Secondo miglior marcatore dell’Inter da 3 anni a questa parte, miglior assist man nerazzurro della scorsa stagione, un Mondiale sfumato nel secondo tempo della finale contro la Francia ma vissuto da protagonista ed infine due goal in due partite e mezzo disputate in questa stagione. Luciano Spalletti non ha mai fatto mistero di ritenere Ivan Perisic un elemento insostituibile nel suo 11 titolare, addirittura più importante di capitan Icardi. Non lo ha panchinato quando si è misteriosamente perso psicologicamente da dicembre 2017 a marzo 2018; ha preferito (sbagliando) tenerlo in campo nella sfida di aprile contro la Juventus. Contro il Sassuolo non ha fatto parte dell’undici iniziale solo perché aveva pochi allenamenti ma è entrato ad inizio secondo tempo per cercare di risollevare una squadra in balia dell’avversario. Segni evidenti della stima incondizionata di cui gode l’ala croata; lo stesso Spalletti, alla domanda sulla possibilità di concedergli un po’ di riposo, fece intendere senza troppi giri di parole che da uno come lui si aspetta sempre una giocata decisiva, anche quando non è in forma. Un’esagerazione o la pura realtà?

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Lo score

Da quando è giunto all’Inter, ormai 4 anni fa, il croato ha visto aumentare sensibilmente il minutaggio ed insieme ad esso i goal e gli assist per i compagni: nella stagione 2015/2016 giocò in totale per 2407 minuti (34 partite) in serie A, mettendo a segno 7 reti e fornendo 5 assist totali. Potremmo considerarla la sua stagione peggiore, poiché fu la prima in un campionato diverso e quell’anno i nerazzurri faticarono non poco per trovare la via del goal: basti pensare che il miglior marcatore, Icardi, realizzò “appena” 16 reti in campionato!

L’anno successivo, quello dei 3 allenatori in panchina (4 se consideriamo due le parentesi di Stefano Vecchi), l’ala di Split inizia ad incrementare il suo rendimento, giocando quasi tutte le partite (36) e, complice l’assenza di alternative vere nel suo ruolo, vede il suo minutaggio aumentare: 2757 minuti, nei quali segna 11 volte (indimenticabile quello alla Juventus) e fornisce ben 11 assist ai compagni. Quel che colpisce, però, sono i frequenti periodi di pausa che Perisic si prende: per ben 4 volte, infatti, passano 4 giornate prima che riesca a segnare o fornire un assist vincente ai compagni.

Quella dello scorso anno può essere considerata la migliore stagione disputata da Perisic in maglia nerazzurra. Non tanto per il numero di reti segnate o assist (sempre 11, come nella stagione precedente) ma perché il croato non ha saltato nessuna partita se non quella fuori casa contro il Genoa per un infortunio alla spalla. 37 presenze, per un totale di 3317 minuti in campo, 4 sostituzioni in campionato. Solo Handanovic e Skriniar hanno avuto un minutaggio migliore.

In queste prime 3 partite, Perisic ha già rimarcato la sua importanza in campo: se nel match d’esordio contro il Sassuolo non è riuscito a segnare, contro il Torino ha siglato il primo goal suo (e dell’Inter) in questa stagione, mentre contro il Bologna ha contribuito alla vittoria con un assist per Candreva (goal dello 0-2) e con il goal del definitivo 0-3, che ha chiuso una partita bloccata ed avviata ad uno 0-0 molto deludente.

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Perisic come Icardi?

Una cosa che ha accomunato Perisic ad Icardi in questi anni è stata l’eccessiva mole di critiche piovutegli addosso anche nei momenti in cui, onestamente, non le meritava affatto. E’ stato accusato di essere discontinuo, ripetitivo nei movimenti, egoista, finanche di essere una delle cause delle difficoltà dell’Inter nel segnare più goal durante il campionato; quest’ultima, in particolare, ricorda molto l’accusa ad Icardi di non giocare per la squadra e di volere essere l’unico ad essere servito in area di rigore, impedendo dunque che altri possano andare in rete da posizione più favorevole. Critiche pretestuose, in realtà. E’ vero che, come è stato evidenziato prima, Perisic si prende delle “pause”, nelle quali non segna e non fa assist, ma questi sono fattori di cui si deve tenere conto all’interno di una stagione. Forse l’abitudine ai videogame ha alterato la capacità di giudizio di certi tifosi, abituati a vedere segnare i giocatori in ogni partita. Essendo il calcio uno sport di squadra, dove equilibri e strategia la fanno da padrone, è fisiologico che un giocatore non riesca a segnare in tutte le partite; non ci sono riusciti (e non ci riescono) nemmeno due mostri sacri come Messi e Cristiano Ronaldo in campionati meno tattici della serie A, perché dovrebbero riuscire giocatori qualitativamente meno validi? La verità è che, alla pari di Icardi, Ivan Perisic svolge appieno il suo dovere. Ciò che è mancato all’Inter negli anni passati è stato almeno un altro marcatore sulla destra, uno a centrocampo ed una panchina con sostituti in grado di non far rimpiangere i titolari nei minuti che li vengono concessi. Ma si sa, è molto più facile prendersela con chi, in questi ultimi 3 anni, ha sempre fatto il suo dovere ed è risultato tra i migliori marcatori.

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