Nella prima partita dopo un mercato di gennaio alquanto movimentato, l’Inter ritorna alla vittoria espugnando la Dacia Arena di Udine. Un caso? Probabilmente no. Le voci che si sono rincorse nell’ultimo mese hanno riguardato diversi giocatori (basti pensare – fra chi alla fine non è partito – a Vecino), in entrata e in uscita, distraendo anche inconsciamente dai risultati sportivi. Le premesse non erano delle migliori: ai nerazzurri, in una stagione caratterizzata da molteplici infortuni, stavolta si fa male addirittura il portiere, Samir Handanovic. Il suo sostituto è Daniele Padelli, che porta a casa un importante clean sheet e svela, dopo la partita, di essere febbricitante. L’Inter, insomma, ha seriamente rischiato di dover schierare fra i pali Filip Stankovic, il figlio del grande Dejan, visto che il terzo portiere Berni ha rimediato 2 giornate di squalifica nel concitato finale di San Siro contro il Cagliari.

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L’Inter del primo tempo non gioca affatto bene: è lenta, prevedibile, bloccata dall’ottima disposizione dell’Udinese, che riesce a chiudere efficacemente ogni spazio. Non brillante la prestazione dell’uomo più atteso, Christian Eriksen: il danese deve ancora integrarsi nei meccanismi (molto complessi) di Antonio Conte. Inoltre, necessita di un fisiologico periodo di adattamento alla realtà interista nella quale si è calato da pochi giorni.

PAGELLE UDINESE-INTER

Delude anche la prestazione di Sebastiano Esposito, sul quale la dirigenza e la proprietà nerazzurra hanno deciso di puntare decisamente non acquistando una punta nel corso del mercato di gennaio, nonostante la cessione di Politano. Decisione rischiosa: l’attaccante classe 2002 di Castellammare di Stabia ha dimostrato di essere ancora acerbo, peccando di esperienza e fallendo anche un gol abbastanza facile colpendo malissimo la palla. Sarebbe ingeneroso, tuttavia, criticare un giocatore (ancora in fase di formazione) che ha bruciato le tappe e che si trova a recitare un ruolo importante in un club enorme come l’Inter. Ed un club enorme ha bisogno di una panchina di livello: finalmente quella di ieri ha inciso in positivo.

VECCHIA INTER

Sono due gli uomini che cambiano la partita: Marcelo Brozovic e Alexis Sanchez. Il croato entra subito bene in partita, facendo quello che sa fare meglio: dare ordine, fosforo, lucidità, serenità alla manovra nerazzurra. Brozo consente di passare nuovamente al modulo che questa squadra conosce meglio: il classico 3-5-2 che con Eriksen era diventato un 3-4-1-2 per permettergli di ricoprire il ruolo a lui più congeniale, quello di trequartista. Con uno splendido Barella al suo fianco (splendido l’assist per Lukaku in occasione del primo gol) e con un Vecino lottatore, la squadra di Conte riesce a prendersi presto il vantaggio. Sanchez, invece, dimostra come le situazioni nel calcio possano cambiare molto rapidamente: tre giorni fa in Coppa Italia, contro la Fiorentina, il cileno era apparso ampiamente fuori forma e appesantito, incapace in alcuni casi addirittura di controllare la palla correttamente. Ieri, invece, si è rivelato spina nel fianco per la difesa della sua ex squadra, quella con la quale è esploso ed è diventato il Nino Maravilla. Tanti ottimi spunti, tocchi di prima, velocità, guizzi. Proprio come in occasione del rigore guadagnato per fallo di Musso. L’Inter riparte dalle proprie certezze. E se parliamo di certezze, come non citare la solita strepitosa prestazione di Stefan De Vrij, ancora fra i migliori in campo. Ormai non ci sono più dubbi, l’olandese è alla miglior stagione in carriera. Da sottolineare, comunque, come il “nuovo” sia presente nella serata friulana: Ashley Young gioca un’ottima gara. E se contro Cagliari e Fiorentina si era messo in evidenza per la sua prova offensiva, condita da un assist contro i sardi, questa volta è fondamentale in fase difensiva. Decisivo il salvataggio a porta vuota sulla conclusione di Stryger-Larsen. Buona anche la prova di Victor Moses, considerato che era alla prima da titolare: qualche buona sortita nel primo tempo, ripresa in calo (visti anche i pochi minuti nelle gambe) ma comunque sufficiente, nonostante vada in sofferenza con Sema. Finalmente Conte può godersi un minino di abbondanza, almeno in difesa e sulle corsie esterne e – si spera – prossimamente anche a centrocampo, visto che Sensi, Borja Valero e Gagliardini erano anche ieri indisponibili.

LUKAKU CHE LEADER

Alla fine, però, torniamo sempre a lui: Romelu Lukaku. 20 gol stagionali, 11 in trasferta in campionato. Quella di ieri era una partita bloccata, rognosa, ma al minuto 64 Big Rom la sblocca con una precisa conclusione di sinistro. Da quel momento in poi, prende coraggio l’Inter tutta e lo stesso Lukaku, che si carica letteralmente la squadra sulle spalle chiedendo esplicitamente a Conte di fargli arrivare la palla, così “poi ci penso io”. E i nerazzurri lo fanno bene, aggrappandosi a Romelu che tiene palla, guadagna falli, offre sponde importanti ai compagni e mostra un’ottima intesa con Sanchez. Manca Lautaro, suo partner designato, e nel primo tempo la sua assenza si sente eccome, ma poi nella ripresa Lukaku si adatta perfettamente alla partnership con il cileno, già sperimentata brevemente ai tempi del Manchester United.

DERBY SENZA LAUTARO

Domenica prossima, nella stracittadina, Lukaku dovrà ancora una volta allargare le spalle all’inverosimile. Mancherà ancora il Toro, che sconterà l’ultima giornata di squalifica. Sarà con tutta probabilità un Sanchez in ripresa a giocare al suo fianco. In difesa, invece, Conte dovrà fare a meno di colui che ormai – nonostante la giovane età – è diventato un titolare, ovvero Alessandro Bastoni. Godin e D’Ambrosio si giocheranno un posto da titolare per sostituirlo. Probabile che anche Handanovic non riesca a recuperare, e sarà ancora Padelli a dover difendere la porta nerazzurra nel derby. Nonostante le assenze – elemento costante nella stagione dell’Inter – i nerazzurri sono chiamati a vincere la sfida con il Milan per continuare la disperata rincorsa alla Juventus e rimanere da protagonisti nella lotta a tre con i bianconeri e la Lazio.

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