Il "lavoro" ideale è sempre la passione: La passione che ognuno di noi abbiamo lo possiamo trasformare in "lavoro", ma la parola "lavoro" non esiste perché sarà sempre sovrastata dalla parola PASSIONE.
Tutto bello questo visto a livello concettuale.
Poi dipende uno, nella pratica, cosa fa.
Io ho una professione e ben definita da decenni, ma quando ero molto giovane ne feci altri di tipologie differenti.
Chi fa il discorso sulla "passione" essenzialmente ( poi ci sono casi molto rari):
- chi ha un'attività sua che sia un negozietto o una multinazionale.
- chi all'interno di una azienda dal medio in su assume un ruolo di responsabilità di reparti ( dove quindi passa più il tempo a parlare che non ad essere operativo sulla "postazione") e che che quindi ha più interessi diretti o meno ( possibilità di salire ulteriormente/bonus) nel fatto che ci sia una espansione
- persone che fanno un lavoro particolare che se lo porta da adolescente di natura artistica/sportiva agonistica oppure lavori che fanno parte degli ideali dell'individuo stesso ( ad esempio e soprattutto in medicina e istruzione)
Chi è una o più di queste allora la parola passione può avere senso.
Ma sono stata na piccola parte del mondo dei lavoratori.
Poi c'è tutta l'altra parte, quindi lavoratori che non hanno ruoli di responsabilità gerarchica, che qualsiasi cosa possano fare non cambierà nulla né se loro apportano qualcosa né se la società di ingrandisce.
E che siccome sono in "basso" e si ricevono un "cojone" bisogna quasi rispondere "sì, hai ragione".
E più il lavoro è ripetivo e meno potere uno ha.
Fondamentalmente e generalmente ( anche se ci sono casi rari) in una ipotetica megariunione aziendale se ci si fa caso la parola "passione" e l'enfasi sulla stessa viene usata e predicata lavoratori di un na cerca carica, mentre gli altri o sono ininfluenti o hanno la faccia del.. "ma sto qui che ***** sta dicendo?"
Perché tutti vorrebbero essere cantanti, attori, artisti sportivi, imprenditori multimilionari, eccc .. ma la realtà è la grande maggior parte la gente nel livello più basso. ( Sto parlando della realtà italiana dove c'è cmq la dipendenza o pseudo tale)
Ci sono dei lavori alienanti.
Uno può sempre portarsi o inventarsi tutta la passione che vuoi, ma un operaio, cassiere, call center faranno tutti i giorni quel lavoro lì.
Quindi un lavoro 8 su 8, a turni, con potere decisionale zero e con ( la stragrande maggior parte delle volte) nulla che cambia ( per la persona) per tutti il tempo che farai quel lavoro.
E se guardi per sbaglio storto qualcuno ti becchi la gogna pubblica.
Immagina poi che in tutto questo, uno non può permettersi di uscire da tutto ciò perché la vita personale non glielo consente.
Il lavoro diventa semplicemente un'agonia, altro che passione.
Non è il mio caso.
Anche perché faccio tutt'altra professione, ma è abbastanza comprensibile come la parola "passione" sia usata troppo a sproposito.
E aggiungo...
Nel 2022, è abbastanza ridicolo che l'essere umano sia costretto ad spendere il 60/70 per cento del tempo settimanale da sveglio per far qualcosa che fondamentalmente è ripetivo ( a livelli differenti di ripetività) a meno di casi eccezionali.
Siamo essere viventi intelligenti e portati al progresso.
L'essere umano dovrebbe essere già essere stato in grado di automatizzare le varie professioni.
Quindi ciò che serve all'essere umano dovrebbe essere prodotto da sistemi meccanici/elettronici automatizzati.
Un essere umano dovrebbe occupare non più del 15 per cento della vita da sveglio settimanale per permettere i servizi/oggetti utili all'umanità vin generale.
Ovvio che oltre a questo sarebbe necessario un cambiamento mentale collettivo che poi alla rincorsa personale nel brevissimo termine per il proprio ritorni singolo, guardare in generale al ritorno di tutti.
Non succederà mai.
Almeno per il prossimo secolo.
Perché altrimenti vssrebbe già successo.
Sarebbe bastato concentra delle risorse necessarie per progredire in tal senso.