Siamo Campioni d’Italia ⭐️⭐️

Vero una canzonetta troppo commerciale , volevamo una cosa piu' sentita. Preferisco questa di Veerus o quella di Elio:


Per me Noi siamo l'Inter è la più bella ed emozionante, bellissimo testo ma soprattutto secondo me allo stadio con le sciarpe su e tutti a cantarla rende molto più di ogni altra.

Secondo posto a pari merito metto Pazza Inter e C'è solo l'Inter, anche qui bei testi (il ritornello di c'è solo l'Inter per me rende un pò meglio in situazione stadio).

1, 100, 1000 pure la trovo molto carina e moderna
 
Dai, non può essere Sensi, altrimenti non sarebbe arrivato a fine video, si sarebbe stirato durante il balletto.... :ghigno

Comunque, di riffa o di raffa, contribuendo 0, ma 2 scudetti con noi li ha vinti....
Un altro talismano oltre a hey amigo e Harnautovic, che quando torna vinciamo lo scudo? :dente
effettivamente 😱
tranne il primo anno
scudetto
fu venduto a gennaio e perdemmo lo scudetto
l'anno scorso non c'era
quest'anno scudetto
 
storia triste di questo giovane fratello di tifo, un imbocca a lupo sperando si rimetta al più presto

La festa in piazza Duomo per lo scudetto dell'Inter è stato un momento di gioia assoluto. Con un brutto episodio, raccontato in una lettera molto commovente dal tifoso di 13 anni che lo ha subito. Un petardo lo ha colpito sulla gamba rendendo necessario un intervento. "Durante la strada continuo a cantare i cori, finché sento un botto fortissimo, come un’esplosione. Qualcuno ha tirato un petardo o qualcosa di simile. Le orecchie ronzano e la gamba mi cede. Cado e non riesco più a muovere il piede. Poi mio papà mi prende in braccio, vedo che c’è un buco nella gamba e sono ricoperto di sangue. Inizio a piangere, il dolore è fortissimo. La festa ora è proprio finita. L’ambulanza arriva subito e i volontari capiscono immediatamente la gravità dell’incidente. In particolare una signora super carina mi tiene la mano e mi rincuora. Devo essere operato rapidamente perché la ferita è profonda. La diagnosi è dura da accettare: ho una lesione al nervo che comanda il piede e delle lacerazioni ai muscoli. La notizia per me è terribile, ho molta paura delle conseguenze che potrebbero esserci, anche perché oltre all’Inter ho una grande passione, il kart. Avevo appena iniziato il campionato italiano Junior e ora va tutto in fumo. L’intervento è andato bene e ringrazio per questo i medici che mi hanno assistito con tanta cura. Il recupero però sarà molto lungo, mi attendono mesi di fisioterapia per riprendere la funzionalità motoria del piede. Ho voluto scrivere questa lettera per condividere con tutti voi la mia gioia e il mio dolore, con la raccomandazione e la speranza che questi incidenti non si ripetano più. Le vittorie devono essere solo dei momenti felici per festeggiare con serenità e non episodi con epiloghi pericolosi, a causa dell’incoscienza di qualcuno che non pensa abbastanza alle gravi conseguenze che si potrebbero verificare
 
UN BEL RACCONTO (VERO) DI MICHELE BRAMBILLA, GIORNALISTA, SCRITTORE E GRANDE TIFOSO INTERISTA
(che fotografa il tafazzismo interista)




Tutte le sere, prima di coricarmi, per favorire il sonno prendo dieci gocce di Xanax in un bicchiere d'acqua. Lunedì, alle 20.45, ho fatto il contrario: dieci gocce d'acqua in un bicchiere di Xanax. C'era il derby.

Mi ero anche bevuto, poco prima, una mezza bottiglia di vino, anzi un po' più di mezza, e un limoncello, perché mi ero ricordato quello che mi aveva suggerito alcuni anni fa un collega a proposito della nostra comune paura di volare: «Prima di salire in aereo, niente di meglio di un mix tra alcol e psicofarmaci». Ma la paura di morire in un incidente aereo, per me, è nulla rispetto al terrore di perdere un derby. E per giunta un derby come quello di lunedì.

