Sabato sera l’Inter è tornata da Roma con una vittoria fondamentale per il morale, per la caratura dell’avversario e per dare continuità a quanto di buono visto all’esordio. È stata una partita non semplice da interpretare, in quanto ha vissuto diverse fasi in cui le due squadre si sono alternate nel controllo del campo; oltre a ciò, in ben due occasioni, la formazione che in quel momento sembrava avere la partita dalla sua parte ha subito gol. Parliamo dei primi 20 minuti, in cui, dopo un avvio a mille dell’Inter, sia per pressione che per gestione della palla, è arrivato prima un palo e poi il gol della Roma. L’altra situazione simile è nel secondo tempo, in cui dopo venti minuti di dominio Roma, Icardi ha tirato fuori dal cilindro il pareggio.

Ridurre la prestazione nerazzurra a sola fortuna, sulla base di tre pali (colpiti tutti con gran tiri fuori dall’area) e di un presunto fallo, su cui qualsiasi decisione sarebbe stata discutibile, sarebbe quantomeno errato. La Roma ha sì avuto molte occasioni pericolose, dispone di grandi tiratori dalla distanza ma non ha propriamente dominato la partita. I numeri parlano infatti di un possesso palla equamente distribuito e anche il dato dei passaggi non segna una grande differenza tra le due squadre (ne hanno completati di più i nerazzurri, ma la statistica è “drogata” dal prolungato possesso sterile dopo il gol di Dzeko). La Roma ha tirato più volte, ma trovando raramente lo specchio e ben più spesso una respinta, a differenza dell’Inter. Inoltre, raramente i giallorossi hanno portato il pallone in area con un’azione manovrata, grazie anche all’ottimo lavoro dei due centrali nerazzurri.

Proprio da qui possiamo iniziare la nostra analisi. Abbiamo letto, tra le pagelle dei quotidiani sportivi, diversi giudizi eccessivamente severi sulla prestazione di Skriniar. Gli errori che gli sono stati imputati sono la mancata marcatura di Dzeko sul gol del bosniaco e il già citato fallo in area su Perotti. Partiamo proprio da quest’ultima situazione: ammesso anche che il rigore ci sia, il centrale slovacco si trovava in una posizione non sua, dovendo coprire una delle varie voragini lasciate da D’Ambrosio nella sua partita tutt’altro che impeccabile. Ovviamente, poi, puntato nell’uno contro uno da un giocatore incredibilmente tecnico e assai più veloce di lui, si è ritrovato costretto a cercare il contrasto per non essere saltato. Per quanto riguarda invece l’episodio del gol giallorosso, la prima impressione è proprio che Skriniar si perda il centravanti bosniaco, ma basta un semplice replay dall’alto per capire che il vero errore è ancora una volta di D’Ambrosio, che sbaglia i tempi della salita difensiva e tiene in gioco l’attaccante avversario. Per quanto riguarda invece Miranda, nessuno ha potuto sminuire la sua prestazione, per una volta meno elegante ma tremendamente efficace. Il brasiliano ha infatti sbrogliato più e più volte la situazione senza disdegnare nemmeno la spazzata, che siamo abituati a vedere raramente da parte sua. I due centrali non si sono limitati però all’ottimo lavoro difensivo, ma hanno anche preso più volte in mano le redini del gioco, effettuando ben 24 passaggi a buon fine in più di Fazio e Manolas e risultando ben più precisi rispetto alla coppia difensiva della Roma .

Rispetto all’ottima prestazione di Miranda e Skriniar, hanno faticato ben di più i terzini. E se Nagatomo, pur non facendosi vedere quasi mai in fase offensiva, non ha sofferto più di tanto in fase di copertura (complice anche un Defrel spento), D’Ambrosio ha invece sofferto alla grande la spinta giallorossa dalla sua parte. La fascia sinistra è stata infatti la spina dorsale del gioco della squadra di Di Francesco, e lo testimoniano diversi dati: Kolarov è il giocatore che ha toccato più volte il pallone (86 volte, primato a pari merito con Vecino) e ha completato ben 47 passaggi, Perotti per ben quattro volte è riuscito nel dribbling e in generale è stato una spina nel fianco per la difesa nerazzurra lungo tutta la partita. Se a questi numeri aggiungiamo anche altri 47 passaggi di Strootman, che spesso si è andato a sovrapporre su quella fascia, notiamo la mole di gioco costruita dalla Roma sulla sinistra. D’Ambrosio non è mai riuscito a porre un adeguato rimedio alla pressione giallorossa. C’è però una notizia positiva, che arriva dal subentrato Dalbert. Una rondine non fa primavera, è vero, ma l’esterno ex Nizza all’esordio ha già dimostrato una tecnica e una spinta notevoli abbinati a una grande grinta. Lo testimoniano il salvataggio sulla linea e alcuni interventi decisi che hanno spezzato azioni pericolose della Roma. I pochissimi minuti in cui abbiamo visto Cancelo, invece, non bastano a valutarne le qualità o la prestazione.

