Per la prima volta, l’Inter capolista – di scena a Napoli – ieri è entrata in modalità “gestione” del cospicuo vantaggio nei confronti delle dirette inseguitrici, Milan in primis. E pazienza per il record di vittorie consecutive che si interrompe in terra campana. D’altronde, sarebbe stato scriteriato scendere in campo al Maradona a testa bassa, senza considerare la privilegiata situazione di classifica nella quale gli uomini di Conte si ritrovavano a 8 giornate dal termine. Il tecnico salentino era consapevole che la sconfitta pomeridiana della Juventus a Bergamo avrebbe costretto il Napoli a tentare di vincere con tutte le sue forze per salire alla disperata su quello che poteva essere l’ultimo treno partenopeo con vista aggancio sui bianconeri. E così, l’Inter ha disputato una partita accorta, intelligente, pragmatica. Il risultato giusto nel primo tempo sarebbe stato lo 0-0, dal momento che nessuna delle due squadre ha prevalso sull’altra e le occasioni da rete sono state sostanzialmente poche. La frittata Handanovic-De Vrij, tuttavia, ha costretto l’Inter ad affrontare una nuova sfida, una nuova prova di maturità: trovarsi in situazione di svantaggio per la prima volta dal 10 gennaio, giorno di Roma-Inter. Nel girone di ritorno, dunque, non era mai successo.

Il missile di Chris

I nerazzurri, nel primo tempo, avevano colpito due legni ed incassato il succitato e fortuito autogol di Handanovic. I segnali di una partita stregata e di una sconfitta incombente dopo più di tre mesi c’erano tutti. E probabilmente, come ha sottolineato lo stesso Conte, in passato l’Inter “questa partita l’avrebbe persa“. Ma questa volta no, ed è impressionante come i nerazzurri nel secondo tempo siano scesi in campo con la serenità della grande squadra, decisa a rimettere le cose in chiaro fin da subito. Ci è riuscita a metà, pareggiando il match nonostante – nel recupero – Hakimi abbia avuto la possibilità di portare a termine il delitto perfetto. Il marocchino, come Darmian nel primo tempo, ha sciupato provando il passaggio in mezzo anziché tentare una conclusione fattibile, specie considerando le sue qualità nell’andare in gol. Il gol del pareggio è firmato Christian Eriksen, al suo primo gol in questo campionato dopo quello in Coppa Italia contro il Milan: il danese non segna gol banali, verrebbe da dire. Il numero 24, inoltre, ha colmato finalmente una delle carenze ataviche della squadra nerazzurra: le conclusioni da fuori area. In percentuale, l’Inter è una delle squadre che va in rete di meno dalla distanza. E da Eriksen, quando è stato acquistato, ci si aspettava un miglioramento anche in questo senso. Ci è voluto del tempo, il processo di inserimento del danese nei codificati meccanismi nerazzurri si è rivelato più lungo del previsto, poi Chris è entrato pienamente nel progetto. Ma gli si rimproverava proprio questo: all’Ajax e al Tottenham, oltre che per i gioielli su calcio piazzato, Eriksen era celebre anche per i bolidi da fuori area all’angolino. E ieri, al Maradona, il 24 ci ha fatto vedere un’altra specialità della casa. Ed ha consegnato all’Inter 1 punto dei 13 mancanti alla vigilia.

A 12 punti dal sogno

Adesso la squadra di Conte dista quattro vittorie, tonde tonde, dal raggiungimento di un traguardo eccezionale, per tantissimi motivi. L’Inter è attesa da un’altra trasferta, già mercoledì, questa volta in Liguria contro lo Spezia, che vorrà mettere al sicuro una volta per tutte la salvezza, nonostante il vantaggio sia già rassicurante. Un po’ come quello dei nerazzurri sul Milan, ma c’è fretta di chiudere i discorsi e di evitare finali al cardiopalma con il tipico pathos di cui il popolo nerazzurro farebbe volentieri a meno. Poi Verona, Crotone e Sampdoria: tre squadre che sulla carta non hanno nulla da chiedere a questo campionato. Salvezza già garantita ma nessuna ambizione europea per la prima e la terza, retrocessione già scritta per la seconda. L’obiettivo, nella testa di Conte, dei giocatori e di tutti i tifosi nerazzurri, è quello di chiudere il discorso nel periodo che va dal 21 aprile al 9 maggio, arrivando ai due big match contro Roma e Juventus con un trionfo già in tasca e matematico. Saranno 19 giorni emozionanti, ma soprattutto l’Inter deve far sì che diventino anche storici. 19, un numero non banale. È quello che dovrà essere inciso sulle nostre bandiere, sulle nostre sciarpe, nei nostri cuori, ed incorniciare l’intera stagione nerazzurra.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.