Giuseppe Bergomi

Intervistato dal Quotidiano Sportivo, l'ex capitano nerazzurro ripercorre la sua lunga carriera con la maglia dell'Inter

Venerdì Beppe Bergomi compirà 60 anni. Tanti spesi sui campi da calcio ma con solo una maglia addosso, quella dell'Inter.

"Cominciai dai giovanissimi. Mi allenava un emiliano della provincia modenese, Arcadio Venturi, un ex della Beneamata e della Roma. Gli debbo tantissimo. Se guardo al palmares di coetanei o quasi come Paolo Maldini e Franco Baresi sarei tentato di dire che ho vinto poco. Solo che…".

Solo che?
"In verità è stato tutto giusto. Forse in certi periodi avrei accumulato trofei indossando altre maglie, eppure non faccio cambio, sono felice di averne indossata soltanto una, azzurro a parte".

A proposito di Lippi: è vero che nel 1999 fu lui a farti smettere?
"Non esattamente. Marcello venne ad allenare l’Inter, aveva pieni poteri e decise di cambiare. Me lo disse con correttezza. Io allora andai da Moratti. Il presidente mi propose di scegliere la squadra che volevo per proseguire la carriera. Io ero ancora integro, un anno prima avevo disputato il quarto mondiale con il ct Maldini e nel club ero compagno del mitico Ronaldo, uno che al primo allenamento mi fece un pallonetto sulla testa e segnò un gol prima ancora che potessi girarmi!. Ma mi guardai allo specchio e compresi che non potevo indossare un’altra maglia".

E com’è che dopo all’Inter non sei più tornato? È passato un quarto di secolo…
"A volte se ne è parlato, mai però concretamente. Intanto era arrivata la tv, nella mia vita".

Ma è vero che ci sono tifosi interisti che ti rimproverano di non essere abbastanza di parte?
"Sai, la tv ha il potere di dividere. Tu mi conosci, io sono interista dentro, se non sto facendo la telecronaca la partita della Beneamata manco riesco a guardarla, mi agito troppo. Ma sul lavoro, a Sky, debbo rispettare la sensibilità di tutti".

(Quotidiano Sportivo)
 

prisco4eva

Stella
Intervistato dal Quotidiano Sportivo, l'ex capitano nerazzurro ripercorre la sua lunga carriera con la maglia dell'Inter

Venerdì Beppe Bergomi compirà 60 anni. Tanti spesi sui campi da calcio ma con solo una maglia addosso, quella dell'Inter.

"Cominciai dai giovanissimi. Mi allenava un emiliano della provincia modenese, Arcadio Venturi, un ex della Beneamata e della Roma. Gli debbo tantissimo. Se guardo al palmares di coetanei o quasi come Paolo Maldini e Franco Baresi sarei tentato di dire che ho vinto poco. Solo che…".

Solo che?
"In verità è stato tutto giusto. Forse in certi periodi avrei accumulato trofei indossando altre maglie, eppure non faccio cambio, sono felice di averne indossata soltanto una, azzurro a parte".

A proposito di Lippi: è vero che nel 1999 fu lui a farti smettere?
"Non esattamente. Marcello venne ad allenare l’Inter, aveva pieni poteri e decise di cambiare. Me lo disse con correttezza. Io allora andai da Moratti. Il presidente mi propose di scegliere la squadra che volevo per proseguire la carriera. Io ero ancora integro, un anno prima avevo disputato il quarto mondiale con il ct Maldini e nel club ero compagno del mitico Ronaldo, uno che al primo allenamento mi fece un pallonetto sulla testa e segnò un gol prima ancora che potessi girarmi!. Ma mi guardai allo specchio e compresi che non potevo indossare un’altra maglia".

E com’è che dopo all’Inter non sei più tornato? È passato un quarto di secolo…
"A volte se ne è parlato, mai però concretamente. Intanto era arrivata la tv, nella mia vita".

Ma è vero che ci sono tifosi interisti che ti rimproverano di non essere abbastanza di parte?
"Sai, la tv ha il potere di dividere. Tu mi conosci, io sono interista dentro, se non sto facendo la telecronaca la partita della Beneamata manco riesco a guardarla, mi agito troppo. Ma sul lavoro, a Sky, debbo rispettare la sensibilità di tutti".

(Quotidiano Sportivo)
Molto generoso con lippi,io fossi in lui lo aspetterei ancora in un vicolo buio... :ghigno
 
Intervistato dal Quotidiano Sportivo, l'ex capitano nerazzurro ripercorre la sua lunga carriera con la maglia dell'Inter

Venerdì Beppe Bergomi compirà 60 anni. Tanti spesi sui campi da calcio ma con solo una maglia addosso, quella dell'Inter.

"Cominciai dai giovanissimi. Mi allenava un emiliano della provincia modenese, Arcadio Venturi, un ex della Beneamata e della Roma. Gli debbo tantissimo. Se guardo al palmares di coetanei o quasi come Paolo Maldini e Franco Baresi sarei tentato di dire che ho vinto poco. Solo che…".

Solo che?
"In verità è stato tutto giusto. Forse in certi periodi avrei accumulato trofei indossando altre maglie, eppure non faccio cambio, sono felice di averne indossata soltanto una, azzurro a parte".

A proposito di Lippi: è vero che nel 1999 fu lui a farti smettere?
"Non esattamente. Marcello venne ad allenare l’Inter, aveva pieni poteri e decise di cambiare. Me lo disse con correttezza. Io allora andai da Moratti. Il presidente mi propose di scegliere la squadra che volevo per proseguire la carriera. Io ero ancora integro, un anno prima avevo disputato il quarto mondiale con il ct Maldini e nel club ero compagno del mitico Ronaldo, uno che al primo allenamento mi fece un pallonetto sulla testa e segnò un gol prima ancora che potessi girarmi!. Ma mi guardai allo specchio e compresi che non potevo indossare un’altra maglia".

E com’è che dopo all’Inter non sei più tornato? È passato un quarto di secolo…
"A volte se ne è parlato, mai però concretamente. Intanto era arrivata la tv, nella mia vita".

Ma è vero che ci sono tifosi interisti che ti rimproverano di non essere abbastanza di parte?
"Sai, la tv ha il potere di dividere. Tu mi conosci, io sono interista dentro, se non sto facendo la telecronaca la partita della Beneamata manco riesco a guardarla, mi agito troppo. Ma sul lavoro, a Sky, debbo rispettare la sensibilità di tutti".

(Quotidiano Sportivo)
Peccato che tutti gli altri di rispettare la sensibilità di tutti se ne sbattano. Ma capisco anche che l'unico Interista in un ambiente del genere possa porsi il problema.
 
Peccato che tutti gli altri di rispettare la sensibilità di tutti se ne sbattano. Ma capisco anche che l'unico Interista in un ambiente del genere possa porsi il problema.
E infatti per me è un pò un errore, perchè si è fatto trascinare nel senso opposto. A volte sostiene tesi assurde, tipo Zaccagni miglior calciatore della storia del calcio secondo solo a Kessie.
Insomma se Nicolino Berti ottenesse un contratto da commentatore sono certo che sarebbe professionale ma non nasconderebbe mai ciò che è nella sua natura ed evidente a tutti
 
Alto