L’Inter ritrova la sua vera faccia e lo fa nel modo migliore: 3-0 alla Fiorentina, San Siro che applaude, e una squadra che risponde presente quando serve. Dopo qualche settimana di alti e bassi, la formazione nerazzurra torna a dominare, con una prova di forza, qualità e mentalità che spazza via dubbi e critiche.

Il fantasma del Maradona

Dopo la sconfitta si sabato contro il Napoli, per la squadra di Chivu era importantissimo portarsi a casa la vittoria, convincendo e bloccando tutte le malelingue degli scettici. La Fiorentina sicuramente non era l’avversario migliore per farlo, infatti la partita non si sblocca subito anzi… Risulta complicata grazie a una difesa molto bassa dei viola, L’Inter però tiene il pallino, costruisce, insiste. Dimarco e Dumfries spingono, Lautaro si muove tanto, ma la porta viola sembra stregata: De Gea tiene in vita i suoi con un paio di ottimi interventi. Poi, nella ripresa, il cambio di marcia. Al 66’, Calhanoglu decide che è ora di finirla: prende palla fuori area e lascia partire una sassata delle sue. Gol spettacolare, vantaggio meritato, e lo stadio esplode.
Passano pochi minuti e arriva anche il raddoppio: Sucic, il più giovane in campo, entra in area, finta, salta l’uomo e piazza il pallone nell’angolo. È 2-0, partita praticamente chiusa. Nel finale, la Fiorentina perde la testa: Viti si fa cacciare per doppia ammonizione e concede un rigore all’Inter. Dal dischetto ancora Calhanoglu, glaciale, che firma la doppietta personale e il 3-0 definitivo. Tre gol, porta inviolata, applausi e serenità ritrovata.

Un dominio totale

L’Inter ha vinto perché è stata più squadra. Più compatta, più cattiva, più matura. Ha sofferto poco, ha gestito bene i ritmi e ha trovato il modo di scardinare una difesa che, fino al primo gol, aveva retto dignitosamente. Il centrocampo nerazzurro, con Calhanoglu, Barella e Sucic, ha fatto la differenza: tempi perfetti, ritmo costante, pressing alto. Ricordiamo anche l’assenza di Mkhitaryan che non si è fatta sentire grazie al croato.
In difesa, Akanji e Bastoni impeccabili, mai in affanno. Prova invece da sottolineare di Bisseck, di cui forse potremmo aver trovato il ruolo ideale come centrale, senza troppi impegni d’impostazione. Davanti, Pio continua a prendere minuti , Lautaro anche senza gol si sacrifica per la squadra. Il segnale è chiaro: quando l’Inter gioca così, con questa intensità, diventa quasi ingiocabile.

La squadra di Pioli (o meglio, quella che ne resta) ha mostrato ancora una volta fragilità mentale e limiti difensivi evidenti.
Dopo un buon primo tempo, alla prima difficoltà è crollata.
Il rosso di Viti è l’immagine della serata: confusione, nervosismo e zero lucidità. L’attacco viola è stato nullo. Poche idee, poca presenza, nessuna palla realmente pericolosa.
Se il portiere è il migliore in campo, il problema è serio. La Fiorentina resta in fondo alla classifica e comincia a dover guardarsi alle spalle.

Cosa lascia questa vittoria

Per l’Inter sono tre punti che valgono oro: morale alto, fiducia ritrovata e classifica che torna a sorridere, in un contesto dove il Milan pareggia a Bergamo con l’Atalanta e le 2 squadre dell’ormai dimenticato derby del sole, Roma e Napoli, che continuano a dividersi il primo posto in classifica
Ma soprattutto, la sensazione che la squadra sia capace di rispondere ai momenti negativi con qualità e mantenendo la propria linea di gioco.  C’è ancora da migliorare la concretezza nel primo tempo, ma la risposta è arrivata forte e chiara: il gruppo è vivo e determinato. Per la Fiorentina, invece, un campanello d’allarme grande come San Siro.
Serve una svolta immediata, perché la crisi non è più solo episodica: è identitaria. Questa non è solo una vittoria, è una dichiarazione d’intenti. L’Inter ha mandato un messaggio al campionato: quando serve, ci siamo. Prestazione solida, tecnica, completa. E per una volta, nessun rigore “assurdo” o episodio dubbio da recriminare solo calcio vero, e una superiorità netta.
In una serata così, c’è solo da applaudire. Il prossimo è un turno di campionato favorevole per i nerazzurri, trasferta a Verona contro la squadra di Zanetti (non il capitano). Napoli invece che ospita il frizzante Como di Nico Paz, Milan Roma invece illuminerà San Siro. Dovere di Chivu? 3 punti.