sei gol

Ci sono trasferte incastonate in certi periodi della stagione che vengono definite trappola per tutta una serie di motivi. Sono quelle classiche trasferte che ti possono far perdere dei punti importanti. Verona era una di quelle, ma l’Inter, da grande squadra, l’ha resa meno complicata finendo in goleada con gli attaccanti sugli scudi

 

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Sei gol e cinicità ritrovata?

Ci è voluto un po’, di tempo e di fortuna, per aprire la complessa scatola del duo Zaffaroni-Bocchetti e del loro Verona. Poco più di mezz’ora, non tanto per macinare gioco, con Dzeko e D’Ambrosio vicini al gol, quanto appunto per trovarlo questo benedetto gol.

Al 31′, un cross di Di Marco è valso il colpo di testa, nella propria porta, di Gaich che stappa una partita bloccata tingendola di nerazzurro. Tra il 36′ e il 38′, l’uno-due spacca partita. Prima una perla di Calhanoglu, poi una conclusione chirurgica del Cigno di Sarajevo che torna al gol dopo un digiuno che durava dal 18 gennaio a Doha, oppure dal 4 gennaio se ci fermiamo solo al campionato. 0-3 al riposo e partita in ghiaccio

Nella ripresa Lautaro s’iscrive alla giostra del gol. Contribuiscono, lui, due volte, e ancora Dzeko ad arrotondare definitivamente il risultato. L’Inter fa sei gol al Verona ed in un colpo solo ritrova quella cinicità a lungo mancata nelle precedenti partite. Una mancanza che ha contribuito a creare questo distacco rispetto a chi la precede

Dzeko e Lautaro, un assonanza chiamata gol

Uno non segnava da tanto, l’altro veniva da una doppietta dopo un digiuno lungo per uno come lui. Stasera si ritrovavano uno a fianco all’altro nella torcida del Marcantonio Bentegodi. Han deluso? Evidentemente no

In mezzo ad una prestazione piena, totale, entrambi hanno trovato la via del gol. Edin Dzeko e Lautaro Martinez, Lautaro Martinez ed Edin Dzeko. Se Inzaghi aveva dubbi su come proseguire con i suoi attaccanti, dopo stasera suddetti dubbi sono aumentati esponenzialmente. Emblematico il passaggio di Lautaro per il primo gol di Dzeko, cosiccome il velo dello stesso attaccante argentino a favorire il movimento del bosniaco verso la propria doppietta personale. L’un per l’altro ed entrambi per il bene dell’ Inter e del suo cammino in campionato e non solo.

L’attaccante vive per il gol. Lo sente, lo respira nell’aria. Serate come questa sono serate perfette perché una squadra che vince passando dai propri attaccanti è una squadra che ha fatto ampiamente il proprio dovere

Calha, che perla

Poco più indietro rispetto agli attaccanti giostrava Hakan Calhanolgu, insieme ai suoi compagni di reparto. L’ennesima prestazione completa di un reparto che, a Verona, si è preso il lusso di far riposare Nicolò Barella, non uno qualunque.

Si è sentita l’assenza dell’italiano? Neanche più di tanto. Prestazione totale del trio in mezzo con qualche dolcetto a impreziosire la partita disputata da Calha, Brozo e Miky. Due assist per il croato ed un’autentica perla a togliere la ragnatela dall’incrocio per il centrocampista turco, un gol di un’importanza vitale perchè, dopo lo 0-1, contribuisce a incanalare la sfida sui binari giusti.

La partita di sabato all’Olimpico servirà a fornire ulteriori dettagli rispetto allo status dell’Inter che sembra aver ritrovato una ferocia e una brillantezza che, forse, quest’ anno poche volte ha veramente avuto e lo sta facendo nel momento più importante della stagione.

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