Anche questa stagione è volta al termine e l’obiettivo minimo di inizio stagione è stato centrato.
L’obiettivo minimo era quello di entrare in Champions, l’obiettivo principale invece era quello di accorciare il gap con Juventus e Napoli e guadagnarsi un terzo posto comodo. Ma noi interisti siamo abituati a complicarci le cose da soli e a soffrire fino all’ultimo secondo possibile, per cui anche quest’anno il gol qualificazione è arrivato allo stesso minuto e allo stesso secondo della passata stagione, con l’eccezione che gli ultimi 10 minuti più recupero di quest’anno ci hanno fatto perdere qualche anno di vita in più.

Le aspettative per questa stagione erano migliori, alcuni dei nuovi arrivati non hanno rispettato le attese risposte in loro, mentre altri giocatori arrivati più in sordina si sono rivelati invece ottimi acquisti. Il resto della rosa ha ripetuto in buona parte la stagione dello scorso anno, se non per qualche eccezione che ha stravolto gran parte della stagione.

Handanovic 8,5: Premiato dalla Serie A come miglior portiere del torneo, chiude l’anno con la porta inviolata per 17 partite. La sua stagione non parte benissimo, Di Marco del Parma lo beffa da 30 metri e l’uscita incerta su Belotti lo mettono di nuovo al centro di facili polemiche, ma da quel momento in poi Samir chiude la saracinesca con parate incredibili come quella in casa del PSV. A metà stagione eredita da un Icardi detronizzato la fascia da capitano e la indossa meritatamente con fierezza, senza mai una parola fuori posto. Nella partita più delicata della stagione, a 90′ dal traguardo, sfodera probabilmente la miglior prestazione in carriera sbarrando la porta rispettivamente su Caputo, Farias e Ucan a pochi passi dalla rete. Gran parte di questo obiettivo raggiunto è sua.

D’Ambrosio 7: Come ogni stagione nelle gerarchie parte dietro al terzino destro di turno, che poi puntualmente scavalca guadagnandosi la meritata titolarità fissa. Perché potrà non avere il cross di Cancelo o lo strapotere fisico di Maicon, ma Danilo da sempre tutto per la maglia e arriva con il cuore e con la grinta dove gli altri non arrivano. La sua stagione è condita da 2 gol e 5 assist in 30 presenze di Serie A, e culmina con un clamoroso salvataggio al 90′ che manda il pallone sulla traversa della propria porta in barba ad ogni legge della fisica esistente, consegnandoci il quarto posto e la qualificazione in Champions, senza dimenticare anche il miracoloso salvataggio del Derby. Probabilmente partirà dietro qualcun altro nelle gerarchie della prossima stagione, ma possiamo stare sicuri che quando verrà chiamato in causa darà sicuramente il suo importante contributo.

Vrsaljko 5: Arrivato da vice-campione del mondo per rimpolpare la frangia croata dell’Inter, sin dalle prime apparizioni non appare quell’upgrade sulla fascia destra che tutti si aspettavano. Complici i problemi al ginocchio le sue prestazioni sono spesso anonime, ed i continui infortuni lo portano a doversi operare a gennaio finendo la stagione in anticipo e azzerando le probabilità di essere riscattato. A fine giugno tornerà all’Atletico Madrid, mentre questa stagione per lui termina con 10 misere presenze e 2 assist.

Cedric 5,5: Preso in prestito a gennaio dal Southampton per 500 mila euro con l’intento di sostituire l’ormai lungodegente Vrsaljko e panchinare D’Ambrosio, finisce nell’interminabile lista delle “vittime” di Danilo, venendo rilegato in panchina dopo poche apparizioni non entusiasmanti. Presentato dalla stampa come “un Cancelo meno tecnico ma più tattico” chiude l’anno con appena 4 presenze in Serie A e 1 in Coppa Italia, coronate però da 2 assist. Anche lui rientrerà in Premier a fine giugno.

De Vrij 7,5: Su di lui i dubbi erano quasi nulli dopo le passate stagioni con la maglia della Lazio, per di più il suo acquisto a parametro zero ha reso l’operazione praticamente perfetta. L’unica perplessità che si poteva avere ad inizio stagione riguardava la precarietà delle sue condizioni fisiche dati i numerosi infortuni muscolari degli anni passati, preoccupazione per fortuna non fondata in virtù delle 36 presenze stagionali condite da 2 gol e 1 assist, oltre che da diversi altri gol incredibilmente sventati da miracoli dei portieri avversari o dai legni della porta. Difensivamente ha formato con Skriniar come coppia di centrali mostruosi, migliorando incredibilmente il reparto andando a sostituire il non sempre concentrato Miranda dello scorso anno. Sempre sontuoso ed elegante, ha deliziato il pubblico anche con il suo piede delicato capace di far partire l’azione e di aprire il gioco come un vero regista.