Il lettore avrà già capito che sono interista. E noi interisti siamo così: abituati a pensare che le cose andranno male per venire poi smentiti dalla realtà perché, invece, vanno peggio. La prima Inter che ricordo è la mesta squadra di Alfredo Foni, stagione 1968-'69, la prima della presidenza Fraizzoli. Inutile che aggiunga altro: chi è interista e ha una certa età, avrà già capito.

L'interista impara presto che il suo futuro corrisponderà al titolo di un famoso film con Alberto Sordi: una vita difficile. Invecchiando, poi, si peggiora. Non è vero che l'età porta saggezza. Forse in altri campi, ma non nell'amore più inesplicabile che esista: quello per una squadra di football.

Per dire: io, da tempo, non ce la faccio più a guardare le partite. Ma quest'anno ho passato il limite della demenza: non ho neanche guardato gli higlights a partite finite. Per questo lunedì sera mi sono chiuso in casa, ovviamente da solo. Alle nove mi sono messo a letto a leggere uno dei quei meravigliosi gialli di Antonio Manzini con Rocco Schiavone. Ho messo il cellulare sul silenzioso e l'ho appoggiato sul materasso, in modo che se mi fosse arrivata una chiamata o un messaggio, non avrei avvertito la vibrazione. Mi sono addormentato. E grazie a Dio (solo Lui può essere intervenuto) poco dopo le undici mi sono svegliato. Ho preso il telefono, ho visto che c'erano messaggi dei figli e degli amici e prima ancora di aprirli ho capito.

È stato il mio scudetto più bello, ma l'ho vissuto al buio.

Solo una volta non sono riuscito ad evitare la sofferenza in diretta.

Era la sera di lunedì 8 aprile ed ero stato invitato con il grandissimo Leo Turrini a presentare il nostro Romanzo Inter al salumificio Villani di Modena. La data era stata fissata da prima che si sapesse che quella sera, ahimè, c'era Udinese-Inter. Entrando nel salumificio uno del pubblico, un nerazzurro ovviamente, mi ha detto: «Se perdiamo stasera lo scudetto è perso». Avevamo quattordici punti di vantaggio e, se sconfitti, ne avremmo conservati undici a sette giornate dalla fine. Ma noi interisti agée siamo così: abbiamo perfino paura che possa rimontare un Milan che ha preso come manager Ibrahimovic.

E dunque, la sera di quel lunedì 8 aprile, mentre Leo ed io venivamo intervistati da Roberto Alperoli, che è un poeta meraviglioso e volava altissimo, si consumava lo psicodramma di una partita in cui siamo andati sotto e abbiamo vinto all'ultimo minuto di recupero. Leo ed io guardavamo il pubblico e venivamo informati a gesti. Poi lui è stato bravo a chiudere l'incontro prima della fine della partita, silenziando uno spettatore che voleva intervenire. Siamo finalmente potuti fuggire: Leo sul balcone a fumare, io chiuso in bagno.

E così, questo campionato che ha capovolto la legge di Murphy, perché neanche il più ottimista avrebbe potuto sognare un finale così meraviglioso, per me comincia oggi. Mi guarderò finalmente tutte le partite, dalla prima all'ultima. Ma sono certo che riuscirò a soffrire lo stesso.

Il lettore penserà che questa è una narrazione di fantasia. Invece è tutto vero, purtroppo.
A parte i derby che ho seguito qui su "Interfans" o aggiornandomi per quanto riguarda il risultato di tanto in tanto sulla home page del "Messaggero", anche io ho fatto così per quasi tutti gli ultimi campionati a partire da quello vinto con Conte alla guida.
Naturalmente anche le partite delle varie coppe.
Direi che non è andata malaccio.
 
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