icardi, che possa essere il più possibile lucida, sarebbe forse opportuno affrancarsi dalle prese di posizione precostituite e dalle varie idiosincrasie, che nel suo caso sembrano invece essere spesso imprescindibili.
ICARDI: IL GIOCATORE
Con 107 goals in 182 presenze con l’Inter e due titoli di capocannoniere della Serie A a soli 25 anni, si sarebbe legittimati a supporre che il giudizio sull’“Icardi giocatore” possa essere unanimamente positivo (perlomeno da parte dei suoi tifosi): ma nel caso di Mauro non è così.
A dispetto di tali numeri, infatti, c’è chi non lesina a Mauro pesanti e feroci critiche relative al suo modo di giocare e di stare in campo, in particolare attribuendogli uno scarso lavoro per la squadra ed una natura sostanzialmente individualista.
In effetti, è piuttosto evidente che Icardi non si presti con frequenza ad operare grandi ritorni fino alla metà campo e tenda piuttosto ad albergare in area; che non abbia una grande propensione a difendere la palla ed a prendersi dei falli quanto più a cercare la profondità; che non sempre sia integrato nello sviluppo della manovra della squadra ma tenda a giocare con la linea dei difensori, venendo spesso preso in mezzo dai centrali; che tocchi sostanzialmente pochi palloni nell’arco di una partita. Tutto vero.
Tuttavia, per i suoi detrattori la “carenza” di tali qualità sembra assumere un peso decisamente significativo, tanto che non è raro che alcuni tifosi nerazzurri ne minimizzino l’importanza per il club (quando addirittura non lo considerano deleterio), manifestando finanche che per l’Inter sarebbe una manna cederlo per fare cassa ed acquistare un attaccante “più funzionale”.
Se da un lato tali critiche sono sicuramente dotate di fondamento, posto che le carenze evidenziate supra sono reali e rappresentano altrettanti aspetti sui quali è auspicabile che il giocatore segni dei miglioramenti in funzione di un suo completamento tecnico; dall’altro occorrerebbe però che i “difetti” attribuiti al giocatore venissero perlomeno contemperati con quei “pregi” che lo hanno portato a realizzare oltre 100 goal con la maglia dell’Inter; e che tale operazione di “bilanciamento” venisse eseguita con un equilibrio che invece talvolta sembra carente. Perché Icardi è lo stesso giocatore che, nonostante i “difetti” di cui sopra: fa 29 goal in un campionato; è spesso di una freddezza glaciale in momenti in cui tremerebbero le gambe a tutti (basti pensare al rigore contro la Lazio); ha una personalità spiccata che gli consenti di essere poco influenzabile dall’esterno (memorabile la prima partita a Genova contro la Samp dopo il passaggio all’Inter); ha un naturale istinto per il goal ed una capacità di intuire in anticipo dove arriverà il pallone che gli consente di anticipare anche i difensori più navigati; segna spesso goal decisivi in partite importanti; ti fa la tripletta nel derby d’andata (GODO ANCORA) e che, volenti o nolenti, ha tenuto spesso in piedi l’Inter in questi anni bui fino ad avere un ruolo determinante per la qualificazione alla prossima Champions. Un giocatore che, numeri alla mano, è uno dei migliori attaccanti d’Europa: certamente non il migliore, ma altrettanto certamente non uno di cui disfarsi con tanta leggerezza e che sarebbe agevole rimpiazzare.
Nella valutazione delle carenze del giocatore, inoltre, non pare darsi il giusto peso non solo ai miglioramenti fatti nel corso degli anni in questo senso, ma anche al fatto che Icardi si è sempre trovato in un contesto di squadra difficilmente capace di compensare i suoi numeri laddove lui si fosse prestato ad un lavoro di “sacrificio” lontano dalla porta. In estrema sintesi: “se Icardi esce dall’area per liberare spazi, c’è davvero qualcuno che abbia le caratteristiche per inserirsi e segnare?”; “se Icardi si abbassa a dialogare con i compagni, chi c’è poi in area a finalizzare il gioco così creato?”. In questi anni l’Inter non ha infatti annoverato tra le sue fila giocatori in grado di poter beneficiare fruttuosamente degli eventuali spazi creati dagli attaccanti ed è quindi anche ipotizzabile che, al di là della naturale propensione del giocatore a soggiornare in area, tale sua predisposizione sia stata assecondata dalle (non) caratteristiche dei giocatori intorno a lui.
L’auspicio è che, l’eventuale (e agognato) riscatto di Rafinha e l’acquisto di giocatori in possesso di doti realizzative e caratteristiche di inserimento possano mutare questo quadro; ed allora Icardi non solo potrà ma dovrà essere più collaborativo e predisposto al gioco di squadra: doti, queste, che in ogni caso – seppur sporadicamente – il giocatore ha fatto intravedere di possedere.
MAURO: L’UOMO
Anche per quanto riguarda il suo lato umano, Icardi non può certo essere considerato un indiscusso beniamino (“beniamino?? … ma che parole usi? Chi sei? Nando Martellini?”) dei tifosi. Anzi, proprio i sentimenti che “il ragazzo” (oltre che “il giocatore”) suscita nei tifosi sono alquanto controversi.
Da un lato c’è infatti il ragazzo che nel corso degli anni ha offerto diversi assist (“vedi che allora li fa?”) ai suoi detrattori o alle più o meno legittime critiche: dalla storia con Wanda Nara (e tutto ciò che ne è conseguito, anche in relazione al suo rapporto con la nazionale Argentina); alla sua biografia, ritenuta inopportuna da molti e offensiva da una parte del tifo organizzato; al – per qualcuno discutibile – utilizzo dei social networks; alle sue manifestazioni di opulenza e sfarzo (orologi, auto …etc..).