Skriniar 8: Alla seconda stagione consecutiva da fuoriclasse è ormai riconosciuto a livello mondiale come uno dei cinque migliori difensori centrali del mondo. Le presenze stagionali sono state 46 anche se la casella dei gol è rimasta vuota quest’anno. La sua prima stagione in Champions League gli ha permesso di misurarsi con alcuni dei migliori attaccanti del mondo facendoli sembrare dei giocatori totalmente innocui, in particolar modo a San Siro contro il Barcellona ha disputato la miglior gara della stagione scherzando con Coutinho e Suarez. In Europa League a seguito dell’emergenza incorsa tra squalifiche ed infortuni ha persino giocato uno spezzone di partita a centrocampo senza sfigurare affatto. Il mai celato amore per la maglia e per i tifosi oltre che le strabilianti prestazioni l’hanno reso nella mente e nei cuori di tutti i nerazzurri il futuro capitano dell’Inter e la pietra miliare da cui rifondare. Quando diversi giocatori tramite i propri procuratori battevano cassa per chiedere un aumento, lui ha licenziato il proprio procuratore reo di chiedere all’Inter commissioni troppo elevate per rinnovare il contratto, trattando in prima persona con la dirigenza ed arrivando alla firma in poche settimane, per “soli” 3 milioni l’anno, quando per un De Ligt alla prima buona stagione si parla già di ingaggi intorno ai 14 milioni provenienti dalla Premier.

Miranda 6: Relegato al ruolo di prima riserva con l’arrivo di De Vrij accetta di buon grado la decisione mettendosi sempre a disposizione quando chiamato in causa senza mai sfigurare. Probabilmente all’ultima stagione con l’Inter conta comunque 20 presenze stagionali di cui 3 in Champions League. Ormai 34enne e con l’ormai certo arrivo di Godin a completare il reparto, cercherà una squadra che possa permettergli ancora qualche anno di titolarità. Lo ringraziamo per aver contribuito lo scorso anno a riportarci in Champions e per non aver creato malumori o polemiche in questa stagione.

Ranocchia 6: Quando le cose vanno bene è più facile farsi amare dalla propria gente, ma la sua trasformazione da capro espiatorio a mascotte dei tifosi ha del clamoroso. Andrea ha sempre lavorato sodo pur con evidentissimi limiti tecnici e caratteriali, ma il popolo nerazzurro storicamente riconosce e rispetta chi onora la maglia, e lui ha dimostrato più di una volta di anteporre il bene dell’Inter al bene proprio. Sottolineato anche da Spalletti a stagione in corso con la frase “Questo è un messaggio di chi si chiede costantemente cosa può fare lui per l’Inter e non cosa deve fare l’Inter per lui” e sempre utilizzato come esempio di interismo puro, termina la stagione con 7 presenze ed un gol in Europa League. Ormai una sorta di bandiera nerazzurra, rimarrà in rosa anche nella prossima stagione come quinto centrale di difesa.

Asamoah 6,5: Un altro nuovo arrivato da cui ci si aspettava personalità e mentalità vincente, che ha parzialmente rispettato le attese. Schierato quasi sempre come terzino sinistro si è spesso limitato al compitino senza essere quasi mai decisivo. L’errore contro il PSV che di fatto ci ha eliminato dalla Champions League è un macigno troppo grosso per essere dimenticato, a maggior ragione vedendo che il Tottenham è arrivato in finale. Le sue 42 apparizioni stagionali sono risultate essere quasi tutte sopra la sufficienza mentre uno dei migliori highlight della stagione è il salvataggio sulla riga contro il Napoli. Chiude la stagione senza reti ma con due assist.

