Il giorno dopo, quando l’estasi nerazzurra conseguente alla supremazia schiacciante ammirata in quel di San Siro è ancora al suo culmine, fa quasi sorridere pensare all’enorme tensione che ha accompagnato il popolo interista nell’avvicinamento al match. Mai ci saremmo aspettati una partita vinta ancor prima di scendere in campo, un’Inter sempre in controllo degli avversari e degli eventi come poche volte le capita, oltre a un risultato vittorioso che sta anche stretto – in termini di gol – agli uomini di Conte.

L’Inter, come da tradizione, si era avvicinata alla sfida con i rivali di sempre in un clima quasi drammatico, segnato dalle difficoltà fuori dal campo prima che sul terreno di gioco. Da una parte la questione societaria, culminata in una trattativa per la cessione; dall’altra il solo punto ottenuto negli ultimi due match (contro Sampdoria e Roma) che ha fatto sì che proprio la Juventus si avvicinasse minacciosamente (al fischio d’inizio di San Siro i bianconeri erano potenzialmente a -1 dai nerazzurri) e che il Milan potesse approfittarne per dar via alla fuga. Altro fattore che intimoriva l’ambiente interista era il ruolino di marcia nei big match: l’unica vittoria (non meritata) era stata quella ottenuta contro il Napoli, oltre ai pareggi con Lazio, Atalanta, Roma e alla sconfitta bruciante nel derby con i cugini rossoneri. L’incapacità atavica dell’Inter di fare 31 nel momento in cui si è fatto 30, di raccogliere quell’agognato centesimo con cui arrivare a un euro, di fare – fuor di metafora – quel fatidico passo mentale, quello step in grado di rendere definitivamente l’Inter credibile (per usare concetti cari a Conte) battendo una big convincendo, preoccupava e non poco il popolo interista. Al quale però è stata regalata la grande gioia di battere i rivali di sempre, quelli che vincono il campionato da nove anni, proprio attraverso queste modalità, ovvero schiacciandoli per 90 minuti.

Proprio Vidal!

La figura di Arturo Vidal è stata bersaglio (spesso anche giustamente) di feroci critiche durante l’avvio di stagione, a seguito di un rendimento nettamente al di sotto delle aspettative e al netto di alcuni errori marchiani commessi in Champions League e in Serie A. Il cileno, nel momento in cui la porta sembrava stregata, aveva risposto a un tifoso che invocava un suo gol dicendo “ne faccio uno e poi ne metto dieci”. Il primo è arrivato mercoledì scorso su calcio di rigore a Firenze, in Coppa Italia. E sembra proprio che Vidal voglia fare di tutto per mantenere la promessa, visto che è stato seguito a ruota dal secondo, nella partita più importante, anche per lui. Ma per non farci mancare nulla, è arrivata anche l’aspra polemica nel prepartita per il bacio di Vidal sul petto di Chiellini, proprio lì dove figurava lo stemma della Juventus. Facile per i tifosi bianconeri lasciarsi andare a grasse e superbe risate, allo sberleffo condito da un senso di superiorità che troppe volte l’Inter ha contribuito a rinforzare con le sue prestazioni negli scontri diretti. Peccato per loro che il sorriso si sia trasformato in un rabbioso silenzio dopo soli 12 minuti, quando proprio l’ex ha realizzato il suo primo gol su azione con la maglia dell’Inter, la sua prima rete in Serie A dopo sei anni proprio contro la Juventus. E così, come per magia, nessun tifoso bianconero ha pensato più di riproporre l’immagine del “bacio di Giuda”, che da affilata arma di dileggio utilizzata per ferire gli avversari ha assunto tutto a un tratto un senso di beffa per gli juventini. A volte, le storie di calcio, possono essere straordinarie. Se vanno a favore dell’Inter e contro la Juventus, poi, assumono tratti magnifici.

Non c’è partita!

La sensazione forte, come detto, è che i nerazzurri abbiano vinto il match prima ancora di scendere in campo. Il dato di fatto ancor più convincente e piacevolmente inedito – oltre al gol di Vidal – è che l’Inter continua, anche dopo l’1-0, a seguire il copione precedente, ovvero tenta di azzannare ancora l’avversario per segnare altri gol, non concedendo scampo ai rivali, dimostrando di essere assetati di sangue oltre che di tre punti. Un vero peccato che i nerazzurri – questo sangue – non riescano ad estirparlo per intero (sportivamente parlando, si intende), visto che lasciano in vita la Juventus palesando il proprio difetto storico, ovvero la mancanza di cinismo sotto porta. Se ci fosse stato il killer-instinct, staremmo parlando di un risultato epocale, storico, leggendario. Sbaglia clamorosamente Lautaro a porta vuota, sbaglia una conclusione comoda Lukaku, sbaglia Vidal, ma in generale i nerazzurri non riescono a trovare l’ultimo passaggio, l’ultima giocata a coronamento di azioni o ripartenze spettacolari.

