Manca ancora più di una settimana all’inizio del Derby di Milano, la prima di un trittico di partite che vedrà l’Inter impegnata con Milan, Barcellona e Lazio e che potrebbe dire molto sul proseguimento della stagione (più che altro a livello mentale). Nel frattempo possiamo approfondire alcuni aspetti del percorso dei nerazzurri in questa prima parte di stagione. In alcune partite, come Inter-Fiorentina, Inter-Cagliari e Psv-Inter, per esempio, Luciano Spalletti ha optato per una scelta che è impopolare presso molti tifosi (compreso il sottoscritto, a volte): anziché spingere per cercare la rete che avrebbe chiuso i match e risparmiato ai tifosi interisti molti minuti di sofferenza, il tecnico nerazzurro ha chiesto al regista presente in campo (Brozovic contro i viola e Borja Valero contro i sardi e gli olandesi) di gestire il pallone per costringere l’avversario a stancarsi per recuperare il pallone ed eventualmente costringerlo a concedere spazi che poi le ali nerazzurre avrebbero potuto sfruttare per dare il colpo di grazia all’avversario.

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Attirare l’avversario verso il pallone

Il titolo del paragrafo si rifà ad uno dei trentasei stratagemmi citati nell’omonimo libro. In parole povere, suggerisce di attirare l’avversario in una trappola; un concetto che si applica perfettamente al calcio ed in particolare al motivo per cui si  “addormenta” una partita. Come ho già scritto prima, questa tattica si rivela ottima quando si vuole sfiancare l’offensiva degli avversari alla ricerca del pareggio o la vittoria (parlando dell’Inter, si tratta ovviamente del primo caso). Contro il Cagliari, l’Inter si è ritrovata suo malgrado a dover soffrire fino al 90° minuto perché sembra che questa squadra non conosca equilibrio in zona goal: o estremamente cinica con Icardi o tremendamente sprecona con i vari Perisic, Candreva, Keita e Politano, con quest’ultimo che si è riscattato con un gran goal in zona Cesarini. A fare da regista alla manovra ed a giostrare il possesso palla in questa occasione è stato Borja Valero; proprio lui, quello definito come “bollito”, “vecchio” oppure “nonno Valero” perché nella seconda parte della scorsa stagione è crollato fisicamente (può succedere, dopo che a 34 anni giochi praticamente un intero girone senza mai riposare e per giunta con un solo mediano a coprire), si è rivelato estremamente utile per gestire un momento critico dall’alto della sua esperienza. Ecco alcuni dati sulla partita dello spagnolo contro i sardi:

-74 palle giocate

-63 passaggi riusciti. Per intenderci, solo Srna ha fatto meglio con 71 passaggi. Viva la qualità e l’esperienza, verrebbe da dire.

-11 palloni recuperati. Il migliore in campo sotto questo punto di vista, considerato che nella maggior parte della partita l’Inter ha stazionato sulla metà campo

-Per chi lo considera un bollito incapace di reggere 90 minuti, ecco un dato interessante: ha percorso in totale 11, 031 km, quasi 500 metri in meno di Radja Nainggolan, ovvero il giocatore che ha corso più di tutti tra i nerazzurri.

Vediamo ora i dati sulla sua gara in Olanda:

-poco più di 8 minuti giocati

-11 passaggi effettuati con successo su 12 tentati (per la maggior parte indirizzati a Brozovic).

Un’entrata in campo, al posto di Nainggolan, per cercare di smorzare gli assalti disperati del Psv Eindhoven. Anche in questo caso si può parlare di missione compiuta.

Serve anche l’esperienza

In molti hanno storto il naso quando, al momento di compilare la lista Champions, è stato scelto lui al posto di Gagliardini. Per quanto possa essere vecchio e fisicamente non in grado di reggere per 90 minuti tutte le partite, il regista spagnolo rimane l’unico in squadra ad avere le caratteristiche tecniche giuste per interpretare il ruolo alla perfezione. Oltretutto è un giocatore che ha serenamente accettato il suo ruolo di panchinaro ed un impiego ritenuto ingiustamente secondario. Ingiustamente perché solo chi vede il calcio esclusivamente nei videogiochi pensa che non ci siano momenti della partita in cui si debba modificare il proprio atteggiamento offensivo.

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