Siamo a tre punti dal raggiungere qualificazione per la Champions League per il secondo anno consecutivo dopo un’assenza di sette stagioni. Eppure, nella maggior parte dei tifosi c’è la predominante sensazione di amaro in bocca e la stessa società sembra intenzionata a non confermare Spalletti. Da dove deriva questa delusione? Probabilmente dalla convinzione che la squadra, dopo la mini impresa dell’Olimpico dello scorso anno, fosse finalmente matura per conquistare un trofeo. Obiettivo su cui, a leggere i giornali, si sarebbe giocato anche il futuro del tecnico di Certaldo. Se il campionato, con una Juve da quasi punteggio pieno, sembra nei fatti ancora un obiettivo fantascientifico le altre competizioni giocate dall’Inter hanno assunto le fattezze di occasioni perdute, a maggior ragione dopo aver visto ieri sera la Lazio alzare la Coppa Italia.

LA CHAMPIONS LEAGUE

L’andamento in Champions League è stato una perfetta fotografia degli squilibri mentali di cui sembrano essere affetti dalle parti di Appiano Gentile. I risultati delle tre avversarie del girone hanno ancor più di confermato la difficoltà della sfida che la beneamata si è trovata ad affrontare: Una finalista, una semifinalista e il PSV che si è giocato il campionato con l’Ajax delle meraviglie. Considerando anche che gran parte della squadra era all’esordio della massima competizione europea, appare evidente come l’essersi giocati la qualificazione fino all’ultimo minuto sarebbe dovuta essere una medaglia da portare sul petto. Eppure la sensazione è quella dell’occasione perduta. Per come è maturata nell’ultima partita, ma anche perché ha dato la percezione che l’Inter poteva giocarsela, in fondo, con tutti. Ciò che è sorprendente non è che tanto la tifoseria non sia stato in grado di giudicare con maturità quell’esperienza, ma sia stata proprio la squadra a deprimersi dopo l’eliminazione. Come se avesse perso la brillantezza di chi credeva nella possibilità di fare qualcosa di grande. A conti fatti la birra presa al volo da Politano resta il momento più alto della stagione.

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L’EUROPA LEAGUE

Trofeo più prestigioso di quanto lo si vorrebbe far passare in Italia per giustificare la pochezza nostrana, la coppa continentale sarebbe potuta essere l’occasione di consolidare il gruppo con una vittoria e fargli fare un ulteriore step a livello internazionale. Valorizzare economicamente la rosa e competere per un altro prestigioso trofeo all’inizio della prossima stagione, anche perché l’Inter aveva dimostrato di potersela giocare con tutti. Invece si è usciti con una delle squadre migliori della competizione, ma nel peggior momento di tutta la gestione Spalletti: Un gruppo accartocciato nella depressione del caso Icardi, incapace di reagire e incupito a tal punto da entrare in campo già sconfitto. Una gara di ritorno affrontata con tredici giocatori disponibili anche per colpa delle ricadute di Nainggolan e tutta l’inesperienza di Lautaro. Guardandosi indietro la decisione di togliere la fascia e annunciarlo pubblicamente su Twitter alla vigilia della trasferta di Vienna è figlia di una gestione che si fatica ad assolvere completamente. Sembra che in un modo o nell’altro la società non si sia preoccupata del deliberato modo in cui mettevano a repentaglio la solidità e la serenità nell’ambiente prima di sfide così importanti per, non si capisce, quale obiettivo più grande.

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LA COPPA ITALIA

Un mese prima sfumava in maniera tragicomica la più abbordabile fra le competizioni giocate. Poche ore prima dell’inizio della partita la Gazzetta pubblica le foto di Conte sotto la sede dei nerazzurri che sornione risponde “no comment” al giornalista che gli chiedeva spiegazioni. Di chi sia stata l’idea (La società? I nemici della stampa? L’allenatore stesso?) difficile dirlo, sta di fatto che l’opera di destabilizzazione era compiuta. L’Inter gioca una brutta partita ma all’ultimo minuto le viene fischiato un rigore a favore. Icardi ancora pienamente nel progetto segna un cucchiaio da coglioni di marmo nonostante gli interisti di mezz’Italia stiano per avere un infarto. Si va ai supplementari con la convinzione di avercela fatta, aver recuperato l’impossibile con uno di quei episodi che arrivano solo nelle notti in cui non puoi perdere. Dall’altra parte la Lazio sulle gambe, delusa dopo l’ennesima sconfitta all’ultimo minuto contro la beneamata. Una volta ai rigori, storicamente una sfida principalmente mentale, è la seconda squadra a prevalere sulla prima. Con lo sconcertante rigore di Nainggolan a chiudere simbolicamente ed ironicamente la storia del suo vate Spalletti con l’inter. Proprio nel giorno in cui Antonio Conte viene beccato sotto la sede dei nerazzurri.

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