Se Radja Nainggolan dovesse vincere un premio nella stagione 2018/19, sarebbe quello per essere l’esempio più calzante di come i sogni sotto l’ombrellone si siano infranti come un’onda sul bagnasciuga a dicembre. L’idea di ricomporre la premiata ditta con Spalletti sembrava sulla carta vincente, ma i problemi disciplinari del Belga e la contemporanea esplosione di Zaniolo, avevano fatto bollare ai più la trattativa come un fallimento. Un errore talmente grande da gettare pesanti ombre perfino sul futuro del tecnico di Certaldo, che lo aveva richiesto. Ma a guardare bene, la stagione dell’ “assaltatore” è stata fino a questo momento più positiva di quanto in realtà la si percepisca e con il Ninja in campo è un’Inter diversa.

UN’ESTATE MALEDETTA

Dopo la delusione per la mancata convocazione per il mondiale, la stagione del belga è iniziata malissimo con l’infortunio durante la preparazione nell’amichevole contro il Sion, che ne ha condizionato la forma per gran parte del campionato. E’ proseguita peggio a fine agosto con la prima Radjata e le immagini di una serata in discoteca il venerdì sera insieme a Corona. Poi un rendimento altalenante fino ai due punti più bassi della sua storia all’Inter: l’orrenda prestazione di Londra e la sospensione per motivi disciplinari di dicembre, che ha gettato più di un’ombra sulla su forma fisica imbarazzante. Se l’audio rubato di whatsapp sembrava mettere una pietra tombale sul suo rapporto con l’ambiente, il “patto con la società”, come lo ha definito Radja, lo ha cambiato totalmente. Tirato a lucido fisicamente, il “Ninja” ha iniziato a mostrare con una certa costanza le buone prestazioni che aveva fornito anche nel 2018 e si è pure contraddistinto per un atteggiamento spiccatamente professionale e motivazionale all’interno della squadra.

L’ALL-IN TATTICO DI SPALLETTI

Nella testa del tecnico toscano, probabilmente il suo più grande estimatore nel pianeta, il belga da solo avrebbe risolto gran parte dei problemi di aridità offensiva dei nerazzurri. Grazie alla sua capacità di riempire l’area con gli inserimenti, il suo impatto fisico e le sue capacità balistiche. Una convinzione sembrata ai più, per lunghi periodi, un abbaglio, ma i fatti paradossalmente sembrano dargli ragione. Quando Nainggolan gira, gira l’Inter. Per certi versi il belga è davvero il giocatore che mancava a questa Inter. La sua propensione a pensare il calcio verticalmente permette alla squadra di uscire dall’impasse di gioco in cui spesso si racchiude. Un gioco pensato a scariche elettriche (qualcuno le chiamerebbe vampate) con cui riesce a rianimare le partite. Anche da un punto di vista mentale, in una squadra con la tendenza a nascondersi, il modo in cui Radja tenta la giocata e suona la carica fa la differenza. Anche il semplice tentare perennemente di, spalle alla porta, fare perno sul suo marcatore per girarsi e poi trovasi faccia alla porta, in quest’Inter ossessionata dal retropassaggio conservativo, è una boccata d’aria fresca.

CON RADJA IN CAMPO SI VINCE DI PIU’

I numeri sembrerebbero confermare quanto il belga sia determinante. Con lui in campo l’Inter ha vinto il 60% delle partite, ha una media punti di 2.00, e subisce 0,6 gol. Senza di lui le medesime statistiche crollano: 37,5% vittorie, 1,4 punti e 1,3 reti incassate. Con 4 gol e 3 assist è dei quattro giocatori offensivi titolari quello con i numeri più bassi, anche meno di Lautaro. Nainggolan è anche il giocatore a cui gli avversari rubano mediamente più palloni: 1.4 a partita, un dato che normalmente viene giustamente considerato negativo, ma che al tempo stesso racconta come il belga, rispetto ai compagni tenda a forzare più la giocata sulla trequarti, porzione di campo solitamente molto pesante per i nerazzurri. E’ anche il secondo giocatore a sbagliare più controlli a partita (1.9) dopo Lautaro Martinez (2.0). 

ESTATE 2019, CHE FARE?

L’isterica stampa sportiva Italiana dopo le ultime tre buone prestazioni da il centrocampista come colonna dell’Inter del futuro, ma che fare nel prossimo anno? La tentazione di vedere quanto possa dare un Nainggolan a pieno servizio per tutto l’anno è forte, al tempo stesso è innegabile che la vita da rockstar del Ninja fa del suo rendimento un perenne azzardo. Inoltre il centrocampista non ha mai nascosto di non considerare Milano il suo ambiente ideale ed, in contrapposizione, ricordare con affetto Roma. La sensazione è che se dovesse andare via Spalletti il rischio di perderlo totalmente a livello di testa sarebbe alto, considerando le ultime parole in cui parla di un debito nei confronti dell’allenatore che potrebbe averlo motivato in questo periodo. Diverso è il discorso se il toscano rimanesse sulla panchina nerazzurra. Quel che è certo è che anche a mezzo servizio, a tratti svogliato, in una stagione scarognata, Nainggolan è comunque tanta robba per questa Inter.

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Anti-juventino militante, impiegato ex-pubblicista, padre, marito ed interista da quando a dodici anni lo portarono a San Siro a vedere la semifinale di Coppa Uefa vinta 3-1 contro il Monaco.