Agguato a Milano, ucciso il capo ultrà dell'Inter Boiocchi

Idonothavecousins

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Un agguato sotto casa. Due uomini in moto con una pistola semiautomatica. Cinque colpi esplosi contro il capo ultrà dell’Inter, Vittorio Boiocchi, davanti al cancello del palazzo in cui viveva al civico 14 di via Zanzottera, una strada stretta e a senso unico nel quartiere Figino, estrema periferia ovest di Milano. Almeno tre i proiettili che lo hanno ucciso, al collo e al torace.

Boiocchi stava rientrando a piedi sembrerebbe dal baretto dello stadio di San Siro, dove per via di un provvedimento della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano non si sarebbe neppure potuto avvicinare.

L’allarme è scattato alle 19.50. “Ho sentito i colpi sembravano petardi. Uno dopo l’altro. Con un amico che conosco da trent’anni ci siamo precipitati fuori”, racconta il titolare Bar Sahary, davanti al palazzo. “Conoscevo Vittorio perché veniva qui a prendere il caffè, con i nipotini, anche con la moglie. L’ho visto a terra e l’ho riconosciuto subito. Mi sono sentito male, ho chiamato il 112”, racconta da dietro il bancone mentre è ancora in corso a San Siro la partita Inter-Sampdoria. “Quando veniva a vederla qui con gli amici mi avvisava prima. Ogni mattina lo vedevo fare cyclette sul balcone”, scuote la testa “Mi salutava sempre”.

Subito sono intervenuti i soccorsi ma Boiocchi è morto in ambulanza, prima ancora di arrivare all’ospedale San Carlo. Quando la curva è stata raggiunta dalla notizia sono stati ritirati gli striscioni in segno di lutto e tutti gli ultras hanno abbandonato lo Stadio. A tarda sera erano ancora quasi tutti vicino al al Meazza.
Davanti al palazzo dai muri marroni nella stradina semideserta sono arrivati gli agenti della Squadra mobile diretti da Marco Calì, con i colleghi della Digos, della Scientifica e il pm di turno Paolo Storari, che coordina le indagini.
Sessantanove anni, ventisei dei quali trascorsi in carcere. Dieci in tutto le condanne definitive per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, associazione a delinquere, porto e detenzione di armi, rapina, sequestro di persona e furto. Boiocchi era un sorvegliato speciale. La misura - che gli impediva anche soltanto di avvicinarsi a due chilometri dallo stadio - era stata disposta nel giugno 2021 per due anni e mezzo, su proposta della Questura di Milano. Proprio per via del passato (e del presente) del fondatore dei Boys San, che poteva vantare un curriculum penale di tutto rispetto.
L’ultima condanna nel 2021, per possesso e fabbricazione di documenti falsi. Dopo un periodo in carcere, Boiocchi era uscito con gli obblighi di polizia. Del resto, a scorrere il suo certificato penale, non c’è mese o anno in cui il 69enne non sia incappato in qualche guaio con la giustizia: prima denuncia nel 1976 dalla Questura di Parma, nel ’78 arresto per furto d’auto, in un crescendo rossiniano di criminalità: dal fermo in un bar in compagnia di un pregiudicato mafioso alla denuncia della Digos per manifestazioni non autorizzate dei tifosi, dalla denuncia della Guardia di Finanza di Perugia, all’arresto per rapina, fino all’evasione.
Non manca nulla nel passato di Boiocchi, tornato alla ribalta delle cronache due anni fa per una rissa con il suo amico e rivale di sempre, Franchino Caravita, l’altro capo storico della tifoseria interista. I due, ormai ultrasessantenni, si erano presi a pugni in Curva. Nella notte Boiocchi aveva avuto un arresto cardiaco ed era finito in ospedale. Dove però si era poi fatto fotografare mentre abbracciava il suo rivale con il dito medio alzato verso i giornalisti. Un riavvicinamento solo di facciata, a uso e consumo dei quotidiani. «Nessuna faida - aveva spiegato - solo uno scontro personale».
L’ultimo arresto, il 3 marzo di un anno fa con il «socio» Paolo Cambedda, dopo essere uscito dagli uffici di un imprenditore vittima di estorsione da due milioni di euro. In auto avevano uno storditore elettrico, una pistola, e pettorine della Guardia di finanza. La polizia li arrestò in flagranza. Le indagini però erano avviate da mesi. In un’intercettazione Boiocchi diceva: «Faccio 80 mila euro al mese con biglietti e parcheggi». E ancora: «Ma quando sono entrati ’sti ca... di cellulari... questa è una rovina, sembra di avere una micropsia addosso».
 
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Cri63

Turnover
Per quanto possa essere stato interista e un essere umano, mi dispiace per una vita che se ne va. Ma non mi piace l'associazione ai nostri colori di una persona di malaffare. Lo so che tutte le curve sono piene di questi soggetti, ma è meglio che stiano alla larga da noi.
 

grich

Titolare
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Per quanto possa essere stato interista e un essere umano, mi dispiace per una vita che se ne va. Ma non mi piace l'associazione ai nostri colori di una persona di malaffare. Lo so che tutte le curve sono piene di questi soggetti, ma è meglio che stiano alla larga da noi.
Le curve sono popolate da spacciatori, tossicodipendenti e malavitosi di vario genere, persino mafiosi. In quella del paese dove vivo, squadra locale che milita in serie D, è la stessa cosa. Nell’Inter così come in tutte le squadre d’Italia.

In ogni caso tutti hanno il diritto di andare allo stadio a tifare. Bisogna solo essere coscienti del fatto che le frange ultras sono queste.

A me dispiace perché sono quelli stessi soggetti che poi vanno a parlare con dirigenza e giocatori quando c’è da protestare.

A volte mi chiedo se non abbia fatto bene agnelli a cacciarli dallo stadium una volta per tutte.
 

Idonothavecousins

Titolare
  Bannato
A me dispiace perché sono quelli stessi soggetti che poi vanno a parlare con dirigenza e giocatori quando c’è da protestare.

A volte mi chiedo se non abbia fatto bene agnelli a cacciarli dallo stadium una volta per tutte.

Agnelli li ha "cacciati" perché lo ricattavano, il problema non era di certo legato al fatto che fossero delinquenti visto che DA SEMPRE la famiglia agnelli fa affari con qualsiasi tipo di criminale.
 
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