Conte fa valere l’esperienza ed annienta tatticamente l’allievo Pirlo: la Juventus non sa letteralmente cosa fare, sul prato di San Siro. L’Inter attira il pressing avversario e ne elude costantemente la prima fase come se fosse un gioco da ragazzi, a dimostrazione che la partita è stata preparata alla perfezione. Gli uomini di Conte sono più pronti, prevalgono a livello atletico, fisico, motivazionale: in una parola, superiori. A 360 gradi. E vincono la maggior parte dei duelli individuali. Se Chiellini – nonostante la carta d’identità sbiadita – dimostra di essere ancora un grande difensore dando filo da torcere a Lukaku, Hakimi distrugge Frabotta mentre Young, quasi inaspettatamente, non soffre Chiesa. Ma sono i tre centrocampisti nerazzurri a stravincere la sfida contro i pari grado bianconeri e a determinare in maniera lampante l’esito del match. Il trio Barella-Brozovic-Vidal distrugge Ramsey-Bentancur-Rabiot in maniera nitida e inappellabile. Il numero 23 interista lascia letteralmente senza parole per la corsa che sembra non finire mai, ma non sarebbe giusto ridurre l’inestimabile valore di Nicolò Barella alle capacità atletiche. Il centrocampista sardo fa sempre la cosa giusta, come quando pennella un cross straordinario per il gol di Vidal esattamente come aveva fatto mercoledì in Coppa Italia per Lukaku. Diciamolo chiaramente: Barella non è solo quantità ma è anche tanta, tantissima qualità. Fa la differenza in entrambe le fasi: il primo a guidare il pressing da leader vero, il primo a chiudere le linee di passaggio quando necessario, il primo protagonista delle ripartenze. Un centrocampista totale, un tesoro che l’Inter deve tenersi stretto. E che, proprio in uno dei suoi innumerevoli scatti verso la porta avversaria, viene premiato in maniera egregia da un altro giovane italiano nerazzurro: Alessandro Bastoni. A proposito di giocatori totali, moderni, il numero 95 ne è un altro manifesto: disputa una partita pazzesca, perfetta, che culmina con un meraviglioso lancio di 60 metri per Barella, sfruttando anche un clamoroso buco difensivo juventino, al quale aggiunge un numero enorme di anticipi difensivi e di chiusure puntuali. Al suo fianco un De Vrij sontuoso e uno Skriniar ormai protagonista assoluto di questa Inter: perché quando disputi una prima fase di stagione così convincente e nella partita più importante annulli completamente Cristiano Ronaldo, vuol dire che stai bene psicologicamente prima che fisicamente. L’Inter ha trovato un blocco di giovani giocatori importanti sui quali costruire e che dimostra anche un forte attaccamento alla maglia: questi interpreti possono rappresentare le fondamenta di un ciclo, sarebbe delittuoso lasciarli andare sul mercato.

È cambiata la storia

Non sappiamo se l’Inter vincerà lo scudetto, non sappiamo nemmeno se la striscia di scudetti della Juventus verrà interrotta nel 2021. Quel che è certo, però, è che i nerazzurri – con una vittoria così netta – hanno cambiato la propria storia recente nei duelli con i bianconeri. Troppe volte (non ultime le due sfide della passata stagione, poi rivelatesi decisive per il tricolore juventino) negli ultimi anni la Beneamata era partita già battuta, nervosa, dando quasi l’impressione di volersi privare di un peso anziché di disputare una partita di calcio. Negli ultimi nove anni, contro la Juventus aveva vinto solo due volte: con Stramaccioni allo Stadium nel 2012 e con De Boer a San Siro nel 2016. Due successi casuali, visto l’andamento complessivamente nefasto delle stagioni in questione. Un exploit passeggero, insomma. Questa volta no, questa volta era una sfida scudetto e l’Inter ha dominato i rivali dal primo all’ultimo minuto. Può essere una sliding door epocale. Questa vittoria è figlia di un’Inter nuova, quella che si è liberata del complesso Juve grazie una prestazione meravigliosa dando prova di aver acquisito finalmente una mentalità da grande e di essere pronta a giocarsela ad armi pari. Se il gap a livello di rosa ancora esiste, quello sul campo è stato praticamente azzerato.

Ovviamente la Juventus non è ancora fuori dai giochi, sarebbe imprudente ed ingenuo pensare una cosa del genere, visto che i punti di vantaggio sono potenzialmente solo quattro. Ed è qui che Conte dovrà essere bravo rispetto al passato nerazzurro. Dopo le ultime due vittorie in campionato contro la Juventus, l’Inter è entrata in crisi per mesi. Non un atteggiamento da grande squadra. Se il tecnico è stato bravo nell’annullare il complesso verso i bianconeri, regalandosi anche la prima vittoria da allenatore contro il suo passato, altrettanto abile dovrà essere nel gestire l’inevitabile euforia che farà seguito ad un successo così netto. Tenendo tutti sul pianeta Terra ma contemporaneamente incanalando la carica di energia positiva per alzare l’autostima, acquisire ulteriore coraggio e consapevolezza nei propri mezzi. E, finalmente, giocarsi le chance di vincere il campionato. Senza paura e con tanta fame. L’Inter adesso può e deve puntare al bersaglio grosso.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.