Il popolo nerazzurro è da sempre abituato a sognare e ad innamorarsi dei propri attaccanti, ma in particolar modo delle coppie d’attacco. Per non andare troppo indietro nel tempo, si possono ricordare le più celebri: Ronaldo-Vieri, Ibrahimovic-Adriano, Eto’o-Milito. Uomini che hanno segnato un’era e che sono riusciti a farsi amare, ognuno a modo proprio, dalla Milano interista. Proprio per questo, quando nella scorsa primavera è stato dato per certo l’arrivo di Lautaro Martinez all’Inter, i tifosi hanno cominciato a sognare una nuova coppia potenzialmente letale composta dal giovane argentino e da Mauro Icardi. Sin dal primo momento, gli addetti ai lavori hanno accostato il “Toro” a profili più celebri, come Aguero o Tevez, soprattutto per via del baricentro basso e della grande grinta del classe ’97 di Bahia Blanca. Insomma, un giocatore che svaria per tutto il fronte offensivo con Icardi a fare il terminale, chiudendo le azioni nel modo più naturale e scontato che conosce: il gol.

Le prime uscite

Icardi e Lautaro stringono subito un forte legame, facilitato anche dal fatto di essere connazionali, e sin dal primo momento Mauro diventa una sorta di fratello maggiore per il Toro. Il primo match che disputano insieme è datato 24 luglio, a Sheffield, dove l’Inter fa 1-1, Mauro segna ma ciò che rimane scolpito negli occhi degli appassionati è il fantastico assist con cui Lautaro trova Candreva, che a sua volta deve solo appoggiare per Icardi. La partita che però sembra aprire le porte alla coppia in ottica campionato si gioca al Wanda Metropolitano contro l’Atletico Madrid: finisce 1-0, segna Lautaro (in gol anche nella partita precedente contro il Lione). I due si trovano e si cercano spesso, con ottimi risultati. Così, ci si appresta ad affrontare il campionato e Luciano Spalletti, alla prima giornata contro il Sassuolo, decide di schierarli subito insieme, in un 4-2-3-1 con Lautaro trequartista che somiglia molto ad un 4-4-2. La partita si rivela un disastro generale, coppia argentina inclusa: Lautaro guadagna tante punizioni, Icardi la palla la vede poco, i due non si trovano praticamente mai. Il Toro viene sostituito al 69’ per far spazio a Keita. Altri minuti disputati insieme da allora? Sei. Due nel finale di Inter-Torino, quando Spalletti verrà poi criticato tantissimo per aver inserito Lautaro soltanto al 92’; quattro nel finale di Spal-Inter, partita nella quale i nerazzurri trovano il gol del vantaggio proprio con Maurito un minuto dopo l’ingresso di Lautaro, venendo sostituito subito dopo per lasciare il posto a Gagliardini in modo da difendere il risultato, con Martinez unica punta.

Icardi allergico ai moduli con due punte?

E se il problema fosse la capacità di Icardi di dividere l’area di rigore con un altro attaccante? Ripercorrendo velocemente i suoi 5 anni di Inter, ricordiamo tre giocatori che hanno condiviso il reparto avanzato con lui. Il primo è Palacio, sostanzialmente per i primi due anni a Milano di Icardi: il tandem funzionava bene, con “El Trenza” a vestire spesso i panni del rifinitore, ma ci sono state anche parecchie situazioni nelle quali i due si scambiavano i ruoli. Il secondo è Jovetic. Discorso diverso, perché la coppia con il montenegrino non ha mai ingranato, costringendo spesso l’allora tecnico Roberto Mancini a tenere inizialmente in panchina l’uno o l’altro. Il terzo è Eder, con il quale inizialmente ancora Mancini provò a creare un tandem, salvo poi relegarlo (fu così anche nelle gestioni De Boer, Pioli e Spalletti) a fare il vice-Icardi in funzione del 4-2-3-1, che non prevede una seconda punta. Insomma, risultati alterni per Maurito con una punta al suo fianco. Ma in un processo di crescita che lo sta portando (come visto contro il PSV) ad essere il primo combattente nei momenti in cui la squadra ha bisogno, un altro step potrebbe essere quello di riuscire a dividere l’area con un altro giocatore. Potrebbe davvero valerne la pena.

C’è un piano Spalletti per arrivare al 4-4-2?

Nel post Inter-Cagliari, quando Lautaro Martinez ha appena giocato una grande partita e segnato il suo primo gol in Italia, a Luciano Spalletti è stato prontamente chiesto se i due possano convivere. Il tecnico di Certaldo si è mostrato per ora abbastanza scettico a riguardo, dicendo che “in questo momento la squadra non regge le due punte”. Comprensibile per un allenatore che, dopo un avvio che lasciava presagire il peggio, ha visto la sua squadra risollevarsi ed infilare sei vittorie consecutive fra campionato e Champions nel momento in cui ha adottato nuovamente il 4-2-3-1 in maniera stabile. Ma se Lautaro Martinez continuasse a dimostrare di essere un potenziale “crack” nel panorama europeo, come lasciarlo fuori? Un’idea (per la verità già ipotizzata da molti) è quella di arretrare Nainggolan (che nel 4-2-3-1 tende ad escludere Lautaro) sulla linea dei centrocampisti al fianco di Brozovic. In questo modo, ai due esterni (a turno Perisic, Politano, Keita e Candreva) andrebbe richiesto un lavoro di sacrificio maggiore in fase difensiva, che potrebbe però rivelarsi decisivo per le sorti dell’Inter e per un eventuale salto di qualità. D’altronde, gli esterni offensivi che diventano “quasi terzini” evocano soltanto bei ricordi ai tifosi dell’Inter (vero, Samuel Eto’o?).

Vecino sacrificato?

Beh, difficile rinunciare a Brozovic. In estate si è deciso di metterlo al centro del progetto ed è diventato probabilmente l’uomo più indispensabile nello scacchiere di Spalletti. A farne le spese sarebbe quindi Matias Vecino. La squadra potrebbe reggere questo cambiamento? L’uruguaiano è senza dubbio importante negli equilibri di squadra, visto che garantisce fisicità e copertura a centrocampo, mostrando a volte quegli “strappi” che Spalletti adora (come dimenticare il coast-to-coast nel derby d’andata della scorsa stagione…). Nainggolan, però, non è un numero 10, anzi è un trequartista abbastanza atipico che il tecnico, con un’ottima invenzione risalente ai tempi di Roma, riesce a sfruttare al meglio perché capace di garantire un buon numero di gol e fornire un prezioso contributo difensivo. Non ci sono dubbi, però, sul fatto che un campione indiscusso come Nainggolan sarebbe certamente in grado di ricoprire il ruolo di mediano, anche perché lo ha già fatto con successo sia a Cagliari che a Roma. Il Ninja è straordinario nel recupero palla e dispone anche un’ottima tecnica. L’unico fattore che potrebbe provocare problemi è la mancanza di fisicità in mezzo al campo che, come sappiamo, nel campionato italiano è fondamentale, ma alla quale si potrebbe sopperire con tanta corsa e tanta qualità. Sarà il campo (e Spalletti) a fornirci le giuste risposte. Quel che è certo è che, come detto, Icardi-Lautaro potrebbero rappresentare la coppia del futuro e portare l’Inter in una dimensione superiore.

Ci permettiamo, per chiudere, di dare un consiglio a Spalletti: se si dovesse giocare con il 4-4-2 sopracitato (Nainggolan-Brozovic) e negli ultimi minuti l’Inter fosse alla disperata ricerca di un gol, la soluzione in panchina ci sarebbe sempre. Vecino è uno che fa gol discretamente importanti.