Se qualcuno aveva pensato, la settimana scorsa, che quindici giorni di distacco dal campionato avrebbero potuto portare ad una cura detox dai nefasti mesi nerazzurri di febbraio/prima parte di marzo, e magari nel frattempo poter nutrire una speranza di vedere l’Italia giocarsi il Mondiale d’inverno, beh, quel qualcuno, probabilmente, per trovare delle soddisfazioni sportive (nostrane) si sarà dovuto buttare a capofitto nella F1 sponda Ferrari o nel tennis grazie ad un magico Sinner nell’Atp di Miami.
Con la Nazionale italiana fuori per la seconda volta consecutiva dal campionato del mondo il nostro focus calcistico ritorna ad avere come epicentro l’Inter, ma non potendola seguire in campo (domenica prossima si gioca il derby d’Italia) andiamo ad analizzare ciò che più ci può interessare oggi, visti anche i risultati in campo, e cioè: il mercato.

L’Inter dovrà intervenire sul mercato estivo in maniera massiccia sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda le uscite, con contratti forti di cui doversi liberare legati a giocatori, forti un po’ meno, da dover cedere o semplicemente lasciar andare verso altri lidi.

Gli esuberi

E’ chiaro che la sponda cilena all’Inter non abbia inciso affatto. A livello tecnico in due anni Sanchez e Vidal registrano: il gol decisivo in Supercoppa, diversi infortuni, una vasta schiera di prestazioni anonime, IL rosso nel momento chiave della partita contro il Liverpool per il primo; un gol segnato alla Juventus, UN rosso decisivo lo scorso anno in Champions, una sfilza di prestazioni anonime, infiniti tagli di capelli per il secondo. E fin qui ci siamo riferiti solo al livello tecnico.
A livello mediatico due prodigi tra leoni in gabbia, “fino alla fine” e creste colorate per farsi notare di più.
Entrambi scudettati la scorsa stagione, qualsiasi dovesse essere l’esito quest’anno, dalla seconda stella al secondo posto (o più giù..), hanno fatto il loro tempo a Milano e d’altra parte non sembra che entrambi scalpitino per rimanere a vestire i colori nerazzurri.
Altro elemento della rosa, sempre sponda Sudamerica, che dovrebbe seguire i colleghi sarebbe Vecino. L’uruguagio non fa più parte del progetto da anni, non fa più prestazioni decenti da anni, probabilmente si cerca di venderlo da anni e tenerlo anche solo nei 25 non avrebbe davvero alcun senso.
La questione Sensi. Il talento del piccolo centrocampista non è mai stato messo in discussione ma si può dare l’ennesima chance alla sua muscolatura, non affidabilissima in termini di infortuni? Forse, purtroppo, no e nonostante il rammarico l’esperienza a Genova sponda Samp. potrebbe far alzare il prezzo di un cartellino che altrimenti sarebbe in supersaldo.
L’infinita telenovela Handanovic.
Si parla di rinnovo intorno al capitano sloveno. Inutile dire che da quel che si è potuto vedere fino ad ora Onana non abbia brillato tra Camerun ed Ajax ma è inevitabile pensare che non sarà il portiere titolare dell’Inter nella prossima stagione. Dunque, converrebbe rinnovare ad Handanovic?
Sì, per lo spogliatoio e per avere un buon secondo, no se le cifre dovessero essere sui 4M a stagione.
Infine, potrebbe concludersi anche l’avventura a Milano di Stefan De Vrij.
Il difensore olandese non sta brillando nella stagione in corso e già dallo scorso anno si vociferava un suo possibile addio. Per l’Inter, cederlo a giugno, potrebbe essere l’unico modo per poter far cassa e liberarsi dell’ingaggio prima che vada in scadenza e tra i tre lì dietro è l’unico sacrificabile.

