NAZIONALE FEMMINILE

"Ovviamente auguro a Soncin il meglio, ma andava cavalcata quell’onda positiva.
Sento dire che questo è l’anno zero: allora chi ha compiti di governo cosa ha fatto dal 2019 in poi?
Certo oggi c’è il professionismo, importantissimo.
Ma la progettualità è un’altra cosa: distribuire risorse alla base, lavorare sul territorio, far crescere le tesserate, che si sono fermate, incentivare con la premialità a fare il settore bambine.
Noi abbiamo fatto partite in casa in cui erano molti di più i tifosi avversari. Da noi manca un progetto che ti faccia pensare che il calcio femminile sia qualcosa di importante a livello culturale.
Un problema di testa.
Dove sono oggi le donne negli staff della serie A femminile?
Forse il 10%… Siamo considerate immagine: le quote rosa diventano necessarie. E noi ci mettiamo del nostro, siamo le peggiori nemiche di noi stesse: aveva ragione Murgia quando diceva che servono due donne per far fuori una donna.
Ma così andiamo indietro, torniamo al patriarcato

Al raduno di aprile ho parlato chiaro a tutte le giocatrici più esperte: attenzione, le giovani premono, nessuna ha il posto garantito. Sara inclusa.
Se verrete al Mondiale, ho detto, potrete giocare o stare in panchina però il vostro contributo al gruppo sarà comunque importante.
È il concetto di squadra che deve prevalere.
Con Girelli, Cernoia e Bartoli è nato un patto: mi hanno dato la loro disponibilità totale.
Sara l’ha presa male da subito
: ho capito che quel ruolo, in Nuova Zelanda, non avrebbe potuto reggerlo


Il clima era buono, fino alla vittoria sull’Argentina:«Vedevo sorrisi, allenamenti partecipati, giovani entusiaste: mi sembrava che la professionalità prevalesse su qualsiasi necessità individuale.
Ma dalla partita con la Svezia, quando sono diventate titolari le piccole, chi non ha giocato ha messo il muso.
E l’atmosfera è cambiata

Ma se la sconfitta con la Svezia era preventivabile, quella con il Sudafrica, che è poi costata l’eliminazione per l’Italia, non lo era:
Fatto l’autogol, siamo andate in trance.
Ho cercato di tranquillizzare le ragazze: calma, siamo comunque qualificate.
Niente, non mi ascoltavano.
È subentrata l’ansia: tutti i gol li abbiamo presi in superiorità numerica

Quello che ci è successo fa parte di una crescita.
Non è facile vedere le piccole che ti passano davanti. Giulia Dragoni ha 16 anni ma la testa da grande: potrebbe essere la prima italiana a vincere il Pallone d’Oro.
Ma se sei una professionista devi riuscire a starci dentro a prescindere se la c.t. ti sta antipatica. La Spagna ha vinto il Mondiale dopo che metà delle calciatrici avevano sfiduciato l’allenatore.
Quella è maturità.
La forza di un gruppo è il collettivo, non il singolo.
Le battaglie per sdoganare il calcio femminile le abbiamo combattute tutte, ciascuna nel suo ruolo.
Non è facile vedersi soffiare il posto, lo capisco.
Sentirsi offese non aiuta e alla fine siamo andate a lezione di umiltà dal Sudafrica

Finita la partita col Sudafrica sono andata a consolare le giovani, mentre le altre mi scansavano.
C’era troppa rabbia in spogliatoio per fare discorsi. Non è vero che mi sono chiusa in camera. Loro si sono riunite e hanno scritto quel comunicato.
Il volo di ritorno è stato allucinante. C’è chi non ha più avuto il coraggio di guardarmi in faccia né di salutarmi.
Non ho mai detto che hanno paura ma che abbiamo avuto paura. Tutte.
Certe ragazze fanno fatica a vivere l’errore e poi c’è l’aspetto social: vedersi sommerse dalle critiche toglie lucidità.
La lettera è stata un’autorete pazzesca per il movimento.
La forza del Mondiale 2019 era stata una squadra di donne, con un ct donna, capace di fare gruppo.
Questo, per l’Italia, era stato il cambiamento culturale
»

--------------------------------------------------------------------------------------------
Intervista della Bertolini (che comunque si è dimostrata inadeguata).
Ho sottolineato le parti che mi sono sembrate più significative... soprattutto l'ultima

