Le vittorie contro Sassuolo e Borussia Monchengladbach, entrambe in trasferta, avevano restituito serenità a un ambiente che – dopo la sconfitta con il Real Madrid – era sul punto di implodere. Alla vigilia del match di ieri, però, si respirava una certa preoccupazione, principalmente per tre fattori: San Siro, tipo di avversario e precedenti. Riguardo al primo, l’Inter al Meazza aveva vinto in stagione soltanto due volte, contro Torino e Fiorentina, entrambe con una disperata rimonta poi fortunatamente concretizzatasi. Riguardo al secondo, il Bologna – rispetto a Sassuolo e ‘Gladbach – gioca un calcio più speculativo, il tipico “difesa e ripartenza”, ed infatti Sinisa Mihajlovic per l’occasione introduce la difesa a tre, adattando la sua squadra a quella di Antonio Conte e disponendosi a specchio. Riguardo al secondo, nelle ultime due stagioni l’Inter aveva subito altrettante sconfitte (sanguinose) in casa contro il Bologna.

Ma la forza della continuità ha preso il sopravvento sui fantasmi. L’Inter ha ottenuto la prima convincente vittoria casalinga, col piglio della grande squadra, dimostrando che dopo il Real c’è stato una sorta di “click” nello spogliatoio nerazzurro. La squadra di Conte è riuscita a scardinare la difesa felsinea con l’utilizzo di schemi provati e riprovati in allenamento, cercando subito la verticalità senza perdersi troppo nella volontà di fare possesso palla che troppe volte in questa stagione si è rivelata arma innocua e velleitaria. E nel frattempo ha rotto il tabù Bologna. Nello scorso luglio la squadra di Mihajlovic era riuscita a ribaltare il risultato; questa volta l’Inter raddoppia, anche se regala qualche immancabile brivido ai suoi tifosi nel momento in cui Vignato regala speranze ai suoi segnando il 2-1. Niente panico, però, perché l’Inter riprende in mano il match dopo soli 2 minuti. Segnale di forza che vale la terza vittoria consecutiva in campionato e 3 gol segnati con cui l’Inter arriva a 26. Un attacco così prolifico non si vedeva dal 2009-10.

Ritorno al passato?

È innegabile che l’Inter sia ritornata a vincere e convincere di pari passo con il ritorno all’atteggiamento e all’organizzazione visti nella scorsa stagione. Anche ieri i nerazzurri hanno mostrato il vecchio spirito, tenendo le giuste distanze ma soprattutto azzannando la preda fin dai primi minuti. Caratteristica inequivocabile dell’annata passata. La squadra di Conte è andata avanti dopo un quarto d’ora e ha continuato a macinare gioco, dando una costante idea di pericolosità e sfruttando, in particolare, la capacità degli esterni (Hakimi e Perisic) di accentrarsi, prontamente serviti dall’abilità in cabina di regia di un Brozovic in gran forma. Il numero 77 nerazzurro appare al momento imprescindibile per gli ingranaggi nerazzurri, con la speranza che possa trovare continuità, non concedendosi pause cui troppo spesso si è dimostrato avvezzo. Gagliardini sta benissimo, è in fiducia e risulta fondamentale in entrambe le fasi, Vidal è ancora un po’ in ombra ma è puntuale nelle chiusure difensive, oltre ad esser bravo nel fornire una gran palla ad Hakimi per il gol del 3-1. Davanti, Romelu Lukaku è il filo rosso che tiene insieme la scorsa stagione con quella attuale: ancora una volta in gol, ancora una volta punto di riferimento per tutta la squadra, ancora una volta leader.

Ma c’è potenzialmente di più, rispetto alla stagione passata. E questo plus è rappresentato da tre uomini in particolari. Il primo c’era – nel 2019-20 – ma non era quello di oggi; il secondo ha giocato pochissimo, falcidiato dagli infortuni; il terzo è un nuovo acquisto. Punto primo: Milan Skriniar. Dopo le ottime prove recenti, lo slovacco continua il suo processo di crescita nella difesa a tre ed è adesso molto vicino a quel giocatore ammirato nelle prime due stagioni in nerazzurro. Tornato devastante negli uno contro uno, mostra anche un’ottima capacità di impostazione, nonostante teoricamente sia l’anello debole – in questo fondamentale – rispetto ai compagni più dotati tecnicamente, De Vrij e Bastoni. Dopo Boga a Reggio Emilia, ieri il malcapitato è Barrow. C’è da sottolineare però che, mentre con il Sassuolo il numero 37 era stato costantemente supportato da Darmian, ieri sera non ha potuto contare sullo stesso vantaggio, visto che Hakimi in fase difensiva appare ancora incerto, nonostante l’abnegazione ci sia tutta e possa solo migliorare. Ma lo slovacco ha tenuto botta. Il ritorno del miglior Skriniar può rivelarsi un fattore determinante per il prosieguo della stagione.

