Come contro il Cagliari, anche la sfida di ieri all’Udinese è servita, oltre che per i fondamentali 3 punti, a fornire ulteriori segnali e indicazioni sulla nuova Inter. Da una parte i pregi, da sfruttare e perfezionare, dall’altra gli inevitabili difetti, da nascondere e ridurre progressivamente. L’aspetto positivo riguarda sicuramente l’assetto tattico, sia in fase offensiva che in fase difensiva (promossa a pieni voti la GDS, Godin-De Vrij-Skriniar). L’Inter, infatti, ha dovuto adattarsi ad un blocco corto e compatto come quello friulano, che chiudeva tutti gli spazi in difesa: Conte ha scelto un 3-4-2-1 con il doppio trequartista, Sensi-Politano, alle spalle di un impacciato Lukaku, che però non ha fatto mancare il suo fondamentale apporto nei duelli aerei, con numerose sponde a favorire gli accorrenti trequartisti e centrocampisti. L’espulsione di De Paul, protagonista di un’enorme ingenuità nei confronti di Candreva, ha regalato all’Inter un vantaggio importante, sfruttato pochi minuti dopo con il gol di Sensi.. I nerazzurri hanno gestito bene nel secondo tempo, mettendo anche insieme 10 tiri in porta complessivi che hanno esaltato Musso.

Come detto, però, ci sono anche dei difetti sui quali lavorare. La partita di ieri sera ha evidenziato una mancanza di cinismo: il gol del 2-0 avrebbe portato tranquillità. E sinceramente, in 11 contro 10, ce lo aspettavamo. La partita è invece stata in bilico fino all’ultimo secondo, non tanto per un forcing finale dell’Udinese (mai realmente avvenuto), quanto perchè il calcio è imprevedibile e in questi casi basta un episodio per lasciare a casa 2 punti preziosissimi. La mancanza di cinismo imputata agli uomini di Conte ieri sera non riguarda propriamente le occasioni sotto porta (non ci sono stati errori clamorosi), quanto alcune scelte sbagliate in fase di transizione: spesso non si è andati al tiro peccando di eccessivo altruismo (vedi Lukaku), in altri casi si è cercata la gloria personale con una conclusione (vedi Gagliardini) quando si doveva optare per un passaggio, mettendo il proprio compagno davanti al portiere.

PAZZI DI SENSI – Se i tre match iniziali della stagione nerazzurra sono stati diversi nello sviluppo – ma per fortuna non nell’esito – c’è stato però un importantissimo comun denominatore: le grandi prove di Stefano Sensi. Si è soliti dire, a proposito del centrocampista umbro, che stia vivendo un magic moment. Ebbene, la speranza del popolo nerazzurro è che non si tratti affatto di un qualcosa di fugace, aleatorio ed evanescente – come il termine adoperato suggerirebbe – bensì di qualcosa di definitivo. Sensi può davvero affermarsi come uno dei migliori centrocampisti italiani ed ha tutte le potenzialità per continuare a deliziare i palati degli appassionati. Classe e determinazione le principali caratteristiche del suo repertorio, al quale ieri ha aggiunto addirittura l’incornata di testa con un movimento da centravanti puro (gran cross di Godin). E poco importa se c’è stato da anticipare un difensore avversario, Becao, che vanta 23 (!) cm d’altezza a proprio favore. Ovviamente, Sensi deve ancora migliorare in alcuni aspetti del suo gioco: spesso si fa ingolosire dal pallone portandolo troppo fra i piedi e perdendo così dei tempi di gioco. Siamo certi, però, che Antonio Conte sia una garanzia, sia nel miglioramento individuale sia nell’aiutarlo a dimostrare che non si tratti affatto di un semplice magic moment. A livello individuale e collettivo.

GDS E SUBENTRATI – La linea difensiva, composta da tre nomi di spicco nel panorama calcistico mondiale, si è ben comportata alla prima uscita. Certo, l’attacco dell’Udinese non rappresenta il test più probante che esista, ma è importante creare sintonia, affiatamento, intesa. L’unica pecca al minuto 51, quando viene perso Lasagna e c’è bisogno dell’intervento – l’unico – di Handanovic. Godin, oltre a numerosi anticipi di testa e non, ha agito in alcuni casi da terzino aggiunto: il gol di Sensi, infatti, avviene alla terza discesa del campione uruguaiano. Skriniar ha provato a fare lo stesso nella fase iniziale del match, arretrando però progressivamente e concentrandosi su ciò che gli riesce meglio: la chiusura in uno contro uno, fondamentale nel quale è probabilmente il migliore al mondo. Qualche errore in impostazione da parte sua, ai quali però Godin e De Vrij hanno saputo mettere una pezza. I difensori devono anche saper rischiare, come piace a Conte, perchè “se sbagliano è colpa mia, sono io che glielo chiedo”. E l’olandese si è già guadagnato la profonda stima del tecnico, che lo ha piazzato al centro della difesa dopo l’infortunio delle prime due partite e gli chiede un grosso contributo in fase di regia, potendo sfruttare anche un piede raffinato ed educato.

E, a proposito di contributi, ieri è stata la prima in nerazzurro di Alexis Sanchez, presentatosi al minuto 75 e subito protagonista di un bel velo per Lautaro Martinez, entrato circa 10 minuti prima. Si è già visto un accenno di intesa fra i due sudamericani, che possono contare su un importante mix di classe, garra e senso del gol. Il cileno è ancora un po’ appesantito, ma può sicuramente creare grattacapi nelle difese avversarie anche in questa fase. Deve ritrovare, però, al più presto la forma migliore. L’argentino, galvanizzato dalla tripletta al Messico, ha provato in alcuni casi anche la giocata d’autore, partendo in coast to coast, ma non è riuscito a trovare il gol del raddoppio. Con il loro ingresso, comunque, l’Inter è ritornata frizzante pericolosa, visto che precedentemente si stava limitando a gestire con il pallone fra i piedi, limitando, anzi annullando i rischi. Lautaro e Alexis saranno due giocatori fondamentali per la stagione dell’Inter. Da loro passerà molto.

DINAMITE – Era importante cominciare il tour de force da qui al 6 ottobre portando a casa i 3 punti. E per ora la vetta solitaria della classifica, aspettando Torino-Lecce, monday night della terza giornata di Serie A. Adesso si fa sul serio, adesso comincia la Champions: obbligatoria la vittoria nel match teoricamente più agevole dei sei previsti. Poi sarà tempo di derby, il primo di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra. La stagione è già entrata nel vivo, e l’Inter deve dimostrare di essere pronta anche al doppio impegno, rendendo tutti i propri giocatori non solo affidabili e importanti, ma anche decisivi. Ognuno deve andare oltre le proprie possibilità, se si vogliono fare cose straordinarie. Perchè con i magic moment e le scintille non si va lontano. Il mister conferma: “Dobbiamo essere dinamite.

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.