E' il simbolo della Rube ladra e dopata degli anni Novanta.
E' l'allenatore della rinascita rubentina post-Calciopoli.
Prende 12 milioni l'anno, più del doppio del predecessore (che all'epoca veniva osteggiato dall'80% della tifoseria, ma sorvoliamo).
Però non vince con una rosa costituita da 0 fuoriclasse, 1 campione arrivato a gennaio (Eriksen), 7 ottimi giocatori (Lukaku, Lautaro, De Vrij, Handanovic, Brozovic, Skriniar, Godin), 4 giovani promesse (Sensi sempre infortunato, Barella, Bastoni, molto più dietro Esposito) e migliaia di gregari (Vecino, Gagliardini, Candreva, Biraghi, Borja Valero, Ranocchia, Moses, D'Ambrosio, Asamoah, Padelli, Young per via dell'età, Sanchez per via dell'età).
L'interista puro che non vuole gobbi in società (come se non fossimo tutti noi in primis tifosi di chi ci paga lo stipendio: questo è professionismo) non può accettare tutto questo.
E' fallimento.