Siamo abituati da sempre all’estremo, nella gioia e nel dolore, alla montagna russa del tifo per eccellenza, ma ieri sera si è davvero esagerato. Superato ogni limite. San Siro è stato, come al solito, uno spettacolo: 70mila cuori nerazzurri che hanno vibrato per 97 minuti, senza mai smettere di sostenere una squadra che, specialmente in questo finale, ha provocato rabbia e scoramento nei tifosi.

Scenario drammatico, da vero e proprio romanzo, già alla vigilia: la lotta a tre Atalanta-Inter-Milan con vista Champions, abbinata a quella Fiorentina-Empoli-Genoa per la salvezza, faceva già presagire grande spettacolo per gli ultimi 90 minuti della stagione. Ma questi stessi 90 minuti si sono rivelati ancora più spettacolari del previsto. Si è partiti dal gol del vantaggio del Milan a Ferrara: Inter fuori. Anzi no, gol di Berardi, Sassuolo in vantaggio: Atalanta fuori. Rossoneri sul 2-0, poi però la Spal accorcia, partita aperta. Ma segna l’Atalanta con Zapata: Inter fuori. Inter in vantaggio a inizio secondo tempo: terzo posto e milanesi in Champions, subito dopo però Atalanta in vantaggio con la Dea che mette in cassaforte successo e Champions e Milan fuori. Ma non è finita, per niente, segna Traoré ed è di nuovo la Beneamata ad esser fuori. Il resto è storia, e tanta, tantissima sofferenza ma romanzo a lieto fine, con una qualificazione centrata in pieno stile Inter. Mettendo a rischio, quindi, la salute psico-fisica dei tifosi, che allo stadio, nei salotti di casa o nei bar di tutta Italia, anzi di tutto il mondo, si agitavano e attendevano trepidanti il fischio finale. In mezzo, tanti miracoli di Handanovic e quella benedetta traversa sull’intervento di D’Ambrosio.

Destino…

Altalena di emozioni, dicevamo, con un ottimo approccio alla partita, da squadra che vuole mangiarsi l’erba, di quelli che “perchè non siamo sempre così?”. Ma, pragmaticamente parlando, l’ottimo approccio serve a poco perchè ad opporsi è un fantastico Dragowski, che salva ripetutamente su Perisic, Brozovic, Asamoah ma soprattutto sul colpo di testa a botta sicura di De Vrij. Ma anche l’Inter ha in porta il suo salvatore: Samir Handanovic gioca, probabilmente, la miglior partita nei suoi 7 anni di Inter. Sicuramente, quella più decisiva e dal peso specifico superiore. Perchè significa Champions League. Quella che Handa per anni ha sognato di giocare. Ed è destino che sia lui ad essere l’eroe di serata: salva miracolosamente su Caputo nel primo tempo, su Farias con una splendida uscita, su Ucan con un intervento pazzesco che denota un’intelligenza spaventosa. E se il portiere sloveno è costretto a fare gli straordinari, c’è da fare due considerazioni. Primo: sinceri complimenti all’Empoli che, vista la pochezza disarmante di Fiorentina e Genoa, non merita assolutamente la Serie B. Nonostante la squadra di Andreazzoli sia partita un po’ in soggezione, è brava in contropiede nel primo tempo perchè dà sempre l’idea di poter essere pericolosa; soprattutto, però, il secondo tempo, specialmente dopo il 2-1 targato Nainggolan, mostra una reazione importantissima da parte dei toscani, che scatenano il terrore di San Siro con un incredibile assedio. E proprio da questo aspetto parte la seconda considerazione: l’Inter si dimostra ancora immatura, si dovrà lavorare per crescere, perchè si butta in avanti a volte in maniera sconsiderata. Spesso i giocatori dell’Empoli, una volta recuperata palla, si ritrovano 3 vs 3 con la retroguardia nerazzurra. Nel finale, poi, succede di tutto e di più: molti nerazzurri non riescono a mascherare il panico che li assale, cadendo in maldestri errori, dai più “sospettabili”, come Dalbert, agli insospettabili, come De Vrij, che in alcuni casi butta via la palla.

Si parlava di destino, però, e quella di ieri è proprio la partita del destino e dei segni. Come dimostra il gol-Champions, nato dalla galoppata del solito Vecino e concluso da quel Nainggolan tanto voluto da Spalletti quanto criticato nel corso di una stagione non impeccabile. Il Ninja, se rimarrà, dovrà ripartire proprio da qui. Ma ci sono altre storie: Icardi, probabilmente all’ultima recita a San Siro, sbaglia ancora una volta la partita e in più fallisce anche malamente e goffamente il calcio di rigore che avrebbe potuto rappresentare un finale di partita tranquillo. Il suo probabile addio, subissato dai fischi, dovrebbe invitarlo a riflettere, perchè una bella storia si è trasformato in un brutto finale. Dovrebbe scatenare in lui riflessioni, soprattutto, sul comportamento e i grossolani modi di fare di chi gli sta intorno. Perchè disperdere un talento così – con l’accezione del termine che non deve essere soltanto “estro e fantasia”, ma nel suo caso “straordinario senso del gol” – è veramente un peccato. A prescindere dal fatto che il suo futuro sarà, con tutta probabilità, lontano dall’Inter. 3 minuti dopo l’uscita di scena di Icardi è il turno di Perisic, stavolta per infortunio. Anche per lui, probabilmente, il futuro sarà lontano da Milano. L’Inter, in quel momento della partita, attraversa il momento più difficile: il rigore fallito da Icardi fa perdere fiducia e ridesta l’Empoli, che prende fiducia e infatti pareggia. Ma idealmente, l’Inter, si rialza e mostra tutto il suo carattere, anche senza i due giocatori che negli ultimi anni sono stati più rappresentativi, riprendendosi la vittoria e la Champions. Ed è stata anche la partita di Keita, anche lui bollato come mezzo flop ma sul quale non si è mai puntato con convinzione. E forse, analizzando le potenzialità, le qualità e il carattere del senegalese, è stato veramente un peccato. Anche perchè, molto probabilmente, non verrà riscattato.

Bilancio e futuro

Un dato di fatto, che sembra banale ma mai come questa volta non lo è: l’Inter ha tremendamente sofferto contro l’Empoli a San Siro. Perchè ieri sera è successo di tutto e di più. Fra mille rischi, gol annullati per ingenuità e il famigerato “psicodramma” sempre dietro l’angolo. D’altro canto, però, mai come questa volta contava il risultato: la Champions League, oggi come oggi, è troppo importante per crescere e per permettere all’Inter di ritornare ai livelli che le competono. Per farlo, però, serviranno profondi cambiamenti. Senza dimenticare, però, che questa stagione, con tutti i casi verificatisi, è stata un infinito romanzo che, per nostra fortuna, si è concluso con un sorriso. Che rispetto all’anno scorso è diverso, perchè dopo la vittoria di Roma c’era la sensazione di impresa, c’era tanta voglia di festeggiare. Questa volta, per tutti, prevale la sensazione di scampato pericolo.

Per concludere, la questione panchina. Con Spalletti che, con tutta probabilità, lascerà l’Inter. Giusto evidenziarne gli errori, altrettanto giusto ribadire il fatto che, dopo 6 anni di assenza, sia stato in grado di riportare l’Inter in Champions per 2 anni consecutivi. A lui, comunque, un ringraziamento. Da oggi in poi partirà il countdown per l’arrivo di Conte, e poi per l’importantissimo mercato che attende Marotta e Ausilio. Sarà lo spartiacque di una nuova era.

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.