L’annuncio tanto atteso è arrivato: Luciano Spalletti è il nuovo allenatore dell’Inter.
Mi verrebbe da dire: Finalmente. Quest’anno come ormai non accadeva da troppo tempo affidiamo la guida non solo spirituale ma pratica, della nostra squadra ad un allenatore già deciso ai nastri di partenza, con la possibilità di gestire la rosa ancor prima dell’inizio ufficiale della stagione del 3 Luglio – giorno in cui dirigerà il primo allenamento – e soprattutto con un’idea in testa, con un obiettivo preciso: crescere come squadra, come personalità come società.
Nel dettaglio guardiamo meglio chi è Luciano Spalletti.
Inizia la propria carriera d’allenatore ad Empoli da subentrante –sarà questo un ritornello ricorrente nella carriera del Mister – nella stagione ‘93/94. Costruisce i propri successi nella stagione successiva avuta la possibilità di iniziare la stagione dall’inizio. Ed infatti con la stessa squadra ottiene nei due anni successivi due promozioni di fila con 2 secondi posti – anche questo è un ritornello ricorrente nella carriera Italiana di Spalletti.
Nel ‘97/98 guida la neopromossa Empoli al 12° posto in campionato raggiungendo una salvezza tranquilla e proponendo un calcio d’attacco in una realtà come la nostra serie A che vede le squadre neo promosse lottare dietro la linea del pallone e preoccuparsi più di non prender gol piuttosto che di farlo.
Non passa inosservata “l’impresa” ottenuta con una squadra poco attrezzata come l’Empoli ed infatti la Sampdoria lo mette sotto ingaggio speranzosa di vedere quanto di buono, il buon Luciano fece vedere ad Empoli negli anni precedenti.
In verità proprio con la Samp inizia un periodo nero per il Mister che dopo i grandi risultati raggiunti in precedenza nella stagione 98/99 assapora il primo esonero della sua carriera oltre che una storica retrocessione con la Samp che come è facile intuire non gli rinnoverà la fiducia.
Ai nastri di partenza del campionato successivo, nella stagione 99/00 Spalletti si ritrova sulla panchina del Venezia del Presidente Zamparini non nuovo ad esoneri. Di fatti neanche Spalletti è esente dalla furia del vulcanico presidente veneto e dopo un inizio di stagione deludente viene sollevato dall’incarico per poi essere richiamato nella stessa stagione per provare a salvare capre e cavoli e nuovamente dopo una manciata di partite dal ritorno, esonerato.
Sembra una carriera destinata ad un lento ed inesorabile declino, fintanto che l’Udinese di patron Pozzo non decide di dargli fiducia e dopo aver iniziato la stagione con De Canio, a Marzo affida la panchina proprio al nostro nuovo Mister.
In questa realtà mostra tutte le sue abilità rilanciando e lanciando con forza giocatori che di li a poco avrebbero fatto la storia della serie A: Stefano Fiore, Martin Jorgensen, Manfredini, Iaquinta e De Sanctis su tutti.
Riesce a concludere la stagione al 12° posto. Non basta per la riconferma nella panchina Friulana. Infatti l’anno successivo Spalletti si ritrova senza squadra fino a quando a chiedere i suoi servigi sempre a campionato (Serie B) in corso è l’Ancora. Squadra che gli permette di disputare sulla propria panchina un intero girone di ritorno in cui mostra – ancora una volta – bel gioco e soluzioni interessanti come le trame che la squadra era in grado di costruire.
Tanto basta a Pozzo per farlo tornare sulla propria panchina ed affidargli la guida dell’Udinese.
Sono questi gli anni dell’affermazione e della consacrazione di Spalletti come uno degli allenatori più bravi del panorama italiano prima ed internazionale poi.
Sono gli anni in cui reinventa un’idea di calcio innovativa fatta di bel gioco e ambizione. Sono gli anni in cui consegna le chiavi del centrocampo a Pizarro, gli anni in cui Iaquinta acquista spessore. Gli anni in cui Pozzo gli consegna giocatori da plasmare, perfetti sconosciuti al grande panorama e Luciano Spalletti li modella a propria immagine e somiglianza. Gli anni in cui l’Udinese conclude i propri campionati al 6° posto, poi al 7° fino all’ultima stagione in cui conclude al 4° posto che gli garantisce la partecipazione ai preliminari di Champions.
Sono gli anni in cui è evidente che Spalletti sia pronto al grande salto di qualità. E ad approfittare dei suoi servigi è la Roma, alla sua prima esperienza capitolina.
Alla Roma resta dal 2006 al 2010, anni in cui si trova davanti una autentica corazzata, una squadra leggendaria: l’Inter! Conclude comunque le prime due stagioni sulla panchina capitolina al 2° posto in Campionato vincendo però per due anni di fila la Coppa Italia che a Roma mancava da tanto tempo.
Mostrando che l’etichetta di eterno secondo è in realtà una cattiveria giornalistica di cui se ne fa abuso perché non si tiene conto dei reali valori che le squadre mettono in campo. Inizia la stagione 2008 vincendo anche la Supercoppa Italiana, toccando così l’apice della prima esperienza capitolina.
Gli anni che seguono 2008/09 e 2009/2010 sono travagliati ed infatti conclude la prima stagione al 6° posto e la seconda da Dimissionario dopo le numerose contestazioni e pressioni ambientali.
Finita ed esacerbata la propria esperienza Italiana, Spalletti viene chiamato a guidare lo Zenit San Pietroburgo. In Russia in 4 stagioni vincerà 2 campionati, una Coppa Nazionale ed una Supercoppa prima d’essere esonerato nella stagione 2013/2014 al culmine di una serie di risultati non proprio brillanti.
E’ il preludio al ritorno in Italia; ed infatti torna a prendere possesso della Roma in una situazione drammatica per i giallorossi, macinando punti su punti fino a completare una rimonta che da gennaio sembrava impossibile completasse col raggiungimento dei Preliminari – poi falliti – di champions League.
Inizia pertanto la stagione appena conclusasi sulla panchina giallorossa, in un contesto paradossale in cui gestire l’addio al calcio del simbolo di Roma: Francesco Totti. In cui mette al primo posto la squadra e non il singolo. In cui consegue il record di Punti per la Roma. Trovandosi davanti soltanto la Juventus vincitrice di Campionato e Coppa Italia.
Adesso la sfida è aperta. Nostra e sua: mostrare che il bel calcio può accompagnare anche la filosofia romantica nerazzurra.
Benvenuto Mister, la stavamo aspettando.