Quando mancano tre giornate alla fine del campionato è tempo di cominciare a fare i primi bilanci della stagione che sta per volgere al termine, nonostante l’esito finale e il futuro dell’Inter siano ancora molto incerti per via della qualificazione o meno alla prossima edizione della Champions League.

Una qualificazione alla manifestazione per club più importante al mondo molto difficile da raggiungere, ma non impossibile. Sulla carta, prima del potenziale scontro diretto all’ultima giornata in casa della Lazio, le gare in trasferta con l’Udinese e in casa con il Sassuolo non sembrano proibitive. Ma molto dipenderà dal contraccolpo psicologico e dagli strascichi extra campo, che la gara di sabato scorso contro la Juventus, persa nei minuti finali, avrà sul morale della squadra. Ma oltre a fare il proprio dovere, vincendo le proprie gare, i nerazzurri dovranno sperare nei passi falsi di Roma e Lazio, con i primi impegnati contro Cagliari, Juventus e Sassuolo e i secondi contro Atalanta, Crotone e appunto Inter, in uno scontro che potrebbe essere un vero e proprio spareggio Champions. Ma nonostante i calcoli e la probabilità molto alta che l’Inter non riesca a qualificarsi alla Coppa dei Campioni, accontentandosi solo dell’Europa League (competizione inspiegabilmente considerata di poco valore, quando invece basterebbe leggere i possibili partecipanti della prossima edizione, per apprezzarne il fascino e l’importanza)un bilancio parziale-non definitivo- sulla stagione interista è possibile farlo.

Sempre in corsa per l’obiettivo stagionale

Una stagione che vista la qualità della rosa- almeno sulla carta-superiore, o quantomeno, pari a quella della Lazio e della Roma avrebbe potuto chiudere già da tempo il discorso Champions, appropriandosi di un terzo posto che sarebbe stato quasi uno scudetto per un’Inter che veniva da annate difficilissime. In più, l’inizio di stagione esaltante (in testa alla classifica fino alla gara di andata a Dicembre contro la Juventus) aveva fatto ben sperare (e forse illuso) sulle capacità della rosa. I terribili mesi di Gennaio e Febbraio, dove sono stati persi punti contro avversari molto abbordabili, hanno fatto precipitare la squadra di Mister Spalletti nella zona che oscilla tra il terzo e quinto posto, secondo molti addetti ai lavori la zona di competenza di quest’Inter 2017/2018, ancora un po’ lontana dalle prime due della classe Juventus e Napoli. In fondo nulla di paradossale, perché anche i tifosi e tutto l’ambiente nerazzurro sapevano fin da inizio stagione che questo sarebbe stato il campionato interista; sempre in corsa per una qualificazione alla prossima Champions League che quest’anno vede qualificarsi direttamente ai gironi, senza passare per i preliminari, le prime quattro squadre del campionato.

Un passo avanti rispetto al passato

Quindi, considerando che a tre giornate dal termine, si è ancora in lotta per l’obiettivo stagionale, il bilancio è in netta linea con quanto auspicato ad inizio stagione. Senza dimenticare che l’anno scorso e da cinque campionati a questa parte, a questo punto della stagione, l’Inter aveva già tirato i remi in barca da un pezzo nel discorso riguardante la qualificazione Champions. In molti, forse, accecati da un inizio di stagione scoppiettante credevano in un campionato di primissimo vertice. Ma la verità- che in fondo sapevamo un po’ tutti- è che quell’Inter autunnale stava facendo qualcosa di straordinario, al di là del proprio potenziale. Con la flessione dei mesi invernali e i tanti punti persi per strada l’intera rosa è diventata un po’ più umana; ma non per questo il bilancio finale dovrà essere negativo. Tutt’altro. Che sia Champions League o Europa League il bilancio è abbastanza positivo.

