L’Inter conquista la sua sesta Supercoppa Italiana battendo per 2-1 i rivali di sempre nel modo migliore possibile: all’ultimo secondo.
Il primo trofeo stagionale giunge dopo una partita che sembrava essere nata sotto una cattiva stella per poi invece raddrizzarsi senza mai decollare, fino all’abbrutimento dei supplementari che si giocano ad un ritmo lento più come attesa di arrivare ai rigori che per cercare di vincere la coppa.
Tutto cambia in un lampo, guizzo di Darmian che approfitta di un retropassaggio di petto scellerato di Alex Sandro la palla rimane per un istante vacante prima dell’arrivo di Sanchez, controllo e appoggio in rete con Perin impotente.
Gioia, urla e partita che finisce proprio in quel momento, siamo esattamente al 120’.
Inzaghi trova il suo primo trofeo in nerazzurro battendo per la terza volta in carriera la Juventus in una finale, ad oggi il tecnico dell’Inter è primo in campionato, è agli ottavi di Champions ed ha vinto la Supercoppa Italiana se ad agosto qualcuno ce l’avesse detto probabilmente non ci avremmo creduto.
Il suo cammino è segnante perché l’Inter esprime un calcio ben definito, ha un’identità e non è solo teoria ma soprattutto pratica: convince e vince e contro la Juventus contava solo questo.

Nervosismi e rigori

E’ nel primo tempo che accade la maggior parte di quello che poi ci porteremo fino ai tempi supplementari. L’Inter parte bene schiacciando la Juventus nella propria metà campo e sprecando subito un paio d’occasioni d’oro, una clamorosa con Lautaro.
Fino al primo episodio che cambia l’anima della gara, anticipo di Barella su Chiellini, che in area juventina travolge il connazionale ma per Doveri è tutto regolare e si può continuare.
Qui, cambia la partita. L’Inter protesta e s’innervosisce iniziando a perdere terreno nei confronti di una Juventus che alza il baricentro e prova timidamente a creare.
Al primo affondo, i bianconeri trovano il gol: cross di Morata, inserimento di McKennie che, perso da De Vrij, segna di testa.
Sembra il solito epilogo delle sfide contro la Juventus, rigore non dato e poco dopo gol subito con loro che si chiudono a riccio e portano a casa una vittoria immeritata.
Invece, dopo un primo sbandamento l’Inter si ricompone e riprende da dove aveva lasciato mettendo la squadra di Allegri alle strette. Azione analoga a poco prima della rete, sempre in area juventina, stavolta è Dzeko ad anticipare De Sciglio che lo travolge in maniera plateale, stavolta nessun dubbio rigore concesso. Sul dischetto si presenta Lautaro, scelta opinabile viste le recenti conclusioni dell’argentino dagli undici metri ma evidentemente Inzaghi ha fiducia nel numero 10 e gli affida questo fardello. Lautaro batte un rigore perfetto, forte a mezza altezza, spiazzando Perin e rimettendo la partita in parità.

Il morso di Sanchez

Nel secondo tempo l’Inter fa un gran possesso palla senza mai riuscire ad affondare sul serio, da registrare ci sono giusto un paio di parate da parte di Perin, di cui una importantissima su Dumfries.
Inzaghi cambia tutto il reparto d’attacco ma Sanchez e Correa si fanno vedere solamente per l’impegno e non riescono ad incidere contro l’attenta difesa bianconera. I tempi supplementari sembrano agli occhi degli spettatori più lungi di quel che siano in realtà, pochi spunti e forse la paura di commettere un errore fatale e non più recuperabile.
La differenza è tutta qui, nella mentalità.
Allegri chiede ai suoi di usare la testa, di stare calmi e di non forzare la giocata, d’altronde per come stanno le cose tra la rosa non al completo e l’Inter che ne ha di più temporeggiare è la scelta più giusta.
Inzaghi no. Inzaghi chiede ai suoi giocatori di crederci fino all’ultimo, di buttare quella palla in mezzo anche se manca pochissimo ai tre fischi finali.

Allora Dimarco la mette dentro, Darmian anticipa e Sanchez porta i tifosi nerazzurri in paradiso.
La bravura di Inzaghi nel trasmettere ai giocatori la sua voglia ha fatto sì che l’Inter vincesse una partita che la Juventus stava portando dove voleva lei, all’appiattamento del ritmo e alla roulette dei calci di rigore.
Sanchez è indubbiamente l’uomo partita.
Nell’intervista post-partita, in maniera anche simpatica, senza polemizzare, il cileno ha espressamente chiesto più spazio. Convito di giocare titolare (come ha dichiarato) quando è stato chiamato in causa ha trasformato la sua rabbia in fame, questo è l’atteggiamento del campione e il campione fa la differenza.

Non fermarsi qui

Il bello viene ora. Sarà importante per l’Inter non fermarsi qui, ma recuperare le forze e pensare alla sfida contro l’Atalanta. L’euforia d’aver battuto la Juventus deve solo essere benzina per il cammino in campionato che è ancora lungo e tutt’altro che scontato (come invece dichiara mezza panchina di Seria A).
Il calendario è fittissimo, tra poco riprenderà anche la Champions e non ci si può permettere di farsi belli ripensando alla sfida di ieri sera.
La Supercoppa dev’essere lo spunto per poter inseguire gli altri obiettivi stagionali senza sentirsi già appagati.

A San Siro ieri sera era presente anche il presidente Zhang. E’ tornato per l’occasione dopo mesi oltre che per assistere alla partita anche per organizzare il mercato con i dirigenti.
Non piacerà a tutti, visti i rumors sulla sua voglia di cedere e tutto quello che è accaduto da un anno e mezzo a questa parte, ma è senza ombra di dubbio vincente e se oggi possiamo gioire è anche grazie a lui.