Dalbert 5: Anche questa sua seconda stagione all’Inter è fatta di poche apparizioni, alcune ampiamente positive ed altre clamorosamente negative. Inizia il campionato entrando subito nelle rotazioni del mister che lo schiera talvolta al posto di Asamoah come terzino sinistro, venendo ripagato da prestazioni interessanti e facendo vedere finalmente a tutti che le qualità professate in conferenza stampa esistevano davvero. Pian piano scompare dai radar fino a tornare segnando il primo gol in nerazzurro in Coppa Italia dopo una bella incursione. Da li in poi finisce nel dimenticatoio di tutti, salvo poi ritrovarsi catapultato in campo a poco più di venti minuti dal termine della stagione nella partita più tesa dell’anno. Ed è proprio qui che riaffiorano i fantasmi nella mente dei tifosi, spettatori inermi della catastrofica prestazione offerta dal brasiliano, che entra in campo come se stesse giocando un’amichevole ma con la tensione di una finale di Champions, sbagliando praticamente tutto, dal passaggio a due metri fino alla diagonale. Vediamo che ne sarà di lui la prossima stagione con Conte.

Brozovic 6,5: Il croato nonostante le fatiche del mondiale disputa ancora una grande stagione, scendendo in campo per 42 volte nonostante un contributo in zona gol che conta 1 assist e 2 gol (che sarebbero stati 3 se Keita non avesse commesso il fallo più inutile della storia del calcio). Il suo moto perpetuo a centrocampo lo rende il motore della squadra e un punto di riferimento per tutti i compagni a centrocampo che trovano in lui sempre una linea di passaggio libera. L’unico pesante neo della sua stagione è il rigore sbagliato in casa dell’Eintracht che avrebbe probabilmente cambiato completamente il percorso in Europa League. La cura Spalletti a metà dello scorso anno lo ha trasformato da giocatore fischiato e sul piede di partenza a cervello e punto fisso del centrocampo, e lui si è confermato un giocatore imprescindibile anche quest’anno. A meno di clamorose offerte, resterà a percorrere i suoi 12Km a partita a San Siro.

Vecino 6+: Giocatore che sale in cattedra quando il gioco diventa duro, e dopo il gol qualificazione dello scorso anno a 10 minuti dal termine della stagione si ripete segnando il 2-1 contro il Tottenham nel girone che spiana la strada ad una qualificazione alla fase ad eliminazione diretta poi maledettamente non raggiunta. Oltre a quell’highlight la sua stagione non è memorabile, spesso insufficiente in mezzo al campo ha però il merito di farsi trovare sempre in area avversaria coi tempi giusti. La sua capacità di inserimento lo porta anche a segnare un importantissimo gol contro il Milan nel Derby di ritorno. Per chiudere la stagione in bellezza, è lui che innesca il contropiede del definitivo 2-1 contro l’Empoli, andando a colpire il palo dopo una bella cavalcata. Chiude l’anno con 5 gol e 5 assist in 40 apparizioni, l’impressione però è che dopo il mercato di questa stagione dovrà impegnarsi per riconquistarsi la titolarità.

Gagliardini 5,5: Utilizzato con il contagocce da Spalletti, riesce comunque ad ottenere un importante bottino di 5 reti in sole 19 presenze, di cui 2 doppiette al Genoa e 1 gol alla Spal. Soltanto in 8 presenze rimane in campo per 90′ ma non dà mai l’impressione di essere un upgrade rispetto ai compagni. Utile quando serve fisicità in mezzo al campo ma troppo spesso si è dimostrato lento e tecnicamente non all’altezza dei colori che indossa, per la seconda stagione consecutiva. Chissà che con Conte non riesca a ritrovare la forma e la confidenza mostrata con la maglia dell’Atalanta.

Borja Valero 6: Inizia la stagione come prima riserva del centrocampo titolare, e per via dei numerosi infortuni o delle squalifiche stagionali, si trova spesso ad essere chiamato in causa, facendosi trovare sempre pronto e dialogando bene con i compagni di reparto. La sua principale caratteristica è il palleggio pulito e a pochi tocchi, motivo per il quale si è sempre espresso al meglio giocando da vertice basso al posto di Brozovic piuttosto che da vertice avanzato al posto di Nainggolan. Nella prima parte dell’anno Spalletti lo utilizzava come mossa vincente quando era il momento di tentare il tutto per tutto per ribaltare il risultato (vedasi Inter-Tottenham) andando contro l’immaginario collettivo del dover per forza inserire più attaccanti possibili per vincere la partita. Ormai conclusa la sua seconda stagione nerazzurra e con 34 primavere alle spalle, è facile pensare che l’Inter cercherà di ringiovanire la rosa per la prossima stagione.

