La guerra è di somma importanza per lo Stato: è sul campo di battaglia che si decide la vita e la morte delle nazioni, ed è lì che se ne traccia la via della sopravvivenza o della distruzione. Dunque è indispensabile studiarla a fondo. Considerarne perciò gli aspetti fondamentali, e analizzali mediante i sette criteri di valutazione. Così, potrai definire la tua strategia. Il primo degli elementi fondamentali è il Tao; il secondo è il clima; il terzo è il terreno; il quarto è il comando; il quinto è la dottrina. Col termine Tao, intendo tutto ciò che induce il popolo ad essere in armonia coi suoi capi, per la vita e per la morte, sfidando anche il pericolo estremo. Col termine clima, intendo l’azione complessiva delle forze naturali: il freddo in inverno, la calura in estate e la necessità di condurre le operazioni in armonia con le stagioni. Col termine terreno, intendo la distanza, e se il territorio da percorrere è agevole o arduo, se è ampio o ristretto, o le eventualità di sopravvivenza o morte che offre. Col termine comando, intendo le qualità di saggezza, rettitudine, di umanità, di coraggio e di severità del generale. Col termine dottrina militare, intendo l’organizzazione ed il controllo, la nomina di ufficiali adeguati al ruolo, ossia la gerarchia, e la gestione dei mezzi di sussistenza necessari all’esercito, ossia la logistica.

Questo, per chi non lo conoscesse, è un pezzo tratto da un famoso libro di strategia militare, “L’arte della guerra” di Sun Tzu, scritto circa 2500 anni fa. E’ un libro che ancora oggi viene letto non solo dagli amanti della cultura cinese ma anche dai manager e da alcuni allenatori. Perché proprio questo passo? Qui viene menzionata la base per ottenere la vittoria, sia essa sul campo militare, economico o sportivo. Essendo l’Inter l’argomento principale di questa testata, il passo verrà riletto in chiave sportiva. Il termine “Tao” lo si può tradurre con “empatia”, sebbene il vero significato sia più vasto. Questo elemento fondamentale per la vittoria di una partita o di un campionato è praticamente assente nell’Inter attuale: il distacco tra tifosi, squadra e società è un fatto assodato, acuito dalle prestazioni insufficienti nell’ultimo mese e mezzo, le quali hanno fatto riaffiorare alcuni fantasmi del passato, soprattutto recente. Il terreno ed il clima, ossia il campo di calcio e le condizioni climatiche, sono argomenti di competenza dell’allenatore ed è inutile dilungarsi su questo punto. Il quarto punto riguarda appunto il generale/allenatore ed al riguardo si può imputare ben poco a Luciano Spalletti, il quale sta facendo quanto può con il materiale umano a disposizione. Proprio il materiale umano, ovvero i giocatori in rosa, è l’ultimo punto ed il vero argomento di questo articolo.

Prendendo in considerazione gli ultimi 3 anni, l’Inter è passata dall’avere un tecnico di esperienza internazionale come Roberto Mancini all’affidarsi rispettivamente ad un esordiente in serie A (Frank De Boer), ad un traghettatore il cui punto più alto è stata la Lazio nella stagione 2014/2015 (Stefano Pioli) ed infine Luciano Spalletti, che una volta tornato dall’esperienza in Russia allo Zenit ha risollevato una Roma in crisi e ha conquistato un ottimo secondo posto lo scorso anno con 87 punti, un punteggio che solo qualche anno fa avrebbe significato automaticamente scudetto. In questo arco di tempo i giocatori sono stati quasi gli stessi, fatta eccezione per 5-6 elementi che sono stati prima acquistati poi cacciati o venduti alla prima occasione. Ai tempi di Mancini (quindi 2 anni fa) il crollo avvenne a fine dicembre/inizio gennaio dopo la sconfitta in casa contro la Lazio; si è detto che allora un litigio tra Jovetic e l’allenatore fu la causa dello sfaldamento del gruppo ma questo non è sufficiente per spiegare un crollo che terminò di fatto dopo la pesante sconfitta contro la Juventus a fine febbraio. Nella scorsa stagione, ci fu un inizio disastroso con De Boer che venne esonerato a novembre e con Pioli i nerazzurri inanellarono una decina di vittorie consecutive per poi crollare improvvisamente a marzo e non riuscire a rialzarsi se non a due giornate dal termine. Quest’anno molti si sono illusi che con Spalletti le cose potessero andare diversamente ma ancora una volta la squadra è crollata a dicembre.

I punti in comune tra le tre stagioni prese in esame sono molti:

  • l’Inter ha retto alla tensione psico-fisica per circa 3-4 mesi, prima di fornire prestazioni inaccettabili persino per un club della serie B.
  • La rosa era ed è rimaneggiata e soprattutto in attacco non ci sono mai stati ricambi affidabili.
  • Ogni anno spuntano voci di calciomercato secondo le quali l’Inter sarebbe sulle tracce di diversi giocatori che potrebbe prendere il posto dei titolari.
  • Non ci sono state prese di posizione dure da parte della società né duri colloqui tra la dirigenza ed i giocatori.
  • Ogni anno sono spuntate voci (ma anche dichiarazioni) riguardanti presunti litigi tra giocatori ed allenatore. Lo scorso anno addirittura alcuni misero in dubbio la figura dell’allenatore in pubblico senza che venissero redarguiti e sanzionati dalla società. Il culmine furono le dichiarazioni di Piero Ausilio nel maggio dello scorso anno: “Ad Appiano non ci sono giocatori che non si allenano. Si allenano tutti. Il vero problema è che manca il senso della solidarietà, non sono riusciti a creare il gruppo per questioni di etnia, di età, ma anche di personalità e valori umani. Ci sono tanti gruppetti e tanta gente che pensa a sé stessa. Ognuno non fa più del suo non c’è grande personalità e forza d’animo.”

