Peppino Prisco

Mi ritorna in mente l’avvocato Prisco, lui diceva che la Serie A è il nostro D.N.A. Io non rubo il campionato ed in Serie B non son mai stato“. L’applauso prima ed il boato poi che accompagnano questo pezzo della canzone “C’è Solo l’Inter”, a San Siro, regalano una prima percezione di ciò che era Peppino Prisco. Incarnava nella sua figura l’interismo, con la stessa semplicità con cui era stato alpino, con cui ha partecipato alla campagna di Russia come tenente nel reggimento Julia. Peppino Prisco era un figlio del mondo con il cuore nerazzurro.

Peppino Prisco “dietro le quinte”

E’ riduttivo ricondurre una campagna di Russia ad un dietro le quinte, ma Peppino Prisco è conosciuto al mondo più per la sua ideologia nerazzurra che per ciò che ha fatto fuori dal campo. Tenente della divisione “L’Aquila” facente parte del 9° reggimento della divisione alpini. Insieme a molti altri suoi compagni a combattuto per l’Italia in territori freddi come quelli russi.

E’stato tra i pochi, 159, a riuscire a tornare a casa portando avanti, a tutti gli effetti il suo essere alpino. Non è mai mancato ad un raduno, come segno di riconoscenza, verso una dea bendata che l’ha voluto di rientro nel nostro paese. Peppino Prisco di professione era avvocato. Per anni è stato tra i più noti penalisti di Milano iscritto all’albo degli avvocati. Ma Prisco era anche, e soprattutto, altro….

Il suo amore viscerale per l’Inter

…Era altro Peppino Prisco. Era un interista di quelli a cui non basta nemmeno la sigla Doc. Prisco è riuscito ad andare oltre questa semplice sigla ed entrare in un mondo irrazionale di cui non c’è sigla che tenga.

Attento e lavoratore instancabile per la sua amata. C’è, grande come una casa, il suo zampino nella trattativa che porta l’Inter a diventare, nuovamente dei Moratti, (febbraio 1995). C’è il suo saper essere avvocato nella lattina di Glabach. Partita da rigiocare dopo la ferita di Boninsegna e Inter che passa il turno.

Una difesa che andava oltre il semplice lavoro d’avvocato e si tramutava in uno sfottò continuo verso chi non era nerazzurro. Manco a dirlo, Milan e Juve, sono stati i suoi bersagli preferiti. “Se stringo la mano ad un milanista me la lavo, se la stringo ad uno juventino mi conto le dita” rimane lo sfottò per eccellenza in cui vengono assimilitati i suoi più acerrimi rivali calcisticamente parlando. Chissà se il coro “torneranno in Serie B” l’avrebbe riservato anche ai bianconeri, nel 2006, lui che questo evento se l’è perso, ma siamo sicuri che anche lassù si sarà fatto una ghignata com’era solito fare in questi casi. Una Juve in serie B e una Champions, (per lui che le prime due le aveva viste), perse ma festeggiate nel mondo ultraterreno laddove starà continuando a difendere l’Inter a spada tratta.

S’è nè andato in silenzio…

Il destino è stato beffardo. Quasi a volergli ridare indietro tutti gli sfottò e gli scherzi fatti. Il 10 dicembre 2001 Peppino Prisco ha compiuto 80 anni e, negli studi di Controcampo, (sotto il video), aveva dichiarato di accettare la morte ma se questa l’avesse avvisato con 48 h di preavviso. Ebbene, la notte tra l’11 e il 12 dicembre 2001, il più interista di tutti se n’è andato senza designare un suo erede tra i tifosi nerazzurri perchè nessuno sarà mai come Peppino Prisco

https://www.youtube.com/watch?v=pZbug8y-7Ks

Scrivere è bello. Farlo parlando della propria squadra del cuore credo sia la massima aspirazione per chiunque sogni di fare questa professione.