Joao Mario 5: La stagione del portoghese ha del surreale. Dopo le dichiarazioni della scorsa estate in cui dichiarava di non voler più nemmeno tornare a Milano, si ritrova in rosa per via della mancanza di offerte adeguate (o non) giunte in sede per il suo cartellino. Si rende così conto di dover fare marcia indietro chiedendo scusa ai tifosi e rimboccandosi le maniche per mettersi in mostra. Dopo diverse partite ad osservare i compagni dalla panchina si ritrova incredibilmente titolare in una partita delicata come la trasferta di Roma contro la Lazio, giocando tra l’altro ad alti livelli e suscitando lo stupore di tutti. Da quel momento scende in campo con un’importante frequenza, sfornando sempre prestazioni importanti fino a trovare il gol che tanto gli mancava. Da quel momento torna nel dimenticatoio e quando viene chiamato in causa a partita in corso è una sofferenza per tutti i tifosi. Probabilmente il suo passo cadenzato poco si sposa con l’idea che l’interista ha del proprio giocatore ideale, in ogni caso anche per lui probabilmente questa sarà stata la sua ultima stagione a Milano.

Nainggolan 7-: Fino a poche settimane fa il suo voto sarebbe stato insufficiente. Il suo inizio di stagione è fortemente e negativamente influenzato da continui infortuni, serate e ricadute. Si infortuna subito in ritiro saltando gran parte della preparazione, torna in forma dopo qualche partita di campionato e segna subito un gol decisivo a Bologna, per poi ripetersi in Champions contro il PSV per il gol del momentaneo 1-1. Dall’infortunio con il Milan poco dopo inzia un calvario di ricadute che lo riporta in campo solo diverse settimane dopo e in una condizione imbarazzante, facendogli perdere il momento chiave della stagione. In Coppa Italia sbaglia il rigore decisivo che ci condanna all’eliminazione contro la Lazio, ed è quello il momento più basso della sua avventura interista, preso di mira a quel punto dalla gran parte della tifoseria (come se non bastasse nello stesso periodo esplodeva Zaniolo a peggiorare ulteriormente la situazione). Da quel momento il Ninja fa mea culpa e inizia ad allenarsi più intensamente e a condurre una vita più idonea a quella di un atleta, andando a segnare tre reti nelle ultime sette partite tra cui quella più importante che ci regala l’accesso alla prossima Champions League, ripagando tifosi e società dell’investimento fatto. Chiude questa prima stagione con 36 presenze tra campionato e coppe, 7 reti 3 assist e troppe partite saltate per infortuni.

Perisic 5: Ormai giunto alla quarta stagione in nerazzurro, era lecito sperare che dopo un mondiale da protagonista si sarebbe ripetuto anche in campionato, sopratutto con una certa costanza. Ed invece dopo due gol nelle prime tre giornate scompare nuovamente dai radar, giocando prestazioni anonime al limite dell’imbarazzante, senza riuscire a superare mai un diretto avversario e a fornire palloni interessanti ai suoi compagni in area. A gennaio chiede apertamente la cessione, ma l’offerta giusta non arriva e allora anche lui si rimette in gioco per provare a far alzare la sua valutazione. Spalletti non vi rinuncia mai nemmeno quando è indifendibile, per questo chiude la stagione con 45 presenze, 9 gol e 8 assist, un rendimento assolutamente di tutto rispetto sulla carta, ma con una discontinuità che la storia ed il blasone dell’Inter non possono più permettersi. Ancora 30enne e con l’ormai palesata voglia di misurarsi in Premier, potrà essere un’importante pedina di scambio per gli affari di questa estate, a meno che Conte non veda in lui la sua ala ideale per il 3-5-2.

Keita 5,5: Arrivato come colpo di coda del mercato e con grande entusiasmo da parte dei tifosi che ancora avevano stampato in mente il Keita Balde della Lazio, in realtà finisce col trovare pochissimo spazio collezionando poco più di 1.000 minuti in stagione. Nonostante il suo ruolo naturale di ala sinistra, viene spesso chiamato a giocare nella fascia opposta o addirittura punta centrale in casi di emergenza, senza mai convincere allenatore società e tifosi. Trova il suo momento migliore di forma verso Dicembre, con la doppietta al Frosinone e il gol alla Roma in una settimana. Si ripete ad Empoli a fine Dicembre e da lì in poi inizia un calvario di infortuni e ricadute che lo fanno rientrare in campo solo a fine Marzo. Stringe i denti e scende in campo nella gara di ritorno contro il Francoforte in piena emergenza di giocatori, ma la prestazione è deludente. La dirigenza ha preso la decisione di non esercitare il riscatto fissato a 34 milioni dal Monaco per Keita, in particolare per via dei troppi problemi fisici che ne hanno minato la disponibilità nel momento più importante della stagione. In ogni caso gli vanno riconosciuti i meriti per aver contribuito a portarci in Champions League, segnando il gol dell’1-0 dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo. L’ingenua espulsione nei minuti di recupero avrebbero potuto minare l’intera stagione ma per fortuna alla fine è andata bene così.

