Nel giorno di Halloween, l’Inter non poteva proprio permettersi scherzetti altrui: servivano sicurezze, continuità, solidità. Così è stato. La squadra di Inzaghi ha infilato la seconda vittoria consecutiva in campionato con lo stesso punteggio di quella ottenuta mercoledì ad Empoli, ma non solo. Ha agguantato il successo in maniera autoritaria, dominando la partita, senza lasciarsi prendere dagli isterismi e non abbandonando mai la virtù della pazienza. Nel primo tempo, infatti, una difesa arroccata come quella ben organizzata da Gotti avrebbe potuto mettere in crisi una squadra mentalmente fragile. Non è successo. Ulteriore riprova della forza psicologica che questa squadra sta, poco a poco, ritrovando. Per sbloccare partite del genere, però, serve spesso la giocata di un singolo che possa scardinare la difesa avversaria, mandandone in crisi gli automatismi e fungendo da chiave per aprirne la serratura.

Le doppie risposte di Correa

C’è un dato che ben fotografa il calciatore Joaquin Correa: negli ultimi quattro incontri di campionato nei quali è andato a segno (fra Lazio e Inter, dunque), lo ha sempre fatto con una doppietta. Il Tucu deve accendersi, deve trovare linfa dalle sue stesse giocate per acquisire consapevolezza e scuotersi dal torpore che spesso lo attanaglia durante alcune fasi di match. Nel primo tempo, inutile nasconderlo, la prova dell’argentino è stata indisponente, quasi inaccettabile. San Siro, in alcune occasioni, ha mugugnato (come nell’occasione in cui non ha servito Perisic libero sulla sinistra, intestardendosi in un tentativo di dribbling poi fallito). A maggior ragione, però, quella di Correa è una dimostrazione di personalità: la serpentina del primo gol condensa una risposta a tutti coloro che si interrogano sull’investimento da 30 milioni estivo da parte dell’Inter. Ma le risposte del Tucu, ormai lo sappiamo, sono sempre doppie, e così ecco l’altro sigillo. Proprio come a Verona, quando era appena arrivato e doveva subito imporsi nella nuova realtà: Correa non conosce mezze misure.

Un altro clean sheet: è la strada giusta

Nelle prime sette partite, solo una volta l’Inter aveva mantenuto la porta inviolata: all’esordio contro il Genoa. Poi, dopo la sconfitta con la Lazio, qualcosa è cambiato in termini di equilibrio e di gestione della partita: Inzaghi e i suoi calciatori, dopo l’Olimpico, non hanno soltanto stabilito di giocare con gli avversari a terra, ma hanno anche deciso (insieme, com’è da sempre stato nello stile del tecnico piacentino) di variare qualcosa in fase difensiva. Da allora in poi, la squadra ha leggermente abbassato il baricentro ma non ha rinunciato alla sua forte anima offensiva (l’Inter è ancora il miglior attacco del campionato): negli ultimi tre incontri di campionato, solo un gol incassato. Quello di Dybala su calcio di rigore.

I nerazzurri hanno ricominciato ad interpretare in maniera intelligente i momenti della partita, in modo da non essere costretti ad estenuanti corse all’indietro per coprire porzioni di campo troppo ampie. Contro la Juventus il risultato non ha sorriso, ma non c’è stato un errore di squadra; con Empoli e Udinese sono stati due clean sheet e pochissime occasioni concesse a toscani e friulani. Siamo certi che sia questa la quadra del successo e, se Inzaghi dovesse davvero riuscire a coniugare pericolosità offensiva e tenuta difensiva, come ha fatto il suo predecessore (con una squadra più forte), i giudizi sarebbero estremamente positivi. Adesso, però, c’è un altro, fondamentale passo da compiere.

Champions e Serie A: settimana decisiva

I prossimi sette giorni saranno da brivido per l’Inter, che è attesa da due impegni cruciali in Champions League e in Serie A. In Europa la sfida è davvero senza appello: una vittoria in Moldavia avvicinerebbe i nerazzurri al match-ball contro lo Shakhtar Donetsk da giocarsi a San Siro, ma un mancato successo significherebbe, con tutta probabilità, eliminazione. La partita di mercoledì è senza ritorno, in tutti i sensi: lo sa bene anche Simone Inzaghi, che ha ammesso candidamente di considerarla “più importante” rispetto al derby. Che a sua volta, però, sarà carico di pressioni e significati. L’intramontabile campanilismo, vero, ma soprattutto la classifica e una preziosissima occasione per recuperare punti ai rossoneri. Inzaghi e i suoi, inoltre, saranno chiamati a sfatare un tabù che ha caratterizzato questo inizio di stagione: l’assenza di vittorie nei big match. Pareggi con Atalanta e Juventus, sconfitta con la Lazio. Riuscirci nel derby andrebbe oltre i tre punti, oltre il campanilismo: sarebbe un messaggio forte all’Italia intera.

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.