Chi serve davvero

Oltre alle uscite l’Inter dovrà ragionare sugli acquisti e visto l’andamento tumultuoso della stagione corrente bisognerà pensare attentamente su chi potrà essere in grado di vestire la maglia nerazzurra.
Partiamo proprio dal posto che potrebbe liberare la partenza di De Vrij.
Il nome più gettonato per sostituire il centrale assistito da Mino Raiola è sicuramente Bremer. Autore di una gran stagione a Torino, sembra che Marotta abbia già un accordo di massima con il giocatore ma trattare con Cairo non è la cosa più semplice del mondo.
Società “ricca”, o meglio non bisognosa di far cassa a tutti i costi, non sarà facile strappare ad una cifra umana Bremer soprattutto che la trattativa dovesse andare per le lunghe creando un’asta.
Sicuramente il centrale del Torino sta dimostrando di essere un profilo adatto a ciò che serve alla squadra di Inzaghi, forte fisicamente, abbastanza tecnico, sa impostare come mettersi in marcatura sull’attaccante alla vecchia maniera, inoltre l’età è dalla sua e potrebbe essere un acquisto di qualità da posizionare in mezzo alla difesa interista.
L’alternativa potrebbe essere Milenkovic. Centrale difensivo diverso da Bremer per caratteristiche potrebbe essere una validissima idea portarlo a Milano se non fosse che si presenterebbe lo stesso, anzi peggiore, problema che riscontra la trattativa con il Torino e cioè che Commisso è restio a vendere se non per cifre importanti. Per questo è più probabile che arrivi il brasiliano, profilo che di base comunque piace di più ed è più funzionale al gioco di Inzaghi&co.
Altro ruolo dove l’Inter dovrà intervenire è il centrocampo.
Innanzitutto con un vice-Brozovic. Abbiamo visto come siamo dipendenti dal croato ed una squadra che vuole competere in Italia e in Europa non può non avere una riserva del suo giocatore chiave.
Ma l’intervento nel reparto non finirebbe qui, l’Inter ad oggi oltre a Vidal non ha una riserva degna di questo nome, non ha un giocatore di cui ci si possa fidare anche se si gioca contro una squadra di media-bassa classifica.
Ecco, il nome di Frattesi non sarebbe male in questa ottica: giovane, italiano, duttile potrebbe essere inserito nel centrocampo interista gradualmente potendo diventare con il tempo uno dei tre e non il quarto centrocampista pronto solo a far riposare gli altri.
Gli interventi da dover fare però non finiscono qui.
In generale, all’Inter, mancano delle riserve ma non in senso numerico perché sotto quel punto di vista la rosa è completa ma sotto il punto di vista qualitativo. Avere dei giocatori che diventano inneschi che possono far la differenza e non giocatori che si ha paura a schierare è fondamentale per una squadra che punta a competere su più tornei.

Scamacca, Lukaku, Dybala: chi davanti?

Dopo tutto ciò, abbiamo tenuto per ultimo il ruolo dove forse l’intervento della dirigenza nerazzurra dovrà essere, non economicamente importante, ma delicato sotto il profilo tecnico.
All’Inter serve un centravanti. Questo emerge una chiarezza, perché Dzeko e Lautaro seppur complementari per caratteristiche ad entrambi manca quella fondamentale il saper far gol spietatamente. Nessuno dei due è un vero 9 e, noi, all’Inter, negli ultimi anni ma azzardo a dire negli ultimi decenni siamo stati abituati ad averne e di molto forti.
Inzaghi ha un’evidente difficoltà nel far segnare i suoi attaccanti e bisognerà fare una scelta tecnico-tattica chiara e senza possibilità d’errore.
Scamacca è il classico nove. Alto, potente fisicamente, capace di fare reti brutte, capace soprattutto di fare gol di testa caratteristica non banale se come l’Inter si sviluppa il gioco sulle fasce.
Quest’anno sta dimostrando di saper fare gol anche se il mondo-Sassuolo sta diventando sempre di più un mondo stile Atalanta: a parte, dove chi rende in certo modo lì non è detto che si ripeta altrove.
Però, al netto dell’ambiente, Scamacca può essere il profilo giusto per il futuro dell’Inter.

Lukaku e Dybala?
A mio avviso, se c’è anche solo una minima speranza di poter accaparrarsi Paulo Dybala non c’è nessun tipo di ragionamento da dover fare, va preso e basta.
A maggior ragione se si pensa che il giocatore che dribbla di più nell’Inter è Barella (non di certo famoso per il suo dribbling) vien da sé che far vestire il nerazzurro alla Joya sarebbe solo un valore aggiunto. Il dieci, esattamente come il nove, manca a questa squadra e l’ingaggio che chiede Dybala è assolutamente in linea con il suo valore tecnico.
Prendere l’argentino vorrebbe dire fare il vero salto di qualità.

Breve parentesi su Lukaku.
In due anni all’Inter ha segnato circa 60 gol, il che dovrebbe bastare, ma nella vita si prendono delle decisioni che hanno delle conseguenze a volte inevitabili.
Questa è una di quelle volte, è stato bello ma ad un eventuale ritorno risponderei con un “no, grazie”.