Candreva 5: Utilizzato da Spalletti per poco più di 1.000 minuti di cui quasi 200 solo in Coppa Italia, non riesce a conquistare San Siro con le sue finte, contro-finte e contro-contro-finte. In questa stagione lo si ricorda principalmente per la grande doppietta contro il Benevento in Coppa, per uno schema da calcio piazzato con Perisic che passerà alla storia come uno dei più brutti mai pensati, per i Tweet al veleno della compagna e per poco altro. Compiuti 32 anni è forse giunto il momento che le strade si separino.

Politano 7: Insieme a De Vrij è il miglior acquisto della stagione per continuità e livello delle prestazioni. Giunto a Milano con poche aspettative da parte della tifoseria per un ragazzo acquistato in prestito dal Sassuolo, riesce invece subito a conquistare San Siro con la sua capacità di creare sempre superiorità numerica oltre che finalmente di vedere un mancino che si accentra da destra per calciare in porta. Una delle sue migliori prestazioni è contro il Barcellona, dove qualche impavido lo paragona scherzosamente al “Messi italiano” per la somiglianza nello stile di gioco. Ha un periodo di flessione verso metà stagione dove probabilmente a corto di benzina per via del dispendioso lavoro a tutta fascia perde lucidità e diventa meno incisivo. Le scelte di Spalletti di sostituirlo spesso nei momenti chiave delle partite importanti (Juventus, PSV, ecc…) portano gran parte della tifoseria ad etichettare l’allenatore come troppo conservativo. Oltre ad essere uno dei pochissimi giocatori in rosa ad aver incrementato il proprio valore di mercato, chiude la stagione con ben 46 presenze 6 reti e 8 assist, meritandosi la riconferma e convincendo la dirigenza ad esercitare il diritto di riscatto fissato a 20 milioni. Con Conte dovrà reinventarsi seconda punta ma la sua duttilità tornerà sicuramente utile nel corso della stagione.

Lautaro 6: Alti e bassi nella sua prima stagione interista. Inizia con un euro-gol in amichevole contro l’Atletico Madrid che lo innalzano subito a potenziale fenomeno, salvo poi finire in panchina dopo 70′ da dimenticare alla prima di campionato contro il Sassuolo. Torna da titolare a fine settembre e segna subito in casa contro il Cagliari, giocando una partita da attaccante completo. Di nuovo relegato in panchina trova ancora la via del gol contro il Frosinone a fine novembre, giocando però quasi tutti spezzoni di partita. E’ in questo periodo che il padre su Twitter si sfoga contro Spalletti per il poco impiego del figlio, situazione che non fa che peggiorare la situazione. Nella partita più importante della sua breve carriera contro il PSV nei minuti di recupero ha sulla testa il pallone che virtualmente spedirebbe l’Inter agli ottavi di finale di Champions League, ma il pallone finisce clamorosamente sopra la traversa tra l’incredulità generale. Poche settimane dopo si fa parzialmente perdonare col gol della vittoria a San Siro contro il Napoli.
Un altro highlight negativo della stagione è il rigore sbagliato contro la Lazio in Coppa Italia e la conseguente eliminazione dalla competizione. Torna poi in cattedra segnando il gol del definitivo 1-0 contro il Parma che pone fine ad un gennaio da incubo. Da quel momento diventa titolare fisso per via dell’auto-esclusione di Icardi, pur senza incantare per media realizzativa ma giocando un buon calcio per la squadra. Il rigore del definitivo 3-2 contro il Milan è l’ultimo punto esclamativo della sua stagione, i restanti due mesi non sono da ricordare. I numeri della sua stagione dicono che l’argentino ha segnato un gol ogni 196 minuti, ed il suo bottino finale mostra uno score di 9 reti e 2 assist in 35 presenze. Sicuramente non è Gabigol come alcuni temevano, e la prossima stagione la sua permanenza non è minimamente in discussione, ha dimostrato di poter stare tra i grandi e ha solo bisogno di migliorare le sue abilità sotto porta.

