Da ieri è ufficiale. Il 26 ottobre 2018 verrà ricordato come il giorno che ha consegnato un nuovo presidente all’Inter, il più giovane della storia nerazzurra: Steven Zhang diventa il numero uno del club. Una notizia che era nell’aria da tempo. Dopo le prime voci che parlavano di un possibile incarico a Javier Zanetti, si è deciso di optare per il figlio del “Boss”, Zhang Jindong. Scelta giusta, peraltro, visto che è proprio Steven ad avere il maggior potere decisionale nel mondo Inter, e già da tempo.

Il rampollo della famiglia Zhang diventa quindi il 22esimo presidente nella storia del club: il suo nome si inscriverà vicino a quelli di uomini che hanno dato tanto all’Inter, e che vengono ricordati ancora oggi. Il primo fu Giovanni Paramithiotti, colui che a Milano aveva la fama di “menagramo” perché con lui ad assistere alla partita non si vinceva mai, tant’è che fu costretto ad assistere ad un match con barba e baffi finti per non farsi riconoscere. Si arriva, dopo tante brevi parentesi, ad Angelo Moratti nel 1955: inutile rimarcare quanto il suo nome sia leggenda nella storia della Beneamata. Si passa per Fraizzoli, protagonista dello scudetto dell’Inter gregaria nel 1971 e di quella giovane e talentuosa del 1980; gli succede Pellegrini, presidente dello scudetto dei record 1989 e di due Coppe UEFA (1991 e 1994). Il resto è storia recente: un’altra leggenda, Massimo Moratti, con una parentesi biennale targata Giacinto Facchetti. Storie di trionfi, di sofferenze, ma soprattutto di tanto amore per l’Inter.

IL PERCORSO DI STEVEN

Steven Zhang è nato nel 1991, compirà 27 anni il prossimo 21 dicembre ed è già a capo dell’Inter. Storia precoce la sua, che denota sicuramente un’intelligenza e un’abilità fuori dal comune. Frequenta le scuole medie in Cina, si trasferisce a 15 anni negli Stati Uniti dove frequenta il prestigioso college Mercersburg Academy, si diploma con lode, rifiuta gli inviti di Duke University e dell’Istituto di Tecnologia del Massachusetts scegliendo di studiare economia in Pennsylvania. Dopo la laurea, lavora presso la banca d’investimento Morgan Stanley e JP Morgan con sede ad Hong Kong e negli Stati Uniti. Successivamente, entra nel gruppo Suning, colosso creato dal nulla da suo padre, Jindong, dal quale avrà sicuramente appreso le straordinarie doti manageriali. Diventa presidente di Suning International, ma soprattutto, il 28 giugno 2016, l’Inter diventa parte di lui.

Dopo i primi, turbolenti mesi targati Suning all’Inter, Steven decide, di comune accordo con suo padre, di trasferirsi stabilmente a Milano per poter osservare da vicino le dinamiche e gli sviluppi del mondo Inter. Parliamo del dicembre 2016, De Boer è stato esonerato da poco ed è appena arrivato Stefano Pioli. La stagione è partita con un segno troppo negativo per poterla raddrizzare: un disastro totale. Suning doveva ancora prendere conoscenza dell’Inter, e a ripensarci ora crediamo che quella prima stagione sia stata un insegnamento per il futuro. La presenza di un uomo forte della società a Milano era stata richiesta da molti, specialmente da Moratti e Tronchetti Provera: troppo importante che i giocatori, i dirigenti e l’ambiente in generale sentano di avere vicino un uomo che ha grande peso specifico nelle decisioni. Crediamo che Steven a Milano sia stata una mossa decisiva e vincente. Ci ricordiamo tutti della grande confusione iniziale, quando sembravano esserci tre correnti di pensiero all’interno di una società: Suning (con la sfortunata consulenza iniziale di Kia Joorabchian), Thohir (affiancato da Boolingbroke: insieme scelsero De Boer…) e la parte italiana (rappresentata da Ausilio, Gardini e Zanetti). Qualcosa di inconcepibile e di inaccettabile per un club dal blasone dell’Inter, ed infatti, dal momento coinciso con l’arrivo di Luciano Spalletti in panchina, vediamo finalmente marciare tutti nella stessa direzione: il bene e il successo dell’Inter, così come testimonia la decisione di nominare un nuovo presidente e l’uscita prossima di Erick Thohir dall’Inter per affidare a Suning il 100%. Niente confusione, idee chiare.