Passiamo al secondo: Alexis Sanchez. In una rosa costruita con soli tre attaccanti (Pinamonti, evidentemente, è ritenuto ancora non pronto), il Nino Maravilla diventa un interprete fondamentale per l’intera stagione, con l’auspicio che possa trovare pace da un punto di vista fisico. Sanchez sta consentendo a Lautaro e Lukaku di alternare il riposo, opzione che non era stata praticabile nella scorsa stagione, quando l’Inter affrontò praticamente tutta la stagione solo con la Lu-La a disposizione davanti. Fattore dal peso specifico enorme. Dopo i due gol consecutivi messi a segno in campionato, ieri il cileno è rimasto a secco ma non ha fatto mancare il suo prezioso contributo di qualità, dimostrando di essere in netta crescita dal punto di vista fisico. Unico appunto, il gol sbagliato davanti a Skorupski, cui si aggiungono anche i due errori di Lukaku. Ecco, se c’è qualcosa da rimproverare all’Inter ieri sera è proprio la mancanza di cinismo. Sbagliando gol fatti (anche se c’è da fare i complimenti a Skorupski), l’Inter ha tenuto in vita la squadra di Mihajlovic, subendo il 2-1 e rischiando di andare incontro a seri problemi. A proposito, ancora un gol subito, anche se ieri quello di Vignato è stato abbastanza fortuito. Ma l’Inter, che è già grande in fase offensiva, deve diventarlo anche dietro per poter ambire al vertice.

Il ritorno della freccia

Passiamo al volto del mercato estivo, all’investimento da 45 milioni che ieri è diventato nettamente anche volto della partita: Achraf Hakimi. Il marocchino è risultato devastante come nelle prime 2 partite contro Fiorentina e Benevento, ritornando ai numeri che lo avevano contraddistinto in Bundesliga: la doppietta per un esterno difensivo dovrebbe essere merce rara, per lui è invece normalità. E noi tifosi nerazzurri lo sappiamo bene, anche a nostre spese. Oltre all’inserimento straordinario sul gol del 2-0, quando ha sfruttato il lancio millimetrico di Brozovic, c’è un vero gol alla Hakimi, quello del 3-1, in cui ha sfoderato tutto il suo atletismo e la positiva sfacciataggine da 21enne. L’esterno destro nerazzurro ha chiaramente bisogno di fiducia, in questo momento. Ha cominciato la partita in maniera timida, condizionato probabilmente dalle ultime prove insufficienti, dal rischio che Darmian possa scalzarlo nel ruolo da titolare e dalle pressioni che ne conseguono. Ed infatti, nel primo tempo, ha tentato di rado l’uno contro uno, preoccupandosi di non sbagliare e di non concedere sbavature dietro, limitandosi spesso al passaggio arretrato. Ma dopo il gol segnato sulla sirena dell’intervallo, nei secondi 45 minuti è sceso in campo il vero Hakimi. Quello che non ha paura di sfidare l’avversario in velocità, di vincere duelli che sembrano persi, di tentare la conclusione. Se ha fiducia nei propri mezzi, questo giocatore può rappresentare il salto di qualità nerazzurro. Di certo ha ancora enormi margini di miglioramento: non dimentichiamo – come ha sottolineato Conte – che Hakimi viene da sole due stagioni da titolare vissute con il Borussia Dortmund, in un calcio diverso da quello italiano, e per questo deve ulteriormente crescere per diventare giocatore totale ed affermarsi come miglior esterno al mondo.

Inter-Bologna regala quindi una serie di buone notizie a Conte e all’intero gruppo, che mercoledì è atteso dall’ultima, drammatica giornata in Champions League, quando dovrà battere lo Shakhtar Donetsk e sperare che la sfida di Madrid non termini in pareggio. L’Inter dovrà continuare ad evidenziare i suoi progressi sia a livello collettivo che individuale: l’unica via per vincere in una partita da dentro o fuori. Solo con la vittoria in cassaforte sarà tempo di switch su Real-Borussia.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.