L’Inter rende dolce la vigilia delle vacanze di Natale che poteva invece essere molto amara battendo un Torino tosto, compatto, mai davvero pericoloso ma sempre in partita.
Ieri sera i nerazzurri conquistano tre punti alla vecchia maniera soffrendo nel finale come da tradizione interista, tradizione che da molte partite a questa parte era stata accantonata per cercare di dar spazio alla modernità ma che a volte bisogna ritrovare per ricordarti da dove vieni.

Ed è proprio grazie anche ad una vittoria di questo genere che l’Inter dimostra d’essere una squadra matura, una squadra che quando non dilaga può vincere diversamente, sul serio.
In un turno infrasettimanale che ha nascosto insidie alle inseguitrici: il Napoli cade in casa contro lo Spezia e l’Atalanta si ferma ad uno 0 a 0 con il Genoa, l’Inter non ci casca e allunga, ora ha quattro lunghezze di vantaggio sul Milan e ben sette dal Napoli (poco più di un mese fa era l’Inter ad essere a -7 dai partenopei).

Saper soffrire
Partita contro il Torino che è stata totalmente differente rispetto alle ultime uscite nerazzurre nella quali il risultato non è quasi mai stato messo in discussione e nelle quali soprattutto l’Inter aveva dimostrato chiaramente la propria superiorità. Nella sfida di ieri sera la squadra d’Inzaghi ha sperimentato un nuovo stato d’animo: la sofferenza, seppur leggera perché, come già anticipato, il Torino non ha inflitto chissà quanti pensieri ad Handanovic ma ha spinto nel finale cercando il gol del pareggio che in altre circostanze probabilmente l’Inter avrebbe subito.
Ebbene se ce lo stavamo chiedendo, sì, l’Inter sa vincere anche così, in una maniera che non gli appartiene totalmente, abbandonando il dominio straripante, vistoso ed ostentato aggiudicandosi le statistiche, stavolta lascia scoperto il fianco, incassa ma senza cadere al tappeto, resiste fino all’ultimo round e si aggiudica la vittoria ai punti.
D’altronde, non si basa una carriera solo sui k.o.
La squadra di Inzaghi (mai come in questo magistero potremmo usare espressione più esaustiva di “la squadra di..”) inizia il match come al suo solito gestendo il gioco e cercando di far breccia nelle mura di un Torino solido, non facile da penetrare, certamente fisico ma che dopo i primi venti minuti inizia a concedere. Lautaro, Brozovic, Dumfries sprecano ma l’Inter gira e bisogna attendere il ’30 del primo tempo per sbloccare la gara con Dzeko che pesca l’inserimento di Dumfries: piattone ad incrociare e seconda rete dell’olandese in campionato che ora inizia a far parte dell’ingranaggio.
Nel secondo tempo cala il ritmo dei nerazzurri che non riuscendo a trovare il gol del raddoppio e si abbassano: il cambio di Calhanoglu per Vecino rende utopico un palleggio di egual qualità e nonostante l’ingresso di Sanchez per dare brillantezza l’Inter non trova il raddoppio, nel finale cala e deve solo saper soffrire, lo fa magnificamente e porta i tre punti a casa.

Madrid – Rotterdam passando per Legnano
Da che si era partiti con il non accettare di poter vedere un altro esterno indossare la nostra maglia all’infuori di Hakimi si è giunti addirittura al punto di non rimpiangerlo. Alt, il marocchino nato a Madrid è oggettivamente di un altro pianeta rispetto a Dumfries e Darmian ad oggi (anche se il rendimento attuale al PSG non è quello che abbiamo potuto ammirare qui a Milano) ma i due non stanno sfigurando a livello di prestazioni e numeri.
L’olandese è finalmente entrato nel mondo-Inter o semplicemente (come ha dichiarato lui stesso) gli serviva il tempo necessario per potersi integrare: con la lingua, la cultura, i compagni, il tipo di calcio; visto che abbiamo aspettato lo sbloccarsi di alcuni giocatori per anni, i sei mesi di attesa per poter vedere i frutti del lavoro di Denzel possono essere ritenuti più che onesti.
Il ragazzo di Rotterdam ha margini di miglioramento in fase difensiva, nella quale oggettivamente non si sta comportando male, mentre il discorso in quella offensiva è differente perché, lì, la crescita può essere esponenziale e travolgente. Dopo la rete di Roma che lo ha sbloccato, Dumfries ha acquisito la sicurezza necessaria per poter essere un titolare nell’Inter, almeno fino al ritorno di Darmian: giocatore che ogni allenatore vorrebbe in squadra.
L’esterno di Legnano è stato una riserva di lusso (lo scorso anno) di Hakimi ed è stato titolare senza sfigurare quando Dumfries ancora non era entrato pienamente nei meccanismi della squadra. Il suo ritorno a disposizione darà un’ulteriore possibilità soprattutto in chiave d’equilibrio o nelle partite, o momenti delle partite, in cui Inzaghi ricercherà sicurezza difensiva e spinta purché quest’ultima non sia scellerata.
Passare dall’ansia di chi potesse sostituire Hakimi alla tranquillità di avere due ottimi giocatori in quel ruolo è un surplus gigante per Inzaghi.

 “Non disunirti mai”
Proprio come raccomanda Capuano a Fabietto nel nuovo film di Paolo Sorrentino “E’ stata la mano di Dio” così l’Inter non si disunisce e batte il Toro di forza e non di prepotenza.
L’Inter è campione d’inverno già da una settimana e, per quanto valga fino ad un certo punto, poteva generare nella testa dei giocatori una certa rilassatezza. Così non è stato, ottimo.
Merito naturalmente di Inzaghi che è riuscito a tenere alta la concentrazione dei suoi ragazzi. Ora viene il bello anche per lui. Mai mister Simone è riuscito a ripetersi nel girone di ritorno ed ora ha la chance per poter provare a invertire questa sua propensione all’involuzione.
Come già lamentato proprio da Inzaghi, il calendario della seconda fase del campionato in particolare quella del futuro prossimo è tutt’altro che abbordabile perché da metà gennaio a metà febbraio l’Inter affronterà: Lazio, Juventus (finale di Supercoppa), Atalanta, Milan, Napoli e l’andata di Champions contro il Liverpool. Non proprio il massimo.
L’Inter è unita fuori ma soprattutto in campo e anche se inevitabilmente si perderanno punti in questo mese tortuosissimo, le premesse per non cadere a terra e restare in piedi ci sono tutte.
Palla a Simone.