Ennesimo match-point sulla racchetta della squadra di Spalletti in terra amica, in quel San Siro che ancora una volta (nonostante le fazioni pro e anti-Icardi) ha spinto i nerazzurri e dato il 100% del sostegno.
65mila al Meazza, che si prepara ad un nuovo tutto esaurito. Ma, ancora una volta, come contro Lazio e Atalanta, l’approccio è negativo e la squadra non ripaga l’amore dei propri fan. Troppo poco il solo colpo di testa di Lautaro Martinez respinto sul palo da Mirante: il gol di El Shaarawy è una prodezza individuale favorita dagli errori di D’Ambrosio e Vecino, ma taglia nettamente e colpevolmente le gambe ai giocatori nerazzurri. Il primo tempo rappresenta una delle peggiori prestazioni stagionali dell’Inter, che non riesce più a costruire azioni pericolose, in mezzo a tantissimi errori tecnici e individuali: ciò che è più grave è il fatto che la squadra non si adatti minimamente al fatto che il centravanti sia Lautaro Martinez. Il Toro, come sappiamo, ha caratteristiche diverse rispetto a Icardi, ma la manovra dei nerazzurri è identica a quella costruita quando davanti c’è il numero 9: una miriade di cross buttati a caso in area di rigore che sono altamente prevedibili e non rappresentano minaccia alcuna per la compagine di Ranieri, che prepara benissimo il match (almeno fino all’intervallo).
Miracolo, resurrezione e… paura
Il secondo tempo dell’Inter è totalmente diverso rispetto alla prima frazione, con i nerazzurri che partono ben consapevoli del fatto che la sconfitta li metterebbe in una situazione parecchio difficile, specie se consideriamo il fatto che ancora dovranno affrontare Juventus e Napoli. Ma c’è un fattore che fa nettamente la differenza: al minuto 53 si assiste, favoriti da una Pasqua in arrivo, ad un miracolo. Anzi, un doppio miracolo. Il primo è che Spalletti ricorra ad un cambio dopo soli 8 minuti dall’inizio del secondo tempo; il secondo è che lo faccia per giocare con le due punte. Entra Icardi, esce Nainggolan, autore di una prova pessima nella partita che aspettava di più. Un po’ di spregiudicatezza che, come prevedibile, fa solo e soltanto bene all’Inter. Il tandem Icardi-Lautaro funziona, con il Toro che parte da posizione più arretrata e il secondo che, pur non ritagliandosi mai una vera e propria occasione personale, impegna i difensori della Roma aprendo e creando degli spazi preziosissimi. Ed è proprio il doppio lavoro del tandem argentino a favorire la resurrezione. Sì, perchè il gol dell’1-1 è favorito dal fatto che la doppia presenza argentina in area faccia sì che la retroguardia giallorossa si dimentichi di Perisic che, sul cross di D’Ambrosio, colpisce bene di testa e firma il pareggio. Era stata un’altra prova negativa, quella del croato, che però riesce a tornare al gol su azione a San Siro (non succedeva da fine agosto).
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L’inerzia sembra tutta dalla parte dei nerazzurri. La Roma, che già si era abbassata eccessivamente sullo 0-1, subisce il contraccolpo psicologico del pareggio e si chiude ancora più a riccio, favorendo un autentico assedio da parte dell’Inter. Lautaro continua a lavorare bene, Icardi cerca l’occasione buona, lo stesso Perisic è molto più presente e mette in mezzo dei cross pericolosi. La sensazione è quella che, con l’ingresso di un paio di giocatori freschi, la squadra possa andare a segnare il 2-1 quasi per inerzia, appunto. Sensazione che prosegue fino al minuto 79, quando si esaurisce la spinta offensiva dell’Inter e la voglia di andare a vincere la partita e chiudere il discorso Champions: entra Joao Mario, esce Lautaro Martinez.
Da quel momento in poi i nerazzurri non sono mai più pericolosi, l’inerzia cambia ed è la Roma ad andare più vicina al gol del vantaggio al minuto 91, quando Handanovic è chiamato al miracolo sul tentativo di Kolarov. E alla fine la sensazione è che la squadra si accontenti del pareggio in casa. Che, se guardiamo la classifica e ci limitiamo al pragmatismo, non è un dramma: distanza mantenuta su Milan e la stessa Roma, un punto guadagnato sulla Lazio, da vedere quale sarà il risultato dell’Atalanta nel match di Pasquetta contro il Napoli. Ma, sempre guardando la classifica, rimane la consapevolezza che, con un pizzico di coraggio in più e senza la paura di vincere, il discorso Champions sarebbe già potuto esser considerato chiuso ieri.