Il Bologna ha sbancato San Siro e ha fatto un passo importante verso la salvezza aggravando la crisi dell’Inter, fischiata dal suo pubblico e avvicinata dal Milan e dalla Roma. Per Spalletti, la cui panchina inizia a traballare, si tratta della terza sconfitta in 8 giorni. Per il tecnico toscano la crisi è profonda: non sembra avere più in mano lo spogliatoio, alcune sue scelte sono difficili da comprendere (Vecino esterno destro nel 4-4-2, Ranocchia centravanti per gli ultimi 12’ più recupero) e i dirigenti, nonostante lo difendano, sono perplessi. Perché come successo la scorsa stagione, anche quest’anno l’Inter si sta inabissando in inverno: non gioca un calcio fluido, non ha un’identità tattica riconoscibile né una condizione fisica buona e in più ha smarrito la via del gol. Icardi in Serie A è a secco da 6 giornate (mai digiuno più lungo dal maggio 2013) e nei tre match di campionato del 2019 i nerazzurri non hanno mai trovato la via della rete. In più quando l’Inter va sotto nel punteggio non riesce mai a recuperare lo svantaggio.

PARMA E RAPID DECISIVE PER SPALLETTI?

Se Spalletti non rischia nell’immediato, senza una netta inversione nei risultati (dopo Parma ci sarà il Rapid Vienna in Europa League), è difficile immaginarlo sulla panchina nerazzurra fino al termine della stagione. Peraltro, una decisione del genere non potrà essere presa in assenza di Steven Zhang, volato negli Usa per festeggiare il capodanno cinese che cadrà giusto domani. Tanto più che non ci sono nemmeno ipotesi per un sostituto: il nome di Cambiasso non trova conferme. Magari ci sarà qualche movimento in settimana. Ci sarebbe Conte… Ma dovrebbe essere convinto a prendere una panchina in corsa e l’impresa appare tutt’altro che facile.

DOPO IL PSV IL CROLLO. DOPO IL SUCCESSO SUL NAPOLI IL BUIO

Le riflessioni però non sono terminate e non si limitano alla sola figura dell’allenatore. Dentro il calo dell’Inter c’è l’ormai fisiologico cambio di rotta a cavallo di Natale. E c’è una squadra – forse sarebbe più giusto dire un club – che si è avvitato su se stesso dal giorno dell’eliminazione Champions con il Psv. Da quel giorno è accaduto di tutto: la polemica con Wanda Nara, moglie e agente del capitano, in tema di rinnovo. E poi, in serie: Nainggolan sospeso (e multato) per l’ennesimo ritardo a una seduta di allenamento e poi vittima di file audio diffusi in cui confessava la voglia di lasciare l’Inter, la multa choc di 100 mila euro a Icardi (e di 25 mila a Lautaro) per i ritardi nei rientri dalle vacanze, l’esplosione del caso Perisic. E ancora: uno spogliatoio in ebollizione e un allenatore che critica – salvo poi ritoccare la versione – la messa in piazza della voglia di fuga di Perisic da parte della società. È qui, è in mezze a queste continue scosse di terremoto, che l’Inter e il suo allenatore hanno perso certezze, leggi Icardi che non segna da sei partite: mai gli era accaduto, da quando veste nerazzurro. A Parma, sabato sera, si vedrà se la squadra avrà avuto la forza di lasciarsi tutto alle spalle. Perché non può esserci sempre uno scontro diretto tra la quarta e la quinta in classifica a regalarti la migliore notizia della giornata, ovvero un pareggio che ti tiene a più cinque sul quinto posto. Questa squadra, dopo aver battuto il Napoli il 26 dicembre, aveva messo nel mirino la seconda piazza. Ora è tutto un controllare gli specchietti retrovisori.