Che bell'ambientino deve essere stato quello spogliatoio :ghigno :ghigno :ghigno
 
"Ovviamente auguro a Soncin il meglio, ma andava cavalcata quell’onda positiva.
Sento dire che questo è l’anno zero: allora chi ha compiti di governo cosa ha fatto dal 2019 in poi?
Certo oggi c’è il professionismo, importantissimo.
Ma la progettualità è un’altra cosa: distribuire risorse alla base, lavorare sul territorio, far crescere le tesserate, che si sono fermate, incentivare con la premialità a fare il settore bambine.
Noi abbiamo fatto partite in casa in cui erano molti di più i tifosi avversari. Da noi manca un progetto che ti faccia pensare che il calcio femminile sia qualcosa di importante a livello culturale.
Un problema di testa.
Dove sono oggi le donne negli staff della serie A femminile?
Forse il 10%… Siamo considerate immagine: le quote rosa diventano necessarie. E noi ci mettiamo del nostro, siamo le peggiori nemiche di noi stesse: aveva ragione Murgia quando diceva che servono due donne per far fuori una donna.
Ma così andiamo indietro, torniamo al patriarcato

Al raduno di aprile ho parlato chiaro a tutte le giocatrici più esperte: attenzione, le giovani premono, nessuna ha il posto garantito. Sara inclusa.
Se verrete al Mondiale, ho detto, potrete giocare o stare in panchina però il vostro contributo al gruppo sarà comunque importante.
È il concetto di squadra che deve prevalere.
Con Girelli, Cernoia e Bartoli è nato un patto: mi hanno dato la loro disponibilità totale.
Sara l’ha presa male da subito
: ho capito che quel ruolo, in Nuova Zelanda, non avrebbe potuto reggerlo


Il clima era buono, fino alla vittoria sull’Argentina:«Vedevo sorrisi, allenamenti partecipati, giovani entusiaste: mi sembrava che la professionalità prevalesse su qualsiasi necessità individuale.
Ma dalla partita con la Svezia, quando sono diventate titolari le piccole, chi non ha giocato ha messo il muso.
E l’atmosfera è cambiata

Ma se la sconfitta con la Svezia era preventivabile, quella con il Sudafrica, che è poi costata l’eliminazione per l’Italia, non lo era:
Fatto l’autogol, siamo andate in trance.
Ho cercato di tranquillizzare le ragazze: calma, siamo comunque qualificate.
Niente, non mi ascoltavano.
È subentrata l’ansia: tutti i gol li abbiamo presi in superiorità numerica

Quello che ci è successo fa parte di una crescita.
Non è facile vedere le piccole che ti passano davanti. Giulia Dragoni ha 16 anni ma la testa da grande: potrebbe essere la prima italiana a vincere il Pallone d’Oro.
Ma se sei una professionista devi riuscire a starci dentro a prescindere se la c.t. ti sta antipatica. La Spagna ha vinto il Mondiale dopo che metà delle calciatrici avevano sfiduciato l’allenatore.
Quella è maturità.
La forza di un gruppo è il collettivo, non il singolo.
Le battaglie per sdoganare il calcio femminile le abbiamo combattute tutte, ciascuna nel suo ruolo.
Non è facile vedersi soffiare il posto, lo capisco.
Sentirsi offese non aiuta e alla fine siamo andate a lezione di umiltà dal Sudafrica

Finita la partita col Sudafrica sono andata a consolare le giovani, mentre le altre mi scansavano.
C’era troppa rabbia in spogliatoio per fare discorsi. Non è vero che mi sono chiusa in camera. Loro si sono riunite e hanno scritto quel comunicato.
Il volo di ritorno è stato allucinante. C’è chi non ha più avuto il coraggio di guardarmi in faccia né di salutarmi.
Non ho mai detto che hanno paura ma che abbiamo avuto paura. Tutte.
Certe ragazze fanno fatica a vivere l’errore e poi c’è l’aspetto social: vedersi sommerse dalle critiche toglie lucidità.
La lettera è stata un’autorete pazzesca per il movimento.
La forza del Mondiale 2019 era stata una squadra di donne, con un ct donna, capace di fare gruppo.
Questo, per l’Italia, era stato il cambiamento culturale
»

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Intervista della Bertolini (che comunque si è dimostrata inadeguata).
Ho sottolineato le parti che mi sono sembrate più significative... soprattutto l'ultima

Che bell'ambientino deve essere stato quello spogliatoio :ghigno :ghigno :ghigno
Statti a casa incompetente
 
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