La spina dorsale

Spesso nel calcio si dice che quando una squadra ha una forte spina dorsale (portiere, difensore centrale, centrocampista centrale, punta), il resto dell’undici si aggiusta di conseguenza.

Dando per scontato il valore degli estremi della spina dorsale interista, Handanovic e Icardi, all’inizio della scorsa stagione si nutriva qualche dubbio sugli altri due ruoli: il leader difensivo e il regista del centrocampo.
Poi però nel corso della stagione è esploso Milan Skriniar,  probabilmente il più forte difensore visto in nerazzurro dai tempi di Walter Samuel, così in corso d’opera abbiamo trovato anche il terzo tassello della spina dorsale. Il vero ruolo scoperto restava il regista.

Nei due in mediana si sono alternati per tutta la prima parte di stagione Borja Valero, Gagliardini e Vecino senza commettere grossi errori, giocando con impegno, ma senza nemmeno mai dare quel quid in più che chi gioca in quel ruolo deve dare. Joao Mario e Brozovic si sono spartiti invece la trequarti, con risultati pessimi, tanto che, dopo sei o sette partite Borca è diventato il titolare del ruolo.
La svolta contro l’Hellas, a fine marzo. Spalletti, per sua stessa ammissione grazie ad un consiglio di Ausilio, arretra Brozovic sulla linea dei mediani, consegnandogli in mano le chiavi della squadra.
Invece che patire il peso del ruolo, il croato si è responsabilizzato ed è diventato l’uomo decisivo per la conquista della Champions. Un Brozovic mai visto prima: costanza di rendimento (a lui, fino a quel momento, sconosciuta), fosforo, idee, tackle, aperture e cambi di gioco, inserimenti, assist, gol. Non è affatto un caso che trovando il quarto e ultimo tassello della sua spina dorsale l’Inter abbia cominciato a girare anche sul piano del gioco, sfoderando prestazioni convincenti anche quando il risultato non è poi arrivato (Torino, Juventus).

Squadra che con-vince non si cambia

Ora, a stagione finita e obbiettivo raggiunto, avendo grazie a Spalletti finalmente trovato delle certezze, si deve stare attenti a non guastare il mosaico con il mercato. Essendoci ancora la mannaia dell’Uefa ad incombere fino al prossimo anno, l’Inter è costretta a valutare ogni proposta con attenzione, con la consapevolezza, però, che toccando ciò che funziona si rischia di fare danno.
Avendo già perso (ad oggi) Rafinha e Cancelo, perdendo così due fondamentali leader tecnici della seconda parte della stagione scorsa, intervenire sulla spina dorsale, faticosamente costruista dall’allenatore, sacrificando uno dei quattro intoccabili (diciamo tre, essendo Handanovic ormai in una fascia d’età per cui è difficile che arrivino grosse offerte), potrebbe essere un errore fatale.

Rinnovo di Skriniar

A questo proposito in ambiente nerazzurro si vocifera da qualche settimana che la società voglia blindare Skriniar con un rinnovo e un ritocco dell’ingaggio. Rinnovare il centrale, anche a seguito delle sue belle parole di attaccamento alla maglia, sarebbe un grandissimo segnale, ancor meglio se nel rinnovo non fossero per una volta presenti quelle odiose clausole di rescissione che, inutile negarlo, sono sintomatiche della debolezza di una società o, peggio, della volontà programmatica di considerare cedibili tutti i suoi giocatori.  Il muro slovacco è il nuovo idolo della tifoseria, sembra avere in dote tutte quelle qualità che servono per diventare capitano in futuro e perdipiù gioca in un ruolo in cui da almeno un decennio latitano grandi campioni: ecco perché è fondamentale che il rinnovo si faccia, sperando di scoraggiare i potenziali acquirenti.

Clausola Brozovic

Se di Icardi si è già parlato a sufficienza (e anche troppo), molto meno reclamizzata è la clausola compromissoria di 50 milioni (esercitabile solo dall’estero) che pende su Brozovic. Se qualcuno la dovesse pagare (e la cifra non è poi tanto assurda, viste le cifre a cui sta per essere ceduto Jorginho al Manchester City), la palla passerebbe al calciatore. Prima di cedere il croato però, bisognerebbe pensarci centomila volte; non solo per le qualità che ha dimostrato di avere, ma soprattutto perché, se è vero, come abbiamo detto, che c’è penuria di difensori centrali, i centrocampisti centrali forti sono letteralmente in via d’estinzione. E quando una merce scarseggia, il prezzo sale. Oggi come oggi per comprare un centrocampista dell’età di Brozovic che possa giocare titolare nell’Inter non si spendono meno di 50-60 milioni, e visto il riacquistato feeling con la piazza, con l’interismo e l’allenatore, che senso avrebbe sotituirlo con un’incognita, senza per altro trarne un reale beneficio economico?

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