L’INTERISMO DI STEVEN

Da quando Steven è in pianta stabile a Milano, lo vediamo essere sempre più coinvolto nel mondo nerazzurro. Sui social notiamo continui messaggi di incoraggiamento e di vero e proprio amore nei confronti dell’Inter, come “la mia squadra è l’Inter” o “ti seguirò fino alla morte”. Il figlio di Jindong ha ormai tastato con mano cosa significhino per noi quei colori: sicuramente la vicinanza di una leggenda come Javier Zanetti è stata fondamentale, così come quella di Ausilio e Gardini per quanto riguarda gli aspetti dirigenziali. Lo abbiamo visto addirittura in lacrime a Roma il 20 maggio, felicissimo per quella qualificazione in Champions che deve essere il primo step di quella che è (in realtà lo era già allora) la sua Inter.

Quello che più piace di questo ragazzo è l’ambizione, la voglia di essere ricordato come una leggenda e la missione che si è imposto di “diventare il miglior club al mondo”. È deciso, ha personalità, parla e si pone da leader, così come ruolo richiede: “Due anni fa ho partecipato alla mia prima assemblea. Oggi è una giornata storica per l’Inter. Fin dall’inizio dell’era Suning le nostre intenzioni sono state chiare. Stiamo rilevando un club sinonimo di storia. Per milioni di tifosi una passione e una fede. Abbiamo mantenuto la parola, i risultati del club ne sono una parola. Non entrerò nei dettagli ma il nostro obiettivo è sempre stato chiaro: ricostruire l’Inter su solide fondamenta. Trasformare il club in maniera innovativa, mantenendo il Dna di quanto lasciato dalla famiglia Moratti. Oggi abbiamo tutti gli strumenti per accelerare le nostre ambizioni e progetti. Oggi sono veramente orgoglioso di continuare a guidare questo progetto e portarlo in una nuova era, soddisfando milioni di tifosi in tutto il mondo. Sono più che pronto a raccogliere la sfida di diventare il presidente nel 110° anno di vita del club”. Steven, poi, si è anche espresso sul fronte Marotta, smentendo che si siano già presi accordi, ma non chiudendo le porte all’ex dirigente della Juventus.

LE PROSPETTIVE

E adesso? Come sappiamo, l’Inter dal luglio 2019 concluderà il Settlement Agreement firmato da Thohir nel 2015 con la UEFA, e così avrà sicuramente maggior libertà sul mercato. Ovviamente, non è vero come dicono molti che “finirà il Fair Play”: il Fair Play Finanziario continuerà ad esistere e servirà rispettarlo, ma siamo sicuri che, con l’ingresso in Champions centrato lo scorso anno e quello che si cercherà e si dovrà centrare anche quest’anno, gli introiti saranno maggiori ed i ricavi continueranno a crescere. Nel calcio di oggi, come sappiamo bene, è l’unico modo che si ha per investire pesantemente sul mercato, che è proprio quello che serve. Sì, perché quest’Inter sarà anche cresciuta notevolmente nell’ultimo anno e mezzo, sarà ben allenata, ma poi per il salto di qualità e per vincere servono i giocatori di qualità, quelli in grado di prendere per mano la squadra nei momenti difficili. E al Camp Nou, tre giorni fa, ne abbiamo avuto una dimostrazione: l’Inter c’è, ma ha comunque i suoi limiti e non è ancora pronta a competere con le big d’Europa, così come non lo è ovviamente con la Juventus. In Serie A, comunque, oltre ai bianconeri non ci sono team nettamente superiori all’Inter, ed è giusto ambire ad arrivare sopra le altre 18 squadre. Così come è giusto, in Champions, ambire a qualificarsi per gli ottavi di finale per poi vedere cosa riserverà il sorteggio e come si svilupperà il nostro torneo. Dalla prossima estate, poi, tutti ci aspettiamo giocatori in grado di spostare (davvero) gli equilibri. La solidità finanziaria c’è, così come la passione: con questi due ingredienti e con abilità sul mercato, l’Inter non può che ritornare lì dove i suoi tifosi e la sua proprietà la vogliono.

“Se c’è una cosa che voglio è che il prossimo presidente dell’Inter, tra molti anni, abbia il mio stesso cognome”, firmato Steven Zhang. Buona fortuna, Presidente.