Per comprendere bene quanto sia disastrosa la lontananza e l’assenza di severità della dirigenza, citerò un altro passo dell’arte della guerra: “Quando i soldati semplici sono troppo arroganti e gli ufficiali sono troppo deboli, il risultato è l’insubordinazione. Quando gli ufficiali pretendono troppo e i soldati semplici sono troppo deboli, il risultato è il crollo. Quando il generale è debole e senza autorità, quando i suoi ordini non sono chiari e distinti e non raggiungono con precisione gli ufficiali e i soldati e quando i ranghi sono formati in maniera negligente e casuale, il risultato è quello di una grande disorganizzazione.”

Un passo che calza a pennello con quanto è accaduto ed accade tuttora all’Inter: né Erick Thohir né Zhang Jindong o Steven Zhang hanno mai dato l’impressione di essere interessati concretamente alla squadra dal punto di vista sportivo ma si sono limitati a parlare di brand e di ricavi, dimenticando che il valore umano è essenziale per ottenere buoni risultati che di conseguenza portano più ricavi. Anche Ausilio e Zanetti hanno sempre preferito mantenere un profilo basso, come se fossero timorosi di una reazione da parte dei giocatori. Una squadra che, a detta del proprio direttore sportivo, è divisa in vari gruppi e con valori umani differenti non può che aver ricevuto l’impressione che la società sia molto debole e senza una strategia precisa. I risultati li abbiamo visti:

  • l’insubordinazione con De Boer, mai difeso dalla società quando intendeva punire severamente giocatori come Brozovic e Kondogbia, mai dediti alla causa al 100%.
  • le parole di Ausilio che in qualsiasi altra società sarebbe stato licenziato o quantomeno messo a tacere per almeno un anno dopo aver criticato davanti ai media i suoi datori di lavoro.
  • gli acquisti senza senso come quelli di Gabriel Barbosa e Joao Mario, gli acquisti sbagliati e quelli fatti per fare numero in questi tre anni, e l’assenza di attaccanti che possano dare il cambio ai titolari.
  • I crolli puntuali dopo 3-4 mesi in cui la squadra ha dato l’impressione di poter lottare per il vertice.

Anche ora stiamo assistendo ad uno scenario simile: da due mesi l’Inter non riesce a vincere una partita e ha segnato la miseria di 5 reti, di cui uno un goffo autogol, e non riesce ad esprimere un gioco quantomeno efficace. La società non sta intervenendo per rimettere in riga i giocatori che hanno palesemente mollato senza alcuna valida ragione e checché ne dica Ausilio, la squadra non è in linea con gli obiettivi della società (altra dichiarazione ripetuta negli scorsi anni). Se aritmeticamente i nerazzurri possono puntare ancora alla qualificazione in Champions League è solo grazie ad un harakiri inaspettato di Lazio e Roma nelle ultime settimane, non certo per i meriti della squadra. Ieri inoltre, è stato riportato uno sfogo di Spalletti nei confronti di una società che non intende spendere; a prescindere dal fatto che possa essere vero o meno, è alquanto singolare che solo il diretto interessato si sia affrettato a smentire, mentre dalla società non è apparso alcun comunicato, segno che ai piani alti gli errori di questi anni non sono stati compresi o forse si intende scaricare sull’allenatore di turno tutte le responsabilità per il fallimento, attribuendosele magari in caso di raggiungimento del terzo/quarto posto.

In questi giorni si è discusso molto su un possibile cambio di modulo per uscire da questo periodo di crisi. Il 3-4-1-2 taglierebbe giocatori fin qui quasi sempre presenti come Perisic e Candreva; sarebbe un primo segnale di riscossa cercare di far capire ad alcuni elementi che non sono insostituibili come pensavano. Proprio la sensazione di essere cruciali per questa squadra ha portato alcuni giocatori ad avere dei periodi di pausa nei quali sono stati persi molti punti importanti per la classifica. Questo, però, non deve essere l’unico provvedimento: i vari Zhang, Ausilio e Zanetti devono assolutamente parlare alla squadra con tono fermo (ed in italiano) ribadendo la fiducia incondizionata all’allenatore, minacciando la cessione di tutti coloro che non lo seguiranno al 100% (rivoluzione che dovrebbe essere comunque attuata per eliminare le troppe mele marce presenti in squadra).

 

Concludo spiegando perché ho voluto citare il libro di Sun Tzu: nella stagione 2009/2010 i suoi principi base vennero adottati alla perfezione da José Mourinho che alla fine vinse tutto. Chi ha orecchie per intendere, intenda.