i giocatori di una squadra devono rappresentare i valori del club, i tifosi, la storia.
Per poterlo fare, queste cose le devono anzitutto "sentire". Sentirle dentro.
Per poterle sentire dentro, oltre al tempo, serve qualcuno che ti aiuti a capirle.
Se manca questo, non c'é nulla. Non c'e una squadra, e se c'é, non c'é identitá, non c'é personalitá, non c'é appartenenza, di conseguienza, puó esserci solo una cosa, che si riflette poi sul rettangolo di gioco: la mérda.
Quella mérda che infatti ci siamo riabituati a vedere, respirare, toccare con mano ogni settimana.
Quando l'Inter é stata l'Inter, quelle sporadiche volte in cui lo é stata, a nessun giocatore sarebbe venuto in mente di andare a passare la serata a vedersi la Juve in champions.
Non se lo sarebbe proibito, non ci sarebbe stato bisogno di chiederglielo, di farglielo notare: non ne avrebbe sentito la voglia, semplicemente.
Come non ci sarebbe bisogno di dire a nessun giocatore del Barcellona di non andarsi a vedere una partita clou del Real al Bernabeu, piuttosto andrebbero a lavorare una notte in miniera, ma mai gli passerebbe in mente.
Idem per quelli del Real.
Cose che si sentono e si percepiscono dentro quando ti senti parte di una squadra, e ne vivi, ne percepisci e ne rispetti il dna, facendolo tuo.
Per cui, non é successo nulla di oggettivamente grave, ma é tristemente grave non cogliere quanto l'Inter sia lontana dall'essere l'Inter.