È uno 0-0 triste e scialbo quello che va in scena a San Siro, nonostante quelli contro Fiorentina e Genoa fossero pensati come gli impegni più abbordabili prima del finale che riserverà ai nerazzurri Napoli e Atalanta. Ma con l’Inter, si sa, è difficile che vada tutto secondo i piani. Specialmente nell’ultima parte di stagione. Davanti ad un pareggio a reti bianche a 4 giornate dalla fine, si potrebbe pensare che l’Inter abbia mollato mentalmente. Tuttavia, non si può affermare che la squadra di Conte sia deficitaria dal punto di vista delle motivazioni e dell’impegno, perché la voglia non manca. Semmai sono le idee a venire meno, e la manovra diventa prevedibile, (s)favorita anche dalle caratteristiche di alcuni interpreti, cui manca il cambio di passo e la qualità necessaria per scardinare una difesa organizzata come quella messa in piedi da Iachini ieri sera.

Il vero Barella

Partiamo dalla nota positiva della serata: Nicolò Barella è stato il migliore in campo. Se l’ex Cagliari non aveva convinto al rientro dall’infortunio, risultando impacciato e impreciso, ieri si è rivista la trottola cui ci eravamo felicemente abituati. Corsa continua, grinta, strappi, cuore. Nei minuti finali è chiaramente stremato, e perde una palla sanguinosa che fortunatamente la Fiorentina non sfrutta a dovere in contropiede. Per il resto, però, pressing continuo e lucidità in fase offensiva, nella quale si improvvisa anche regista sfruttando un dinamismo posizionale che vede alternarsi lui, Gagliardini ed Eriksen. Solita pecca: ennesima ammonizione, era diffidato e salterà il Genoa.

Eriksen luci e ombre

Il danese, come detto, svaria parecchio. E c’è da essere certi che sia una precisa indicazione di Conte. Trequartista, mezzala sinistra, in alcune occasioni anche regista. E nel primo tempo mostra alcuni lampi di pura classe, come il geniale cross da fermo che fornisce a Lukaku: il belga si allunga (forse in fuorigioco) ma riesce a colpire solo il palo interno. Il copione, però, è il solito: nel primo tempo il pallone passa spesso e volentieri dai suoi piedi, situazione nella quale è particolarmente a suo agio; nella ripresa, però, si nasconde e si vede veramente poco, calci piazzati a parte. Deve trovare continuità all’interno dei 90 minuti, altrimenti sarà sempre “bello a metà”.

Lukaku sciupa

Capisci che la porta avversaria è stregata quando vedi Romelu Lukaku mangiarsi due gol (il secondo più semplice del primo) e infrangersi contro Terracciano. Se a questo aggiungiamo il palo citato in precedenza su colpo di testa, e l’ulteriore legno colpito da Sanchez, il gioco – purtroppo – è fatto. Il belga, che tante volte ha sbloccato il risultato, questa volta appare meno lucido, non solo sotto porta, ma anche nella sua comfort zone, ovvero la difesa della palla spalle alla porta. E i difensori avversari riescono insolitamente a rubargli palla anche in questa situazione, solitamente una missione quasi impossibile. E se il suo compagno di reparto, Sanchez, alterna buoni spunti ad alcuni errori cui nelle ultime partite non ci aveva abituato, il giocatore che entra veramente male in campo è colui che con Lukaku ha diviso l’attacco quasi per tutta la stagione: altra prova negativa per Lautaro Martinez. L’argentino entra intorno al 70′, e riesce a sbagliare praticamente tutto, sia nelle conclusioni che nel servire i compagni, in particolare lo stesso Lukaku con cui tanto si era trovato bene fino a gennaio. A questo punto, è lecito porsi delle domande sulla tenuta mentale di Lautaro, che appare sempre più nervoso e meno “dentro” l’Inter.

Conclusioni

L’Inter scala al terzo posto, facendosi sorpassare dall’Atalanta. Adesso mancano tre giornate al termine, e l’obiettivo deve rimanere quello di riprendersi la seconda piazza, anche se Conte ha giustamente sottolineato che “il secondo è il primo dei perdenti”, mettendo in evidenza come all’Inter la medaglia d’argento non possa essere considerato un obiettivo per il futuro. Quest’anno, in un percorso di crescita, potrebbe invece rivelarsi un buon risultato. Le valutazioni, nelle ultime tre giornate, terranno tuttavia conto dell’impegno Europa League che incombe, fra sole due settimane. A proposito, è obbligatorio incrociare le dita per De Vrij, sostituito intorno al 20′ per un trauma distorsivo. Ritrovarlo per la campagna europea sarebbe fondamentale.

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.