Roberto Samaden a Sky Sport 24 ha parlato del calcio giovanile, delle scuole calcio e, quindi, della formazione per tutti quei bambini che giocano a calcio.

Queste le sue parole:

Come funziona una scuola calcio?Vi ringrazio, parlare di calcio giovanile non è una cosa comune in Italia, anche a livello mediatico, per questo parliamo tanto di storture, per fare cultura bisogna affrontare i vari argomenti. Il calcio giovanile è trascurato. In Italia si fanno speciali se una squadra vince un campionato nazionale, ma parlare dei bambini non può che fare bene al sistema. Una scuola calcio deve porsi come prima cosa un obiettivo, non si deve parlare di futuro, campioni, giocatori, ma di un buon modo per fare pratica sportiva, fare esperienza ed avviarsi ad uno sport, questo passa dall’avere un progetto, strutture giuste, progettualità.

Investimenti dei genitori? Non lo vedo in maniera negativa. L’investimento è formativo, poi il costo ci sta o non ci sta in base a cosa viene offerto. Spesso in Italia si parla di problemi legati alle strutture e anche se ci sono tante realtà bellissime, tendono ad emergere solo le cose native. Io ogni domenica e sabato vedo tante situazioni fantastiche e bellissime. Si dovrebbe raccontare tanto di tutto ciò che c’è di positivo, invece di soffermarsi sugli aspetti negativi, capisco che questo fa notizia.

Obiettivo scuole calcio?Bisogna fare un distinguo tra le società professionistiche e quelle dilettantistiche, ma anche in questo caso le attività possono essere svolte in maniera più orientata al raggiungimento del risultato che però non è questo l’obiettivo primario. È difficile, comunque, dire a un bambino di scendere in campo per non vincere. All’interno di questa situazione bisogna trovare dei modi per far sì che non ci siano squilibri, ad esempio la Federazione ha introdotto la possibilità di partecipare a campionati anche con un anno e meno di età, cosa che nel nostro caso ci fa perdere più partite, ma ci fa affrontare avversari di un certo livello e giocare partite più equilibrate. Bisogna occuparsi non solo di quello che si fa sul campo, ma anche di quello che si fa fuori. In Italia siamo in un periodo abbastanza lungo di cambiamento, prima c’era la strada, l’oratorio e adesso o non ci sono o ce ne sono meno. Prima c’era già una sorta di sbarramento. Oggi si inizia a giocare a 7 anni, il calcio è uno sport come un altro, bisogna fare attenzione al tipo di proposta delle scuole calcio, la differenza la fanno gli istruttori e le persone che stanno intorno ai bambini. Le società hanno la necessità di informare, i genitori di aprirsi. I ragazzi giocano a calcio per imparare e divertirsi, questo bisogna ricordarlo ai genitori, sottolineando loro che ci sono persone che si dedicano ai loro figli, per questo vanno educati anche loro, facendo sì che apprendano qualcosa attraverso la società”.

(Fonte: Sky Sport 24)

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Redazione
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