Giustizia è stata fatta, almeno per quanto riguarda le questioni di campo. Già, perché da oltre una settimana Francesco Acerbi e la sua famiglia sono il bersaglio principale di tutto il peggio del tifo italiano: coloro che vivono di certezze e non hanno mai dubbi, gli stessi che non si sono fatti problemi a puntare il dito fin dal primo giorno verso il numero 15 nerazzurro, vomitando addosso a lui e ai suoi cari i peggiori insulti possibili su di un qualcosa che, nei fatti, non trovava fondamento su alcuna prova certa. 

Di seguito una breve spiegazione di ciò che è accaduto, soffermandoci sul vero motivo di questa sentenza.

L’episodio in campo, le immediate conseguenze

E’ cosa nota a tutti ormai quanto ‘ipoteticamente’ accaduto durante il posticipo domenicale dell’ultimo turno di Serie A: ad un certo punto della gara il gioco si ferma per alcuni secondi più del dovuto, con le telecamere che vanno a inquadrare il difensore del Napoli Juan Jesus a colloquio con l’arbitro La Penna. Il difensore brasiliano sembrava abbastanza alterato, ma sul momento tra i telespettatori (telecronisti compresi) nessuno è riuscito a capire la vera natura del suo reclamo, declassificandolo ad una normale ‘lamentela di campo’, magari per un contatto avvenuto pochi istanti prima. La partita si conclude, il difensore partenopeo glissa sulla questione nell’intervista finale dicendo che ‘le cose di campo restano in campo’, mettendo quindi una pietra sopra a quanto successo. Fin dai primi minuti successivi al fischio finale però, scoppia il grande scandalo: Francesco Acerbi avrebbe rivolto espressioni di stampo razzista nei confronti di Juan Jesus.

Il tribunale dei social ed il ‘Caso Nazionale’

I vari salotti calcistici del post-partita si infiammano sulla questione dando vita fin da subito ad un vero e proprio tribunale, al centro del quale Acerbi si ritroverà per tutti i giorni a venire vestendo i panni dell’imputato. Per alcuni, addirittura, sarebbe già in odore di condanna certa. Fin da subito, infatti, qualcuno butta nel calderone anche l’ipotesi di un allontanamento immediato dalla Nazionale, a partire dalla convocazione che il difensore aveva appena ricevuto da Spalletti per le partite in programma contro Venezuela ed Ecuador. Così sarà, infatti: Soltanto poche ore dopo Acerbi verrà sospeso dagli imminenti impegni con gli Azzurri, facendo rientro a casa dopo un breve periodo in ritiro con i compagni. Sui social, invece, si moltiplicano le opinioni a riguardo da parte dei tifosi di tutta Italia: molti, inizialmente, si lasciano andare a pesanti accuse nei confronti del giocatore nerazzurro, che il giorno dopo farà ancora parlare di sè.

La mattina successiva Francesco Acerbi fa ritorno a Milano, e, intercettato dai microfoni di vari giornalisti che lo stavano aspettando alla Stazione Centrale, si lascia andare a delle dichiarazioni dove sostiene ufficialmente ciò che circolava da tempo: “Non ho mai detto niente di razzista a Juan Jesus”. La notizia gira in fretta, e nel pomeriggio arriva subito una replica piccata da parte del numero 5 del Napoli tramite un post pubblicato sul suo profilo Instagram. L’ex nerazzurro, nonostante avesse specificato a fine partita che quelle appena successe erano ‘cose di campo’, ritiene di non poter più tacere di fronte alle parole di Acerbi rivelando le reali frasi che, secondo lui, gli avrebbe rivolto in campo: “Vai via ne*ro, sei solo un ne*ro”.

Dopo questo post del brasiliano anche i pochi sprazzi di garantismo a sostegno del nerazzurro sembrano crollare, lasciando spazio ad un inevitabile epilogo: Acerbi cade ufficialmente in una settimana di fuoco tra accuse, offese e pesanti minacce, che secondo alcuni metteranno in bilico persino l’immediato futuro della sua carriera.

