Ci sono trattative che durano settimane, che prolungano le speranze e le ansie. La storia ha insegnato che molto spesso non portano i risultati sperati o non vanno in porto. Le attese sul giocatore diventano eccessive, le risorse impiegate sono considerevoli. I casi recenti di Kondogbia e Dalbert sono evidenti.

Ci sono invece quelle che nascono in sordina e in meno di una settimana si concludono. Senza troppi entusiasmi. Icardi, Perisic, Brozovic, Skriniar; nell’attuale formazione i big sono costati in totale 67 milioni. Sembra uno scherzo. Con De Vrij e Lautaro Martinez il discorso si amplia: entrambi sono costati 16 milioni. El Toro poi è arrivato tra mille dubbi, tra le critiche di chi credeva fosse un Barbosa-bis. Sono sicuro che le dissolverà (come ha già in parte fatto).

La scorsa settimana in pieno delirio Modric, un nome è spuntato in mezzo al caos prepotentemente: Keita Baldé. Nemmeno il tempo di rendersene conto e in poche ore era già tutto fatto.

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The dark side of the moon

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Il nove Marzo è una data che noi interisti conosciamo molto bene. 87 anni dopo, alla vigilia dell’anniversario di quella leggendaria sera dell’Orologio, nasceva ad Arbùcies(Girona) Keita Baldé Diao. Per un ragazzo che nasce in catalogna e ama giocare a calcio il sogno può essere solo uno: giocare nel Barcellona.

Lui ci riesce; a 10 anni calca il prato del Mini Estadi, il campo accanto al Camp Nou. Fa una foto con uno che nell’Inter farà la storia; Samuel Eto’o è impressionato da quel ragazzino che ha il Senegal nel sangue. Il bambino ha talento, segna una miriade di gol. Lo staff del Barça è soddisfatto: hanno scoperto una gemma di grande valore.

È però una gemma dura da sgrezzare. I rapporti col club si complicano: durante una tournée in Qatar infila per scherzo dei cubetti di ghiaccio nel letto di un compagno. Viene mandato a casa e ceduto alla squadra satellite del Cornelia. Al termine della stagione il Barcellona gli propone un contratto, ma per ripicca si rifiuta di firmare e si accorda con la Lazio.

Il biglietto da visita è notevole: 17 anni e più di 300 gol segnati nella cantera blaugrana. Petkovic ne rimane colpito, tanto da dargli un posto in prima squadra. Al suo esordio da titolare contro il Parma mette a segno il primo sigillo tra i professionisti. Ne metterà altri 4 in 25 partite, conditi da altrettanti assist.

Quel carattere così difficile da gestire lo segue fino a Roma, avvelena la bellezza che costruisce in campo. Si arriva a quella che sembra una rottura definitiva: nell’estate del 2016 chiede la cessione, ma Lotito non è d’accordo. Il presidente della Lazio promette di citarlo in tribunale, dopo che Keita si rifiuta di giocare per un fantomatico infortunio. Decide di rimanere: a Settembre viene reintegrato in rosa, iniziando quella che sarà la sua migliore stagione.

16 gol e 5 assist convincono il Monaco a puntare su di lui. Con i monegaschi disputa una buona stagione (8 gol e 5 assist), ma a causa di un infortunio sarà costretto a saltare gli ultimi due mesi. Nonostante non giocasse da Aprile è stato chiamato dal Senegal per i Mondiali, segno che anche in patria è molto apprezzato.

Lo specialista

Era solo questione di tempo prima che tornasse in Italia. Sfumato Malcom Spalletti ha subito pensato a Keita per sostituire Candreva. Altra grande operazione di Ausilio, che lo porta a casa in prestito oneroso (5 milioni) con ddr fissato intorno ai 30 milioni.

Sulla corsia destra non si vedeva un’ala di tale spessore da diverso tempo. Tecnica da vendere, ambidestro, tiro potente, velocità e visione di gioco. Se aggiungiamo che si fa trovare con facilità in zona gol, le soluzioni offensive aumentano a dismisura.

L’enigma più grande rimane la forte personalità del ragazzo. Il mister ha però dimostrato in questi anni che i “ragazzacci” non sono un problema. Anzi, sembra proprio che preferisca avere a che fare con giocatori che prima di tutto posseggano un estro frastagliato, ma indomabile.

Ho sempre amato quei calciatori “pazzi” con una classe cristallina, con una potenza mostruosa (Cantona, Gascoigne, Cassano, Maicon). In rosa adesso ne abbiamo in abbondanza e chi meglio dell’uomo da Certaldo per gestirli al meglio? Mi sento di dare completa fiducia a Luciano.

Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli.

Non c’è altra strada.