La favola antica
Lo sappiamo: qualsiasi cosa scritta in queste ore sul tema “CR7 in bianconero” rischia di prendere un terribile retrogusto di “volpe” e di “uva”, eppure pensiamo che qualche ragionamento meriti comunque di essere svolto. Prima di tutto un’avvertenza: quando stendiamo queste note (siamo alle ore 11 di domenica 8 luglio) il passaggio di Cristiano Ronaldo alla Juventus è molto più che probabile, ma non ancora confermato al 100%. Eppure, anche se manca ancora la certezza assoluta del suo arrivo a Torino, utilizzeremo l’indicativo presente, anche soltanto per abituarci all’idea.
Re di Champions, terzo nella Liga
La prima considerazione è che la Juventus ha vinto lo scorso campionato, anche se meno facilmente dei precedenti, mentre Cristiano Ronaldo no. CR7 è arrivato terzo in campionato. Il suo Real Madrid, la squadra che ha vinto le ultime tre Champions League (e quattro delle ultime cinque), nella Liga è arrivato a diciassette punti dal Barcellona, finendo alle spalle persino dell’Atletico Madrid e solo tre punti sopra il Valencia, quarto classificato. Il Real Madrid non è certamente un team di peones costruito attorno al giocatore più forte del mondo, visto che la rosa comprende gente del calibro di Modric, Kroos, Benzema, Marcelo, Ramos, Casemiro, Varane e Bale, solo per citarne alcuni alla rinfusa. Eppure, specie nella prima parte della stagione, ha arrancato non poco e alla fine ha chiuso con sei sconfitte al passivo: oltre all’umiliante 0-3 nel clasico, al Santiago Bernabeu ha perso anche contro Betis e Villareal, a cui si sommano le sconfitte esterne contro Siviglia, Espanyol e Girona. In Champions League, dopo il secondo posto nel girone (dietro al Tottenham), il Real ha steso nettamente il PSG e ha passeggiato (con rovesciata capolavoro di CR7) sulla Juve a Torino. Dopodiché è sembrato fermarsi: prima il passaggio a vuoto in casa contro i bianconeri, sanato da un rigore (sacrosanto) nel finale (con il quale CR7 ha stabilito il record assoluto delle 11 partite con goal in Champions League), infine si è quasi limitato a sfruttare gli errori altrui: nella semifinale col Bayern quelli di Rafinha (all’andata) e del portiere Ulreich e dell’arbitro Cakir (al ritorno) e nella finale contro il Liverpool quelli epocali del portiere Karius. Nelle ultime tre partite il voto di Cristiano Ronaldo (ci basiamo sulle pagelle di Eurosport) è stato sotto la sufficienza. Eppure è lì, nella Champions League, che il campione portoghese sembra più in grado di fare la differenza: quando il gioco si fa duro e internazionale.
Una campagna quasi perfetta
Un altro aspetto da non trascurare è che l’arrivo di Cristiano Ronaldo sembra cambiare la scala dei valori del calcio italiano. Questo è sicuramente vero, pur con tutta una serie di cautele: CR7, per quanto ancora validissimo, arriva praticamente a fine carriera tanto che giocherà la sua prima partita con la Juve a un’età più vicina ai 34 che ai 33. Ma di questo dobbiamo saper prendere solo gli aspetti positivi (in particolare l’aumento dell’attenzione internazionale sulla Serie A) senza spingerci a giudizi comparativi deprimenti sulle campagne acquisti di chi contende il primato ai bianconeri. Rimanendo in casa nostra, c’è estrema soddisfazione per quello che si è riusciti a fare finora: Nainggolan, De Vrij, Lautaro Martinez, Asamoah e Politano sembrano essere le pedine giuste al posto giusto e la raccolta delle plusvalenze per rispondere alle specifiche del fair play finanziario è stato un piccolo capolavoro (considerando anche il fatto che su molti dei giovani è stato mantenuto il diritto di recompra). Non aspetteremmo nemmeno il completamento della rosa con qualche ulteriore pedina (un terzino, un centrale, un esterno destro) per dirci già ampiamente soddisfatti di quanto è stato fatto. L’arrivo di Ronaldo ci cambia qualcosa? No.
Nessun alibi
O forse sì. L’arrivo di Ronaldo potrebbe servire da alibi. Potremmo pensare: “se già arrivavamo dietro alla Juventus quando era priva del giocatore più forte del mondo, ora potremmo sentirci autorizzati (e giustificati) a non competere nemmeno per il primo posto”. Questo non deve accadere. È vero che l’obiettivo credibile, per il 2018-19, deve essere quello del secondo posto, ma se l’Atletico Madrid è riuscito ad arrivare davanti a una squadra la cui formazione (prendo quella della finale di Kiev) è: Navas; Carvajal, Varane, Ramos, Marcelo; Modric, Casemiro, Kroos; Isco; Ronaldo, Benzema e dalla cui panchina possono uscire Bale, Nacho, Asensio, Vazquez e Kovacic perché non possiamo provare anche noi a infastidire una Juve in cui Ronaldo si troverà circondato da compagni comunque un po’ più deboli di quelli avuti a Madrid?
Obiettivi cambiati?
Con l’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juve l’obiettivo dell’Inter cambia? No.
Il gap con la Juve è ancora piuttosto ampio, anche se l’Inter è sulla buona strada. La mirata campagna acquisti di quest’estate ne è la prova. E allora quale sarà il nostro obiettivo? Difficile dirlo a luglio. Da un lato vorremmo consigliare ai tifosi di togliersi dalla testa la parola scudetto perché l’obiettivo più reale deve rimanere l’ottavo di Champions League e il secondo posto in campionato, dall’altro non vorremmo vietare di coltivare in un angolino della mente un piccolo sogno. Del resto, se l’Atletico Madrid è riuscito ad arrivare davanti a una squadra più forte della Juve perché non possiamo provare anche noi a infastidire una Juve in cui Ronaldo si troverà circondato da compagni comunque un po’ più deboli di Modric & c.?