Dal centrocampo arrivano alcune notizie positive e altre negative. Senza dubbio rientra nella prima categoria la prestazione di Vecino, che ha dato continuità all’ottima partita contro la Fiorentina. Il centrocampista uruguayano ha dominato nella classifica dei passaggi riusciti ed è stato il nerazzurro che ha toccato più palloni, confermando di essere un fulcro silenzioso del gioco dell’Inter. Per il suo apporto di quantità e qualità e il suo lavoro oscuro, il primo paragone che viene in mente è quello con Thiago Motta. Molto meno bene invece Gagliardini, che ha steccato in maniera preoccupante l’approccio alla partita e tante gestioni del pallone, risultando anche troppo leggero nei contrasti. Spalletti si è ritrovato costretto a sostituirlo dopo appena 45 minuti, per non soffrire ulteriormente lo straripante Nainggolan e per avere un possesso palla più calmo e oculato. Da qui la scelta di abbassare Borja Valero dalla trequarti, ruolo in cui ha fatto sì vedere alcune buone cose, ma ha anche faticato molto, alla sua posizione naturale di regista in mezzo al campo. Il suo posto dietro a Icardi è stato preso dal subentrante Joao Mario. Il nuovo assetto non ha prodotto subito gli effetti sperati, soprattutto per l’approccio piuttosto molle del portoghese, ma quando Borja ha preso le redini del gioco e Joao ha cominciato ad essere più concreto ed efficace, la partita ha svoltato in favore dei nerazzurri e il gioco si è fatto più ordinato in mezzo al campo e più spumeggiante sulla trequarti.

Per quanto riguarda l’attacco, sarebbe superfluo ogni commento sulla prestazione mostruosa di Icardi. Il primo gol basta e avanza per rispondere a tutti i detrattori, perché è il saggio di cosa deve fare un vero 9, ruolo che l’argentino ricopre come sanno fare solo pochi altri. Merita invece un approfondimento la prestazione di Perisic, che ha sbagliato veramente tanto, ma alla fine si è rivelato decisivo con due assist. Rispetto alla gara con la Fiorentina, il croato non ha giocato a tutto campo, ma si è limitato perlopiù alla sua fascia di competenza, dove ha fatto ammattire Jesus ogni volta che l’ha puntato. Deve però migliorare nella qualità del passaggio, fondamentale che lo ha un po’ penalizzato in queste prime partite. Molto bene invece i cross: in particolare, quello dell’1-2 è un gioiellino che poteva favorire ben tre giocatori diversi in area, paragonabile per bellezza a quello di Milano contro la Fiorentina. Notevole anche l’intesa che si è sviluppata con Icardi: quando due giocatori di tale livello si capiscono così bene, i risultati possono rivelarsi devastanti. Più difficile invece analizzare la prestazione di Candreva: ok l’assist, ok il lavoro di copertura e il sacrificio, ma non è che ci serve un giocatore più veloce nel crossare o nel saltare l’uomo? Personalmente sono un estimatore dell’esterno azzurro, ma è una domanda che vale la pena porsi, anche per poter apprezzare di più il suo lavoro sporco.

 

Spalletti ha preparato piuttosto bene una partita per lui sentitissima, e lo dimostra l’approccio aggressivo della squadra nerazzurra, che ha messo in difficoltà la Roma nei primi minuti, portandola a giocare sempre a destra, sulla sua fascia debole. Il gol a freddo di Dzeko ha sparigliato le carte in tavola, ma mentre in campo l’Inter sembrava colare a picco sotto gli attacchi giallorossi, in panchina il mister è rimasto lucido e ha preparato la contromossa: riportare fosforo a centrocampo e potenziare la spinta sulla fascia sinistra. Ancora una volta i cambi si sono rivelati azzeccati e i nerazzurri hanno potuto portare a casa tre punti d’oro. Sarà sempre compito del mister non lasciare che l’entusiasmo monti la testa ai suoi giocatori e mantenere la soglia dell’attenzione alta nonostante la pausa nazionali. Già troppe volte i tifosi sono stati illusi da una buona partenza, ora bisogna riconfermarsi.