C’è mancato poco che il suo tiro da fuori al minuto 89′ ci regalasse i tre punti nella sfida interna con i granata, peccato. Forse la Dea della fortuna ha avuto paura che venisse giù lo stadio con 70.000 persone e s’è tirata indietro facendolo schiantare contro la traversa (nella foto sotto il suo rammarico)
Scherzi a parte… Matías Vecino si sta rivelando un elemento di valore assoluto per il gioco di mister Spalletti, ottimo come schermo davanti alla difesa ed eccezionale incursore. Sicuri che, con il tempo, non possa diventare il top player che l’Inter cercava per il suo centrocampo?
Perché poi, parliamoci chiaro, cosa fa di un giocatore comune un top player? Quanti bistrattati, semisconosciuti e sottopagati sono stati osannati dai tifosi dei maggiori club europei dopo aver svoltato la loro carriera in una sola stagione?
Due nomi su tutti – al centro del mercato interista nella sessione estiva – Nainggolan e Vidal. Il romanista prima di esplodere nella capitale ha fatto il gregario in squadre che lottavano per la salvezza, il secondo prima di mettersi in mostra alla Juve pubblicizzava i doccia schiuma. Poi, però, sappiamo tutti com’è andata a finire.
Allora, cosa deve avere un giocatore per diventare un top player? E cosa manca a Matías Vecino per diventarlo?
Uomo e professionista, non semplice giocatore.
Non basta solo saper calciare o far gol. Non basta solo saper mettere la gamba.
Bisogna prima di tutto avere testa e abnegazione, rispetto per i colori che si indossano e la loro storia. Bisogna essere uomini e professionisti seri, ancor prima di essere calciatori. Altrimenti rischi di essere uno dei tanti o, peggio ancora, un talento sprecato e senza cervello. Abbiamo bisogno di dare un nome a qualche esempio negativo? Non credo.
Matias Vecino è arrivato in nerazzurro in punta di piedi, in silenzio; bastava il malumore degli scontenti a far baccano. Ha mostrato subito professionalità, impegno e abnegazione al servizio della squadra. Una con la testa sulle spalle, impeccabile in campo e fuori.
Qualità e quantità con margini di crescita
Possibilmente giovane, bravo nel suo ruolo e con evidenti margini di crescita, tanto da diventare un riferimento per la squadra. Tanto da diventare, nel tempo, una macchina da guerra nel suo ruolo. Un imprescindibile in grado di spostare gli equilibri, senza perderli…
Ventisei anni, non giovanissimo ma di sicuro con un futuro ancora tutto da scrivere. Spalletti dopo le battute iniziali ha deciso di schierare Matías Vecino davanti alla difesa, ma le sue capacità tecniche e le sue geometrie non gli impedirebbero certo di giocare qualche metro più avanti.
Di sicuro, al momento, è uno dei punti fermi del centrocampo nerazzurro. E partita dopo partita conferma le sue potenzialità.
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Combattente sempre e decisivo anche se sottotono
Trascinatore, combattivo e sempre l’ultimo a gettare la spugna. Un vero top player è quello che trasmette grinta nei momenti difficili, che gioca ogni partita come fosse quella decisiva. Quello che riesce a risolvere la partita anche con una semplice intuizione, che sia una ripartenza, una verticalizzazione o un gol.
Certo, non possiamo dire che Matías Vecino abbia il fuoco negli occhi, quella cattiveria che intimorisce l’avversario… ma ha tanto altro.
Corsa, contrasti, recupero palla, dribbling, incursioni, inserimenti, verticalizzazioni, tiri da fuori: tutto per 90 minuti. Instancabile. Ne è la dimostrazione quel tiro a due minuti dalla fine contro il Torino che si è spento, sfortunatamente, sulla traversa.
Potrebbe essere una meteora, un fuoco di paglia, come potrebbe essere il colpo di mercato che non ti aspetti nonché il più azzeccato degli ultimi anni insieme a Skriniar… ma se c’è qualcuno che può fugare ogni dubbio, che può fare della bozza Matías Vecino un top player, quell’uomo è Spalletti.
Colui che ha reinventato Perrotta prima e Nainggolan poi.
E scusatemi, non stiamo parlando certo di due semplici figurine.
