“Sono stato vicino al Manchester United l’estate scorsa, potevo andare via. E’ vero. Ma sono rimasto per Spalletti.” Durante un’intervista rilasciata alla testata Four Four Two, Ivan Perisic ha confessato il suo desiderio, in verità mai troppo nascosto, di approdare in Premier nel prossimo futuro, cercando poi di rassicurare i tifosi nerazzurri: “spero possano capire il mio punto di vista”. Come se noi tifosi dovessimo rassegnarci allo status di tappa intermedia verso lidi più prestigiosi e non il punto più alto finora raggiunto da un giocatore quasi trentenne. A ogni modo, è chiaro che qualcosa si sia incrinato tra il croato e la società (nonché i tifosi); non con Spalletti, che lo ha finora considerato un punto fermo, a torto o a ragione, del suo scacchiere tattico. Ma l’arrivo di Beppe Marotta potrebbe far cambiare idea al tecnico di Certaldo. Per quanto appaia altamente improbabile una cessione nell’ormai imminente finestra invernale, il prossimo direttore sportivo dell’Inter ha già pronti dei nomi sul proprio taccuino per l’avvicendamento. E il nome più caldo di tutti, in questi giorni, è quello di Enrico Chiesa, figlio d’arte e attaccante esterno in forza alla Fiorentina, per il quale chiede almeno 80 milioni.
Perché privarsi di Perisic
Troppi, per un giovane che ha ancora molto da dimostrare? Troppo pochi, per un potenziale campione e futura colonna della Nazionale, se rapportati alle cifre folli spese da squadre straniere (e non)? Certo è che l’Inter ha perso un’ottima occasione per monetizzare il più possibile da Perisic, reduce da un Mondiale giocato a livelli stellari che avrebbe potuto portare la sua valutazione ben oltre i 50 milioni di euro offerti solo l’anno prima dallo United. E invece Spalletti ha fatto veto categorico, con i risultati che sembrano dare solo parzialmente ragione al nostro tecnico. Se da un lato Perisic ha sempre dimostrato una professionalità non comune e un atletismo straripante, d’altro canto a ciò non sono sempre corrisposte prestazioni all’altezza, specie nei momenti di appannamento della squadra in cui ci si sarebbe aspettati quantomeno una reazione da leader tecnico (perché, piaccia o no, rimane una delle punte di diamante del nostro organico), puntualmente mai verificatasi.
Un buon banco di prova
Chiaramente, nessun dovrebbe trascendere le logiche di campo, e andrà fatto solo se Spalletti sarà d’accordo sul piano tecnico. Chiesa è un giocatore piuttosto diverso dal croato. Gli manca la disciplina tattica di quest’ultimo, ma ne condivide l’esplosività muscolare, salta l’uomo con estrema facilità e, soprattutto, sembra avere voglia di spaccare il mondo. A nostro parere questo potrebbe essere il primo benchmark per l’avventura di Marotta in nerazzurro; non dimentichiamoci che costui è la longa manus dietro a una delle cessioni più costose (e sportivamente proficue) di sempre; quella di Paul Pogba al Manchester United per la bellezza di 105 milioni di euro. Se dovesse riuscire a vendere bene il croato, una parte di quel ricavato sarebbe già naturalmente reindirizzato nell’acquisto di un suo sostituto, che sia Chiesa o un profilo più pronto.
Chi scrive si augura che il sostituto possa essere proprio l’italiano, in ossequio alla linea verde su giovani e italiani promossa dalla nuova dirigenza (con risultati più o meno buoni, a essere sinceri). Sarebbe inoltre un messaggio anche verso la Juventus, battagliare per l’acquisto di un giocatore così promettente ad armi scoperte, come a dire “da quest’anno ci siamo anche noi“.