Gigio Donnarumma come Walter Zenga. Il portiere del Milan ha deciso di lasciare i rossoneri, non rinnovando il contratto in scadenza nel 2018. E lo stesso poteva capitare a Walter Zenga, che ripercorre la sua vicenda ai microfoni di Panorama: “Effettivamente ci sono molti punti in comune tra di noi. Entrambi cresciuti nel vivaio, tutti e due abbiamo esordito molto giovani, lui in età ancora più piccola di me, ma ai miei tempi diventare a 23 anni titolare all’Inter non era affatto banale, fece scalpore”
LA VICENDA COMUNE – “La mia situazione esplose perché avevo scoperto in Nazionale di essere uno dei meno pagati e il Napoli di Maradona aveva fatto un’offerta importante per me. Sarei andato a guadagnare quattro volte di più e all’Inter proponevano lo scambio con il povero Giuliani più 8 miliardi. Chiesi così un adeguamento alla società, ma c’era un rapporto un po’ conflittuale con il presidente Pellegrini. Per mesi si rifiutarono di venirmi incontro. Fu un periodo tremendo, ricordo ancora il silenzio assordante quando lo speaker di San Siro annunciava il mio nome. Ero abituato ai cori, agli incitamenti, agli applausi. Ho così imparato che all’essere umano fa più male l’essere ignorato dell’odio”
LA MOSSA DEL TRAP – “Fu decisivo Trapattoni, che mi martellava tutti i giorni, poi anche la società venne incontro alle mie richieste, anche se non ho mai compreso perché non lo fece subito, evitando quel periodo di situazione sospesa”
IL GIUDIZIO SU DONNARUMMA – “Sento dire ora Gigio ci deve delle spiegazioni? E perché mai? E’ un professionista e ha fatto la sua scelta. Certamente è vero che non esistono più le bandiere, come si sente ripetere spesso, ma vorrei che si facesse un discorso onesto sul senso di appartenenza. Ci si scandalizza se un calciatore non lo dimostra lasciando il club dove è cresciuto. Ma questo senso di appartenenza non dovrebbe valere anche al contrario? Non dovrebbe dimostrarlo anche il club nei riguardi, ad esempio, di un Del Piero, di un Maldini o, perché no, di un Zenga?”
LA DIFFERENZA TRA INTER E MILAN – “Da una parte il Milan, che, anche se ha scelto manager ex Inter come Fassone e Mirabelli, punta su persone dal forte legame con la società, scegliendo Gattuso per guidare la Primavera o Abbiati come team manager. Dall’altra Suning che nella squadra cinese porta Capello, Brocchi e Zambrotta. Che senso ha? Avete sentito le dichiarazioni di Capello?”
ZENGA E L’ATTACCAMENTO ALL’INTER – “Sono entrato nei pulcini dell’Inter a 10 anni, la domenica facevo il raccattapalle o andavo sugli spalti, quando ancora i tifosi più passionali si collocavano dietro alla bandierina e non dietro la porta, come ora. Ricordo ancora la prima partita dove ci spostammo, fu un’Inter-Foggia”
MEGLIO TENERE HANDANOVIC – “Handanovic è un ottimo portiere, molto costante nella stagione, capace anche di parare 4/5 rigori a stagione, cosa non comune, che vale diversi punti in classifica. Continuerei a puntare di lui, a meno che non sia Samir a voler andar via per giocare la Champions League”