Dopo 14 giornate l’Inter resta incollata al treno di chi comanda la classifica, incurante di chi dietro starnazza invocando a presunti favori del ‘var’. Bisognerebbe aprire un capitolo ad hoc su questi curiosi soggetti per riuscire a carpirne i misteriosi motivi che inducono ad una battaglia contro l’utilizzo di una tecnologia che in maniera incontrovertibile aiuta gli arbitri a sbagliare il meno possibile. Evidentemente ci dev’essere qualcosa di sommerso perché altrimenti non si spiega.

Ma torniamo alle questioni di casa nostra: tranquilli, questa volta non vi tedierò con statistiche e affini. Contro il Chievo, Spalletti per la prima volta non potrà contare su tre titolari: Miranda e Gagliardini (squalificati) più Vecino (alle prese con un problema muscolare alla coscia sinistra che andrà valutato di giorno in giorno). Non è da escludere che alla fine il centrocampista uruguaiano possa essere convocato, ma di sicuro non verrà rischiato nulla, anche in vista della gara successiva a Torino contro la Juventus.

In quest’ottica si sta lavorando ad Appiano Gentile perché non venga sottovalutato l’impegno con il Chievo Verona. La squadra di Maran ha infatti gli stessi punti del Milan in classifica e nelle ultime tre partite ha pareggiato con Napoli, Torino e vinto con la Spal. Guai ad allentare la tensione perché basta poco per rovinare il lavoro fatto fino a qui e di sicuro chi andrà in campo dovrà sfruttare l’occasione per mettere in difficoltà il tecnico di Certaldo. Sarà una buona occasione per Joao Mario, che avrà finalmente l’opportunità di dire a tutti: “Mi merito di giocare e guardate perché”. Quindi niente gara in punta di piedi di chi aspetta solo gennaio per decidere dove andare, ma prestazione maschia da chi deve dimostrare che vale la cifra per cui è stato pagato e il suo spessore, quello che dimostra di avere quando gioca in Nazionale. Serve una prestazione da ‘uno che sta nel gruppo’ come ha detto proprio Spalletti prima della partita col Cagliari. Perché i tifosi che anche con Chievo riempiranno San Siro vogliono questo: vederli lottare su ogni pallone, dannarsi l’anima dal primo minuto al 90esimo. Del resto tutti si sono allineati nel nuovo mondo spallettiano. Persino gente che il Meazza non voleva più vedere con la maglia dell’Inter come ad esempio Nagatomo e Brozovic e perché no, passando anche da Santon che ormai sembrava fosse alla Pinetina solamente in villeggiatura. Pensare di vederli entrare in campo ‘dentro al gruppo’, determinati, disciplinati e protagonisti attivi di una stagione sorprendente era un aspetto che non rientrava neppure nel periodo ipotetico del terzo tipo. Merito di Spalletti e del suo staff, ma anche dei medesimi che hanno finalmente sfruttato l’occasione dopo anni di difficoltà. Il loro miglior premio non è dato dai media, ma dai tifosi che stanno premiando il loro impegno sul campo.

Non abbiamo finito, perché domenica toccherà anche a Ranocchia, che fino ad oggi ha giocato 5’ il 16 settembre a Crotone. Da lui mai una polemica, mai una parola fuori posto, non sarà stato il miglior difensore della storia dell’Inter, ma neanche il responsabile di questi anni amari. Perché diciamolo, spesso si è assunto anche responsabilità non sue. Resto dell’idea che anche lui, come Nagatomo, Santon e Brozovic, saprà stupirci in positivo, ma auspico soprattutto nell’aiuto di San Siro: perché conosco bene il clima che si respira in certe situazioni, quell’urlo strozzato in gola quando il pallone passerà dalle sue parti oppure al primo mezzo contrasto non vinto. Ecco diamogli la possibilità di rifarsi una verginità sportiva. Evitiamo di accoglierlo con diffidenza e imbarazzo perché potrebbe appesantire il clima. Non lo merita. Non lo merita lo sportivo e non lo merita la persona che a prescindere va conosciuta.

Cambiare 3 giocatori tutti in una volta non agevolerà di sicuro il comportamento della squadra che in queste settimane aveva trovato una propria fisionomia e stabilità. Non è un caso che l’allenatore anche nei cambi restasse molto fedele ad una logica di equilibri che sono sempre mancati a questo gruppo. Anche per questo bisognerà aiutare la squadra e non iniziare quei fastidiosi mugugni che i giocatori avvertono in maniera tangibile, andando ad incidere sulla prestazione, perché la pressione aumenta e soprattutto per chi fino ad oggi ha giocato poco, rischia di diventare un pericolosissimo boomerang. Ripensiamo a ciò che fece Spalletti in ritiro quest’estate.

di Alfio Musmarra (@IlMusmy)

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