Chi racconta la favola delle squadre vincenti basate sulla perfetta armonia di spogliatoio racconta una balla di proporzioni cosmiche. Anche avendo il miglior carattere del mondo, è statisticamente impossibile che tra 24 compagni ed altrettanti mebri dello staff non ci siano persone che rimangono cordialmente sui maroni - come in tutti luoghi di lavoro, del resto. Ma, ameno di non trasformarli in ripicche degni di bambini dell'asilo, questi risentimenti devono scomparire di fronte all'obiettivo comune. Io ho giocato per 4 anni con una delle persone più antipatiche della storia, sia dentro che fuori dal campo (fidatevi, io di solito vado d'accordo con tutti o quasi). NESSUNO riusciva a sopportarlo e qualcuno dei nostri compagni gli avrebbe volentieri tenuto la testa sotto la doccia fino a farlo affogare. Era anche un brutto ceffo e con una corporatura sgraziata, eppure aveva una bellissima fidanzata che lasciò per mettersi con una ancora più bella e più giovane, nessuno riusciva a capacitarsi cosa ci trovassero in lui. Il detto comune in squadra era "Si sa, a volte anche i brutti hanno successo. Ma quelli simpatici però, lui è brutto e pure antipatico !!!" Solo che ... faceva i goal. In tutti i modi: di testa, di piede, di rapina, su calcio piazzato, di forza, di astuzia ecc. e soprattutto tanti, tanti, tanti. Se gli fornivi un pallone anche sporco ma con i tempi giusti lui lo trasformava quasi sempre in goal. Ogni anno vinceva la classifica marcatori e di conseguenza la squadra finiva sempre nelle posizioni alte della classifica. Nessuno lo sopportava e lo invitava a cena ma tutti lo rispettavano e cercavano sempre di metterlo nelle migliori condizioni possibili per segnare, alcuni (io, ad esempio) si facevano un mazzo così correndo su e giù per il campo anche al posto suo, ma la squadra vinceva e nessuno si lamentava ...