Foto Massimo Paolone/LaPresse 16 luglio 2020 Ferrara, Italia sport calcio Spal vs Inter - Campionato di calcio Serie A TIM 2019/2020 - stadio Paolo Mazza Nella foto: Antonio Conte (FC Internazionale Milano) osserva Photo Massimo Paolone/LaPresse July 16, 2020 Ferrara, Italy sport soccer Spal vs Inter - Italian Football Championship League A TIM 2019/2020 - Paolo Mazza stadium In the pic: Antonio Conte (FC Internazionale Milano) looks on

Seconda vittoria consecutiva per l’Inter e altri 2 punti recuperati alla Juventus, adesso a -6 5 giornate dalla fine. Solo note positive dalla serata di Ferrara. Sì, è vero, l’avversaria era l’ultima in classifica, già virtualmente in Serie B, ma pochi giorni fa aveva fermato il Milan in grande spolvero del post-lockdown. Skriniar è tornato sui suoi livelli, Ranocchia senza sbavature, Bastoni conferma il suo costante processo di crescita, tre quarti del centrocampo è andato in gol.

PAGELLE SPAL-INTER

Ma è stata anche la serata dei guizzi di Christian Eriksen che, pur essendo ancora lontano dalla sua miglior versione, ha mostrato alcune skills del suo vasto repertorio, fra cross, tocchi di qualità e anche un paio di dribbling. Conte ha confermato che si sta inserendo gradualmente, consigliandogli di essere “meno timido”, smentendo inoltre le voci che vorrebbero lui e il danese ai ferri corti: “È un bravissimo ragazzo, non presuntuoso, umile, non puoi non volergli bene”. Davanti, Lautaro Martinez non ha segnato, ma ha svolto un gran lavoro per la squadra, mostrandosi sempre lucido in fase avanzata, ma soprattutto supportando con costanza il suo compagno di reparto, ancora una volta migliore in campo.

Sanchez, che forma!

Altra prova superlativa per Alexis Sanchez, che si sta confermando uno degli uomini migliori dell’Inter post-ripartenza. Svaria su tutto il fronte offensivo, non offrendo mai punti di riferimento alla difesa avversaria grazie alla sua dirompente agilità. Ma d’altronde, gli unici dubbi legati al Nino Maravilla non possono che essere legati alla sua tenuta fisica, perché se sta bene è ancora un giocatore di livello superiore. E finalmente ce lo stiamo godendo. Ancora un assist, stavolta per Candreva, ma i lanci e le idee con cui premia i compagni sono sempre degne di nota. Stavolta, a dispetto di chi lo aveva criticato per lo scarso apporto in fase realizzativa, va anche a segno personalmente. Insomma, una serata perfetta. L’Inter sta prendendo seriamente in considerazione l’ipotesi dell’acquisto a titolo definitivo, anche se Marotta nel pre-partita non si è sbilanciato. Di certo i nerazzurri non possono permettersi di perdere un giocatore così in forma per le Final Eight di Europa League, anche perché significherebbe presentarsi alla competizione europea con due soli attaccanti a disposizione. Averlo, anche dalla panchina, significherebbe disporre di una preziosa arma per cambiare la partita che, specialmente in gara secca, potrebbe rivelarsi decisiva. Di sicuro, Sanchez si sta prendendo l’Inter e con lei i suoi tifosi.

Numeri

Dopo settimane di feroci critiche ad Antonio Conte per la sua gestione, è giusto snocciolare qualche dato che può rendere l’idea del miglioramento che sta caratterizzando il progetto nerazzurro. +10 rispetto alla passata stagione, mancano 2 punti per la qualificazione in Champions League che nelle ultime due annate è stata agguantata nell’atto finale, contro Lazio prima ed Empoli poi. L’anno scorso si chiuse a 69 punti, due anni fa a 72: quest’anno siamo a 71 punti dopo 33 giornate. Per ritrovare un punteggio migliore dopo l’identico numero di partite, bisogna risalire alla stagione 2008-09, primo anno di Mourinho sulla panchina nerazzurra. Già, perché rispetto all’anno del Triplete, in campionato, questa Inter è a +4. I nerazzurri, inoltre, vantano il secondo miglior attacco (72 gol, dietro l’irraggiungibile Atalanta a 93) e la miglior difesa (34 gol subiti). I punti di distanza dalla Juventus, come detto, sono 6. L’anno scorso, a questo punto, erano 26 e si chiuse il campionato a -21. Ma dal 2011-12 in poi il distacco è stato sempre di 25, 30 o addirittura 40 punti. Non male, vero?

