Finalmente, il campo

L’inizio del ritiro è quel periodo dell’anno in cui le aspettative per la stagione, le valutazioni della rosa, i sogni di mercato, la pianificazione del futuro finalmente vengono messe un po’ da parte, perché torna alla ribalta, l’unico vero grande protagonista, il campo. La preparazione, il “fondo”, come lo chiamavano gli allenatori di una volta, le sedute tattiche, l’inserimento di chi è arrivato, le amichevoli, i primi gol, le prime conferenze stampa…

Di positivo, in casa Inter, c’è che dopo tanti, troppi anni, finalmente ricominciamo la stagione con un allenatore saldo in panchina, dopo una sfilza di anni “zero” con ribaltoni di proprietà e gestione tecnica, finalmente andiamo incontro ad un anno “uno”, in cui su basi più o meno solide, poter finalmente costruire un progetto.

I dubbi di Luciano

Quest’anno attorno alla squadra oltre al solito trascinante entusiasmo dei tifosi (venti mila abbonamenti già polverizzati), c’è grandissima curiosità: sono infatti molti i dubbi degli addetti ai lavori attorno ai piani (soprattutto tattici) della squadra.

Il modulo

Credo che Spalletti si sia un po’ divertito coi giornalisti paventando l’ipotesi della difesa a 3. Negli anni il suo modulo è stato uno e uno solo: il 4231. Unica esperienza di un certo livello con la difesa a 3 è stata quella dell’ultimo anno “romano”, in cui, grazie alla presenza di un difensore adattato come Rudiger, Luciano si era inventato una difesa ” a 3 e mezzo”, col terzino sinistro Emerson Palmieri che si staccava sulla linea dei centrocampisti. Lavoro che, a dire il vero, a partita in corso (e, dall’inizio, a Bergamo), s’è visto anche l’anno scorso verso fine anno, con D’Ambrosio riposizionato nella “tre” e Cancelo che spostava qualche metro in avanti il suo raggio d’azione.
L’ipotesi che si possa cambiare impostazione l’anno prossimo è sicuramente suffragata dal mercato fatto: Asamoah è un giocatore perfetto per giocare largo nei 4 o nei 5 di centrocampo (così come Candreva), De Vrij è un maestro della difesa coi tre centrali e Lautaro è senz’altro perfetto in un attacco (lineare o scalare) a due.  Detto questo, se devo fare una previsione, penso che questa resti un’ipotesi da partita in corso o comunque secondaria rispetto alla linea generale del 4231.

Lautaro

El Toro, presentato settimana scorsa con l’ennesimo gran bel video del settore comunicazione dell’Inter, è senza dubbio l’acquisto che genera più curiosità nei tifosi. De Vrij, Asamoah e Radja e Politano li conosciamo a memoria, giocando in Italia da anni tutti e 4, mentre l’attaccante argentino di cui abbiamo sentito parlare benissimo da innumerevoli esperti lo abbiamo visto misurarsi solo in Libertadores e nel campionato argentino, competizioni con dinamiche tattico-atletiche completamente diverse dalla serie A e dalla Champions League. Personalmente ho molta fiducia nel giocatore e spero che Spalletti trovi il modo di schierarlo sin da subito molto spesso. Se confermerà le qualità che ha mostrato di avere, potrebbe essere la chiave di volta della stagione.

Il turnover

La Champions, inutile negarlo, è la grande attesa della stagione. L’ultima squadra italiana capace di alzarla vestiva il nerazzurro e quelle notti sono ancora incise, tatuate a fuoco nei nostri occhi. Come una maledizione, dopo quel 2010 paradisiaco siamo andati incontro ad un calvario (o un Purgatorio, per continuare il prestito dantesco di cui si stanno servendo i social media manager nerazzurri) durato 7 anni. Ora l’attesa è finita. Sicuramente partendo in quarta fascia sarà durissima. Ci saranno squadre più attrezzate. Ma rivedere San Siro ribollire il mercoledì o il martedì sera come non succede da anni sarà davvero emozionante.

L’errore che però non bisognerà commettere è perdere di vista quello che a parere mio deve rimanere il grande focus della stagione: il campionato. Giocare la tripla competizione è difficilissimo e senza turnover, il rischio è di arrivare ad Aprile con il serbatoio vuoto. Servirà il giusto dosaggio dei giocatori e l’apporto di tutta la rosa.

La Coppa è un sogno che ci siamo meritati, e che ci giocheremo, ma è soprattutto un bell’accredito sull’IBAN della società, che quindi, se vuole crescere, non deve essere un’una tantum, ma una meravigliosa abitudine. Primo perché rientrando in Champions il prossimo anno potremmo finalmente esser fuori dalle secche del S. A. e, secondo, perchè consolidano le posizioni di vertice, si riducono drasticamente le possibilità che le quinte e le seste crescano nel fatturato e quindi nella forza dell’organico. Lo abbiamo pagato caro a nostre spese questo fio, con Roma e Napoli che anno dopo anno sono riuscite a finirci davanti per sette anni, nonostante bacini d’utenza nettamente inferiori del nostro, è giunta l’ora che sia l’Inter a tornare dominante per lanciare finalmente il guanto di sfida, certo non quest’anno, e forse neanche il prossimo, ma nel giro di quattro o cinque anni, alla grande rivale di sempre, che da troppi anni, senza rivali, spadroneggia e domina il nostro campionato.