Icardi 4: La nota più dolente riguarda lui. Inizia bene la stagione trovando con discreta frequenza la via del gol e segnando reti decisive in Champions League (il gol del momentaneo pareggio contro il Tottenham, il gol della vittoria contro il PSV e il gol del definitivo pareggio contro il Barcellona). Dopo due mesi a cavallo tra dicembre e gennaio di dichiarazioni completamente fuori luogo da parte sua e della moglie-agente, relativa a richieste di aumento mostrando anche poco rispetto alla società con dichiarazioni del tipo “firmerò il rinnovo quando l’Inter mi sottoporrà un’offerta corretta ed adeguata”, qualcuno in dirigenza (o Spalletti) decide che è il momento di dire basta e di dare un segnale forte alla squadra togliendogli la fascia da capitano. La sua reazione è una delle cose più tristi mai viste nella storia del calcio. Prima decide di enfatizzare un fastidio al ginocchio rifiutando convocazioni e iniziando terapie per un mese e mezzo, poi fa intervenire un avvocato a mediare tra lui e la società per il rientro in squadra. In tutto ciò l’allenatore a mezzo stampa non perde occasione per lanciare frecciatine e la parte più calda della tifoseria decide che tutto questo è troppo, chiudendo definitivamente con Icardi. Le sue apparizioni in tribuna vengono accolte dai fischi così come le successive apparizioni in campo da aprile in poi. Il non essersi messo a disposizione della squadra nella partita di ritorno contro il Francoforte, costringendo Spalletti a far esordire nel secondo tempo due primavera è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Negli ultimi due mesi di turn-over con Lautaro ha collezionato due reti, entrambe su rigore, ed un assist. La sua stagione e probabilmente la sua esperienza con l’Inter termina con un rigore sbagliato sotto la Curva Nord, ed un’uscita dal campo immerso tra i fischi di gran parte dello stadio. Solo il tempo chiarirà cosa è accaduto davvero nello spogliatoio e cosa ha portato il giocatore a rifiutare convocazioni e a rifiutare di rientrare in squadra nel momento del bisogno.

Spalletti 6: Raggiunge l’obiettivo minimo, con tante difficoltà e con un percorso tortuoso, ma ha il merito di raggiungere l’obiettivo per il secondo anno consecutivo, riportandoci nell’Europa che conta, dove l’Inter merita di stare. Ringrazieremo sempre Luciano per averci fatto sedere ancora al tavolo dei grandi dopo anni di inferno, ma la sua avventura giunge al termine in nome di un salto di qualità che la dirigenza si aspetta da Antonio Conte. Luciano tocca con mano la qualificazione agli ottavi di Champions League ma poi si fa soffiare da sotto al naso il sogno, colpevole di non aver trasmesso ai giocatori la giusta cattiveria nel match decisivo contro il PSV, quando sull’1-1 la squadra si è messa a far melina invece che cercare il gol della vittoria. Nel corso della stagione i suoi cambi giudicati troppo conservativi e spesso errati hanno portato l’umore generale di San Siro a chiedere il suo esonero, ma questa è l’unica colpa che gli può essere imputata. Perché Luciano è uno dei pochi allenatori negli ultimi anni che ha sempre difeso i colori nerazzurri e ha sempre dimostrato di poterci stare tra quelli che tifano davvero Inter, nonostante qualche uscita troppo azzardata nei confronti di alcuni singoli o della dirigenza. Lo ringrazieremo per sempre e gli auguriamo i migliori successi per il suo futuro professionale. Non bisogna mai dimenticare dove eravamo quando ci ha presi, e dove ci ha portato mentre ci saluta.

Finalmente fuori dal Settlement Agreement, una volta chiuso questo bilancio al 30/06/2019 con qualche plusvalenza l’Inter potrà tornare ad operare con pochissimi vincoli in questa sessione di mercato. La prima mossa di mettere sotto contratto Antonio Conte per una cifra intorno ai 10 milioni netti l’anno è un chiaro segnale che la dirigenza vuole tornare lottare per traguardi importanti, e sicuramente il mercato sarà all’altezza dell’allenatore e delle sue richieste.

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Redazione
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