Una montagna di rimpianti

Detto che sognare non costa nulla, perché la storia della Serie A ha raccontato spesso di rimonte impensabili nelle giornate conclusive, la sensazione è che sia troppo tardi. Poche 5 giornate per pensare di rimontare 6 punti (che in realtà sono 7 per lo scontro diretto sfavorevole), specie se consideriamo i calendari di Inter e Juventus. La squadra di Conte, infatti, dovrà confrontarsi ancora con Roma, Napoli e Atalanta, mentre ai bianconeri resta la Lazio in crisi e la Roma all’ultima giornata, che potrebbe arrivare a Torino senza stimoli. E allora la mente non può che andare a quello che poteva essere. Innanzitutto, con la premessa che la stagione dell’Inter è stata ampiamente condizionata da una serie infinita di infortuni che hanno falcidiato la rosa di Conte, già corta qualitativamente e, in alcuni reparti – come l’attacco – quantitativamente. Il tecnico – dal 6 ottobre – non ha mai più potuto disporre del centrocampo titolare Barella-Brozovic-Sensi, che aveva fatto sognare l’ambiente nei primi due mesi di stagione. L’ex Sassuolo praticamente non si è più visto, l’ex Cagliari ha patito un infortunio che lo ha tenuto fuori per un mese fra novembre e dicembre, oltre al problema attuale. Speriamo di riaverlo per Roma. Le alternative, com’è noto, non si sono dimostrate all’altezza per competere sul lungo periodo. Inoltre, l’enorme attuale importanza di Sanchez non fa che risaltare, in negativo, quanto sia pesata la sua assenza da ottobre fino a febbraio. Mesi nei quali l’Inter si è dovuta affidare al tandem Lautaro-Lukaku sempre e comunque, con i due costretti agli straordinari ed anche a qualche fisiologico periodo di flessione.

Tuttavia, nonostante una rosa nettamente inferiore a quella della Juventus e – come se non bastasse – alle numerose defezioni, l’Inter può legittimamente recriminare con se stessa per alcuni punti buttati alle ortiche in maniera suicida, a tratti tragicomica. Pensiamo, rimanendo al periodo post-lockdown, al madornale errore di Gagliardini contro il Sassuolo, al rigore che Lukaku non ha calciato contro il Bologna lasciandolo fallire a Lautaro, alla disattenzione finale di Verona. Dettagli che cambiano una partita, che cambiano la storia di un campionato. Sarebbe bastata probabilmente una leggerezza in meno, fra quelle citate, per poter considerare il campionato veramente aperto. Ma crederci è lecito, e tentare di coltivare quell’1% di possibilità è un obbligo.

Conclusioni

Lo scudetto al 99% andrà alla Juventus: difficile che i bianconeri buttino via un vantaggio di 6 punti e che l’Inter le vinca tutte da qui alla fine (Roma, Napoli e Atalanta ancora da affrontare), ma è legittimo pensare che quella andata in scena quest’anno è stata la versione peggiore della squadra di Agnelli degli ultimi 9 anni. Mai così vulnerabili, mai apparsi così battibili. A dimostrazione che è stata la vittoria della qualità dei singoli e della profondità di rosa, più che della squadra. Per quanto riguarda l’Inter, si può ricorrere alla consueta metafora del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Da un lato i rimpianti: i punti persi, gli infortuni in serie, magari un colpo che poteva arrivare dal mercato e che non è arrivato (vedi un attaccante a gennaio). D’altro canto, però, la fiducia in ottica futuro: se nonostante l’enorme differenza di rosa l’Inter è a -6 e con qualche accortezza in più avrebbe potuto seriamente vincere, significa che la strada intrapresa da un punto di vista progettuale è quella giusta. E la guida tecnica è sicuramente da riconfermare, perché i passi avanti sono evidenti. Adesso l’Inter ha l’obbligo di chiudere bene, con la consapevolezza che il gap si è ridotto. E di parecchio.

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.