Lo aveva detto Spalletti, durante la conferenza prepartita; questa partita non è più facile delle altre. Era assolutamente importante fare bene anche oggi, cosa affatto scontata, e arriva una vittoria rotonda per 3 a 0  contro un avversario, il Frosinone, di caratura certamente non irresistibile ma proprio per questo insidioso, conoscendo i precedenti contro le piccole anche in questa stagione (le partite contro Sassuolo e Parma gridano ancora vendetta). E arriva dopo la rovinosa debacle di Bergamo e una lunga sosta nazionali, che avrebbe potuto privare gli uomini di Spalletti della condizione migliore. Infine, arrivano conferme dalle cosiddette “riserve”; i primi gol di Keita in nerazzurro, autore di una doppietta da scafato uomo d’area, e la seconda marcatura di Lautaro nella massima serie, che mostra sempre più la garra del predestinato ma che spreca anche un paio di occasioni più che abbordabili. Ma il ragazzo si farà, cantava De Gregori, possiamo starne sicuri.

Il turnover dà garanzie

Il turnover operato da mister Luciano, proprio come contro il Genoa, si rivela quantomai azzeccato; fuori Miranda, Brozovic (squalificato), Vrsaljko, Icardi e Perisic (il quale sembrava immune da turnazioni di qualsiasi tipo nonostante le ultime deludenti prestazioni), dentro De Vrji, Borja, Keita e Lautaro, disposti secondo il consueto 4-2-3-1,  con Politano ormai padrone del versante offensivo di destra, autore di una prestazione maiuscola e Nainggolan, non ancora al meglio della condizione ma abile e arruolabile, sulla trequarti. Confermato anche Gagliardini in mediana, autore di una prestazione diligente, fatta di coperture e lavoro oscuro.

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Primo tempo: risultato subito in discesa

Ci mettono poco, i nerazzurri, a indirizzare la partita nel verso giusto; da un’intelligente chiusura di Valero, D’Ambrosio innesca Lautaro tra le linee il quale, con una magia di tacco, spizza il pallone per Keita; pallone un pelo troppo lungo, ma che non sfugge al senegalese, il quale sfoggia il più classico dei numeri nel suo repertorio; arpiona il pallone col sinistro proteggendolo col corpo dall’arrivo del terzino rientrante, disorienta il diretto marcatore con una serie di finte prima di crearsi lo spazio per la conclusione e infilare Sportiello con una rasoiata sul primo palo. Un gol dei suoi, insomma. Keita diventa così il dodicesimo marcatore stagionale della Beneamata, la quale è inferiore in Europa soltanto a Roma e Borussia Dortmund in questa statistica, ulteriore segnale circa la profondità della rosa attuale. Tutto lascia presagire una goleada stile Genoa; Lautaro scalda i guantoni a Sportiello dopo una bella azione in verticale e rimane sempre padrona del campo, con Borja a smistare palloni con il solito quoziente intellettivo, mentre Skriniar e De Vrji fanno buona guardia su Ciofani e Pinamonti (salutato dagli applausi di San Siro al momento della sostituzione); solo Asamoah pare il più in affanno del pacchetto arretrato, merito di una buona prestazione di Cassata. Il primo tempo si conclude coi nerazzurri in vantaggio di un gol.

Secondo tempo: chiusa senza affanni

Il secondo tempo si apre, inopinatamente, con una colossale occasione per il Frosinone; il colpo di testa di Ciofani è respinto efficacemente da Handanovic, bravo a mantenere sempre alta la concentrazione, a cui però segue il raddoppio di Lautaro, di testa, la sua attuale cifra stilistica; da menzionare, nuovamente, il lavoro di Keita nel confezionare l’assist. A quel punto, la partita è virtualmente chiusa, nonostante il Frosinone provi ogni tanto a ricacciare il muso in avanti con quale sparuta sortita offensiva. E a coronamento della prestazione dell’asse Keita-Politano arriva il terzo gol, frutta di una delle innumerevoli scorribande palla al piede dell’esterno azzurro con la quale serve il giovane africano in area, a tu per tu con Sportiello.

Cosa ci dice questa partita?

Cosa ci dice, allora, questa partita? Aldilà del risultato (si doveva vincere, per non perdere il treno delle prime e agganciare momentaneamente il Napoli), l’impressione è che non esista più il problema che ha afflitto la squadra negli scorsi dovuto a seconde linee assolutamente non all’altezza; nessuna squadra in Serie A, eccezion fatta per Juve e forse Napoli (che resta, a nostro avviso, ancora superiore ai nerazzurri), potrebbe permettersi il lusso di tenere in panchina giovani già pronti come Keita e Martinez in avanti, poche avrebbero la possibilità di iniettare fosforo a partita in corso o dall’inizio con la qualità di Borja e Joao Mario (sempre più sulla via del recupero anche stasera), pochissime possono vantare un veterano col palmares di Miranda a tamponare le emergenze in difesa; insomma, la coperta è ampia e senza più i buchi del recente passato, anzi, il tessuto appare decisamente molto più pregiato al tatto. Restiamo però in attesa di test più probanti, per capire di che stoffa siamo fatti davvero; ci attende un trittico infernale tra Tottenham, Roma e Juve, tutte in trasferta, tutte decisive. Ma l’Inter ci arriva bene.

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