L’indagine e l’interrogatorio

Sono ore pesanti quelle vissute da Acerbi e la sua famiglia: Nessuno sembra più credere alla sua versione, persino alcuni tifosi interisti che si lasciano andare a bizzarri scetticismi sulla vicenda. In rete cominciano a circolare varie riprese di campo dove Acerbi sembra andarsi a scusare con Juan Jesus per l’accaduto: il labiale del numero 15 sembra pronunciare “Non sono razzista”, poco prima di abbracciare il difensore del Napoli, che in un primo momento sembra essersi chiarito con l’avversario. Nessuna ripresa, invece, in merito all’offesa contestata. La mattina di Venerdì 22 Marzo Acerbi viene ascoltato durante un interrogatorio da parte del procuratore federale Giuseppe Chinè, dichiarando che in realtà ciò che avrebbe detto a Juan sia stato semplicemente “Ti faccio nero”, con le scuse successive (quelle nella ripresa tv, circolata anche sul web) che sarebbero state di circostanza. Successivamente, il procuratore Chinè procede anche all’ascolto delle dichiarazioni di Juan Jesus, il quale conferma quanto detto nelle occasioni precedenti: secondo lui, la frase nello specifico è stata “vai via ne*ro, sei solo un ne*ro” senza alcuna possibilità di refuso da parte sua.

Finito l’ascolto della versione da parte dei due protagonisti della vicenda, Chinè si ritira dunque per deliberare, dovendo fare i conti con l’assenza di riprese, testimoni in campo o prove di qualsiasi altro tipo.

Acerbi assolto, ecco perché

Dopo un fine settimana di ipotesi sulle possibili giornate di  squalifica che avrebbero potuto assegnare al difensore nerazzurro, dando ormai quasi per certa la sua condanna, la sentenza della procura federale non si fa attendere molto e viene resa pubblica già nel pomeriggio di Martedì: Acerbi viene assolto, non essendoci nessuna prova a sostegno della tesi di Juan Jesus.

Giustizia è stata fatta. Non dico questo per una semplice questione morale o di schieramento, bensì per un dato oggettivo sul quale si basa qualsiasi organo di giustizia esistente: oltre all’assenza di prove (e data essa), assegnando una squalifica ad Acerbi gli organi competenti si sarebbero trovati di fronte ad un pesante precedente in termini di giustizia sportiva. Così facendo, infatti, chiunque avrebbe potuto replicare improvvisamente la stessa situazione pretendendo (in tal caso giustamente) il solito esito sanzionatorio.

Dunque non stiamo parlando semplicemente di una situazione oggettivamente non verificabile, ma anche della possibilità di rendere concreto un qualcosa di astratto, fino a prova contraria.

Il vortice di fango dentro il quale è stato trascinato Acerbi in questi giorni è stato semplicemente vergognoso, con minacce e insulti persino alla sua famiglia che la moglie del difensore neroazzurro ha prontamente denunciato sui social personali, subito dopo la notizia dell’assoluzione.

Da parte mia, non posso sapere cosa sia realmente successo (esattamente come chiunque altro, che però fa dell’accusare il prossimo un esercizio di stile), so per certo che Francesco Acerbi è uno dei migliori giocatori a cui ho visto indossare la maglia dell’Inter, non solo per le sue indiscusse qualità tecniche ma anche e soprattutto per quelle morali, cosa che mi porta a pensare che riuscirà sicuramente a lasciarsi alle spalle tutto il male gettatogli addosso in questi giorni, ripartendo con serenità in vista dei prossimi grandi appuntamenti della sua carriera.

 

 

 

 

 

Toscano, 26 anni, Interista da sempre. Amo scrivere e parlare di calcio, onorando i colori e la storia del nostro club.