Dall’altro c’è il Mauro di cui sarebbe legittimo apprezzare quantomeno la serietà, soprattutto in considerazione della sua giovane età. Un ragazzo che appare come tutto sommato estremamente semplice, che trascorre il suo tempo libero in casa con i 5 (3+2) figli o portando a spasso i cani (di quelli ho perso il conto); di cui non si ricordano nottate in discoteca o colpi di testa particolari, tanto che la “bravata” più eclatante che si ricordi è quella (recente) di aver passato una giornata a grigliare e bere Fernet e Cola sul suo terrazzo con Lisandro Lopez (“botta di vita”): una sorta di professionista esemplare che trascorre il proprio tempo tra il campo di allenamento e la sua famiglia “allargata”.
Insomma, anche quando se ne deve osservare il lato umano, Icardi sembra determinare una sorta di bipolarismo che inibisce un giudizio uniforme su di lui.
Quel che è certo è che l’argentino non si sia prodigato e non si prodighi per risultare necessariamente simpatico alle folle e, da quel che manifesta, è questa una questione che sembra comunque interessargli poco. Per molti tifosi, soprattutto i più maturi, sembra quindi abbastanza difficile sviluppare una certa “affettività” per il proprio capitano, mentre sembra invece più agevole esternare una certa antipatia per un ragazzo che appare abbastanza freddo, distaccato e disinteressato a tutto ciò che non sia strettamente connesso al campo da calcio.
“Per tutto il resto, c’è Ma ……. radona”, per cui Icardi andrebbe eliminato dalla faccia della Terra … ma lì si va sul folkloristico!
ICARDI: IL CAPITANO
Forse mai come nel caso di Icardi, l’aver consegnato ad un giocatore la fascia di capitano, ha determinato una prolungata serie di polemiche e titubanze.
Molti continuano infatti a contestare tale decisione, ritenendo Mauro immeritevole di indossare la fascia di un club prestigioso come l’Inter. C’è infatti chi ritiene che Mauro non sia un leader e non abbia la personalità necessaria per essere un trascinatore della squadra; c’è chi pone l’accento sulle voci – che periodicamente vengono fuori – per cui lo stesso Icardi non sarebbe apprezzato dallo spogliatoio; ci sono i rapporti tesi con parte del tifo organizzato; c’è chi poi, ritiene Mauro addirittura “indegno” di rappresentare l’Inter a causa delle vicende contrattuali, delle esternazioni che sovente gli vengono attribuite (e che spesso appartengono invece al suo procuratore, ovvero a sua moglie … insomma: Wanda Nara), delle richieste – da taluni ritenute eccessive quantitativamente e qualitativamente – di rinnovi del contratto (polemiche, queste, di strettissima attualità).
Tali giudizi sono presumibilmente influenzati, oltre che dai fatti in sé, anche da una sorta di antipatia collettiva che Icardi sembra suscitare in molti; sentimento, questo, cui contribuisce in larga parte anche l’ingombrante presenza di Wanda, la quale non perde occasione di creare imbarazzi assortiti al suo “assistito” con le sue dichiarazioni.
Tuttavia, bisognerebbe considerare che, pur non rappresentando il prototipo del “leader naturale”, a Mauro non fa certo difetto l’impegno sul campo. Lo stesso Icardi è uno che, con atteggiamenti più o meno eclatanti, ha spesso e volentieri dimostrato attaccamento alla maglia (ricordo ad esempio le lacrime dopo il derby dell’anno scorso o dopo il Sassuolo quest’anno), avendo peraltro sempre dichiarato il proprio amore per l’Inter (per quanto una dichiarazione del genere possa avere senso).
C’è chi tuttavia ritiene tutto questo contraddittorio (o meno prosaicamente “una paraculata”) rispetto alle frequenti richieste di prolungamento del contratto e aumento dell’ingaggio. Ma a mio avviso, anche su questo fronte, occorrerebbe essere un po’ meno volubili nei giudizi e – al contrario – un po’ più pragmatici.
I giocatori non sono tifosi, sono professionisti.
Il fatto che possano essere più o meno affezionati alla squadra non implica che gli stessi non debbano, allo stesso tempo, pensare ai loro interessi professionali, soprattutto laddove abbiano una certa età ed un ventaglio di opzioni presumibilmente ampio. L’Inter ha dato tanto a Icardi, ma d’altra parte anche Icardi ha dato parecchio all’Inter; e la circostanza che, dopo stagioni positive, si “pretenda” di ridiscutere il contratto rientra nell’ordine naturale delle cose (capita peraltro ovunque e a tutti i giocatori di un certo livello, senza che ogni volta la cosa si trasformi in un caso mediatico come nel caso di Icardi). Tanto più se il giocatore in questione si migliora costantemente di anno in anno pur giocando in una squadra che, in molte delle stagioni appena trascorse, è stata piuttosto mediocre; viene valutato dalla società oltre 100 milioni di euro; e, oltretutto, è rimasto all’Inter in queste stagioni nonostante l’assenza dalla Champions League (competizione che ha quindi rinunciato a giocare sino all’età di 25 anni: anche da queste cose, a parer mio, dovrebbe essere misurata la dignità o meno di indossare la fascia da capitano).
Se da un lato quindi Icardi non è certo il più “canonico” dei capitani possibili, dall’altro è possibile che i giudizi sulla sua meritevolezza di indossare la fascia siano più severi di quanto dovrebbero.
Fermo restando, che nella storia (anche recente) l’Inter è stata abituata più che bene e che il paragone con predecessori come Zanetti sarebbe impari per chiunque.