La mano di Spalletti c’è e si vede

Era da tempo che non si vedeva una squadra con un’anima ed un’identità ben precisa. Spalletti ha avuto il merito di cementare il gruppo, dare gioco alla squadra e ricreare quell’alchimia che negli ultimi anni si era persa; un gruppo dove tutti si aiutano l’uno per l’altro e che non molla mai. Testimonianza ne è proprio la grande prova nell’ultimo match contro la Juventus, quando in un uomo in meno tutti hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo pur di arrivare al risultato sperato.Considerando il fatto che il tecnico di Certaldo ha avuto a disposizione per tutto l’anno una rosa competitiva sì, ma con delle lacune. La mancanza di alternative dello stesso livello dei titolarissimi è stato uno dei motivi che hanno portato alla flessione invernale. Nel momento in cui il mister ha cercato di far ruotare i giocatori a disposizione non ha avuto risposte positive dai vari Dalbert, Santon, Eder, Lisandro Lopez e Ranocchia; nel momento in cui sono stati chiamati in causa non hanno risposto sempre in maniera positiva e la fiducia nei loro confronti è venuta sempre meno. Esemplificativo è il caso di Dalbert, uno dei grandi colpi del mercato estivo nerazzurro, ma che da mesi è finito nel dimenticatoio. Segno che anche in allenamento Spalletti non vede quella qualità e personalità necessaria per guadagnarsi un posto da titolare nell’Inter.  In più, nel momento in cui sono venuti meno i gol di Icardi e Perisic– i bomber principi dell’Inter– nessuno ha garantito quei gol necessari per andare avanti e sopperire all’assenza di giocatori importanti. Allo stesso tempo ci sono state tante piacevolissime scoperte come Vecino, da subito integrato nei meccanismi della squadra, nonostante un ultimo periodo di flessione dovuto anche alla definitiva esplosione di Gagliardini. Stesso discorso per Borja Valero che nell’ultimo periodo ha dovuto cedere il posto ad un Brozovic sempre più in crescita. Ma indubbiamente le note più positive, oltre alla conferma di giocatori già in rosa, sono quelle arrivate dal mercato. Joao Cancelo, Skriniar e Rafinha sono in assoluto i migliori acquisti che il d.t. Ausilio ha portato a casa. E sono i tre nuovi acquisti che-anche se in tempi diversi- si sono affermati con decisione in squadra, diventando dei punti fermi dello scacchiere di Spalletti.

Una buona base di partenza

Indubbiamente la base da cui ripartire è estremamente positiva e fa ben sperare visto il gruppo di giocatori a disposizione. Ma, a prescindere dal piazzamento in campionato la rosa sarà puntellata (con gli acquisti del difensore De Vrij e dell’attaccante argentino Lautaro Martinez ormai dati per fatti), cercando di andare a colmare le lacune e arricchirla ulteriormente in termini di qualità. Evidentemente molto dipenderà dalla qualificazione o meno alla Champions League, perché in caso di non di non qualificazione non è da escludere che la proprietà Suning decida di sacrificare qualche pezzo pregiato per autofinanziarsi e crearsi un tesoretto da reinvestire nel mercato estivo. Inoltre ci sono da gestire le situazioni di Joao Cancelo e Rafinha che l’Inter vorrebbe assolutamente riscattare, ma il cui costo è estremamente elevato e da discutere rispettivamente con Valencia e Barcellona.Insomma, un futuro, anche prossimo, è difficile da disegnare. Molto dipenderà dall’esito finale della corsa Champions e dalle valutazioni che la società farà insieme a tutto lo staff dirigenziale e a mister Spalletti.

Qualificarsi all’Europa League non vorrebbe dire ridimensionarsi. Semplicemente vorrebbe dire rivedere le proprie strategie ed adattarle al contesto. Suning si è posto un obiettivo. Quello di riportare in alto l’Inter e se neanche quest’anno dovesse essere quello giusto per la Champions, ciò non vorrebbe dire che il progetto Suning verrebbe meno. Ma la speranza è l’ultima a morire. La qualificazione alla Champions League è ancora possibile, basta crederci, fare il proprio dovere e sperare che gli avversari facciano un passo falso.

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